È la notizia del giorno: da ieri, ad Austin, in Texas, circola una flotta di dieci veicoli Model Y della Tesla a guida autonoma, senza conducente, ma con un “supervisore” umano a bordo che raccoglie dati e informazioni.
Per il momento, il servizio è riservato solo su invito, e i primi passeggeri sono stati investitori, influencer e personaggi famosi. Per Elon Musk si tratta sia di un nuovo business, sia di una scommessa per provare a rilanciare le sorti della sua casa automobilistica, che sta registrando perdite e cali di vendite in tutto il mondo.
La mossa “alla Musk” è stata quella di offrire le sue corse, anche se a un pubblico selezionato, a soli 4,20 $: un prezzo notevolmente inferiore rispetto a quello dei suoi concorrenti, come Waymo e Uber.
Waymo, ad esempio, ha introdotto da tempo i propri robotaxi in città come San Francisco e Phoenix, ma con costi medi per corsa superiori ai competitor tradizionali. Il prezzo medio di una corsa Waymo è di 20,43 dollari: +41% rispetto a Lyft e +31% rispetto a Uber. Inoltre, secondo alcuni sondaggi, solo il 16% dei clienti si dice disposto a pagare oltre 5 dollari in più per un’esperienza a bordo di un taxi autonomo.
La sfida di Musk è anche sul piano tecnologico: le Model Y di Tesla sono equipaggiate con un sistema di guida autonoma che potremmo definire “leggero”, composto da sole telecamere e Intelligenza Artificiale end-to-end, mentre la maggior parte dei concorrenti utilizza la tecnologia, ben più costosa e ingombrante, dei sensori radar, sempre accoppiati a telecamere e AI.
Chi vincerà?
Difficile dirlo. Si parla di guida autonoma da circa 20 anni; lo stesso Musk aveva annunciato i suoi robotaxi più di dieci anni fa. Questa tecnologia presenta problemi sia in termini di sicurezza e affidabilità, sia – non ultimi – di natura etica e giuridica: chi è colpevole se un taxi a guida autonoma investe un pedone e lo ferisce, o peggio, lo uccide?
Certo non può esserlo l’AI, che è una “cosa” e non ha un’identità giuridicamente perseguibile. Forse potrebbe esserlo il costruttore o l’azienda che ha prodotto e addestrato l’AI. Insomma, la responsabilità del sinistro sarebbe difficile – o quantomeno complicata – da attribuire.
A me, intanto, che sono cresciuto con i film degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, sentita questa notizia, è balzata subito in mente la scena del robotaxi nel film “Total Recall – Atto di forza” del 1990 di Paul Verhoeven (tratto da un racconto di Philip K. Dick, Ricordiamo per voi), con il protagonista Arnold Schwarzenegger che, in una scena, cerca di sfuggire a dei sicari e prende un robotaxi nel quale non riesce a farsi capire dall’AI che lo governa, e decide di risolvere il tutto con la forza.
Tu ti ricordi il film e la scena?
Pensi che il film possa essere stato in qualche maniera profetico?
E, soprattutto, cosa ne pensi del taxi autonomo di Tesla?
Fammelo sapere nei commenti.