Nomofobia: il prezzo nascosto dell’iperconnessione

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Nomofobia: il prezzo nascosto dell'iperconnessione

Ti è mai capitato di dimenticare a casa lo smartphone o di averlo scarico e sentire, di conseguenza, una strana – forte – sensazione di disagio? 

Be’ se non lo sai, quella roba lì ha un nome ben preciso. Si chiama nomofobia (no-mobile-phone-phobia) ed è la paura di restare sconnessi o di essere impossibilitati a collegarsi alla rete tramite il proprio smartphone.

Non tutti reagiscono allo stesso modo a questa tipologia di dipendenza: può generare, ad esempio, semplicemente noia o un certo grado di malessere o fastidio, sino a sviluppare ansia e depressione. E i soggetti più inclini a questa seconda categoria sono i ragazzi. 

La generazione Z infatti è la prima nata all’interno di un mondo iperconnesso fatto di tavolette capaci di aprire un’infinità di mondi e di tenere le persone incollate agli schermi. A questo proposito, parlando dell’uso social media, di recente è stato pubblicato un rapporto dal Commissario per la Salute di New York che ha evidenziato che tra il 2011 e il 2021 il tasso di liceali della città statunitense afflitti da disperazione è aumentato di oltre il 42% e il tasso di ideazione suicida è aumentato di oltre il 34%.

Che sia un fenomeno da non sottovalutare è evidente anche dalle raccomandazioni della Società Italiana di Pediatria: evitare smartphone e tablet prima dei due anni d’età, limitarne l’uso a massimo un’ora al giorno tra i 2 e i 5 anni, sino ad arrivare al massimo a due ore di utilizzo per quelli di età compresa tra 5 e 8 anni.

Pian piano ci stiamo accorgendo che quegli oggetti che maneggiamo senza troppa cura e che abbiamo fatto entrare nelle nostre vite, e case, con estrema disinvoltura non sono poi così innocui. Non ci abilitano solo “gratis” ad una serie di opportunità, ma ci presentano anche il conto. Conto che paghiamo con la moneta dell’attenzione. E con una serie di effetti collaterali. 

Non è un caso che ora se ne inizi a parlare e che qualcosa si stia muovendo: lo scorso febbraio, la città di New York ha fatto causa a TikTok, Facebook e YouTube per danni alla salute mentale dei più piccoli e più di recente lo Stato della Florida ha approvato il disegno di legge che vieta l’uso dei social media agli adolescenti.

Francamente non so se sia un qualcosa su cui legiferare come il codice della strada – non puoi guidare prima dei 18 anni = non puoi usare lo smartphone prima di aver compiuto X anni -, ma sono certo che manchi educazione al tema e la consapevolezza dei rischi. Perché le opportunità ci sono state rappresentate sin da subito, ma dei rischi nessuno ne ha mai parlato esplicitamente. E non solo ai ragazzi. Serve cominciare a farlo seriamente.

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