Autunno caldo – L’editoriale di Ivan Zorico

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Autunno caldo - L'editoriale di Ivan Zorico

Con l’espressione “Autunno caldo” si fa riferimento a una specifica stagione storica e sociale che ha visto in Italia, sul finire degli ‘60, un susseguirsi di manifestazioni e scioperi, da parte di studenti universitari e operai, per rivendicare rispettivamente il diritto allo studio per tutti e migliori condizioni di lavoro nelle fabbriche

Da allora, questa locuzione è diventata di uso comune e viene praticamente associata, ogni anno, a ogni autunno, per rappresentare un periodo segnato da possibili proteste e richieste da parte dei cittadini nei confronti del governo di turno. In altre parole, è il momento in cui le persone fanno i conti con il rientro delle vacanze, con la ripresa delle attività, con il confronto pubblico sulla legge di bilancio e chiedono a vario modo alla politica di migliorare la propria condizione di vita. 

Se fossimo un magazine generalista che parla di attualità e dintorni, avremmo utilizzato questo modo di dire proprio nel suo senso “originario”. Avremmo quindi parlato ad esempio del DEF (Documento di Economia e Finanza), del conflitto Israelo-Palestinese, del ruolo dell’inflazione, etc.

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Prendere a prestito quest’espressione per parlare di qualcosa che sta accadendo in questi mesi nel mondo del marketing, dell’innovazione e della comunicazione, i cui effetti prossimi e futuri, a nostro parere, non sono ancora totalmente colti.

Ma, come Smart Marketing, abbiamo voluto prendere a prestito quell’espressione per parlare di qualcosa che sta accadendo in questi mesi nel mondo del marketing, dell’innovazione e della comunicazione, i cui effetti prossimi e futuri, a nostro parere, non sono ancora totalmente colti. 

I temi su cui mi voglio focalizzare per questo “Autunno caldo” sono quindi altri: l’intelligenza artificiale, il mondo del lavoro e il mondo dell’informazione. Tutti temi tra loro in qualche modo collegati.

L’intelligenza artificiale è ormai entrata prepotentemente nelle nostre vite, tanto che il 93% degli italiani ne ha sentito parlare, come si legge da una ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence del 2023 della School of Management del Politecnico di Milano. Un mercato, quello dell’AI, che ha raggiunto nel nostro Paese 500 milioni di euro nel 2022, in crescita del 32%, e che vede nella comparsa di ChatGPT sicuramente uno dei più grandi sponsor dell’intelligenza artificiale verso il grande pubblico. Quello che emerge da questa ricerca è anche che gli italiani sono un po’ passivi nei confronti dell’AI, utilizzandola per lo più per ricevere servizi di assistenza virtuale come i chatbot, e che hanno molti timori per quanto riguarda gli impatti sul mondo del lavoro (per il 73%) e che il 19% della popolazione è addirittura contrario al suo ingresso in ambito lavorativo.

Mondo del lavoro che di certo non è immune dai cambiamenti. Il fenomeno delle Grandi dimissioni non cessa di mostrare tutta la sua portata. Dopo la pandemia le persone hanno raggiunto nuove consapevolezze e non vogliono tornare più indietro. Vogliono un luogo di lavoro sano, vogliono seguire le proprie passioni e vogliono che il lavoro che fanno, e per chi lo fanno, non sia avulso dai propri valori. Tutto questo sta generando ovviamente trasformazioni che le aziende ancora faticano a digerire. Trasformazioni che devono tenere conto anche dell’impatto della Generazione Z nel mercato del lavoro se pensiamo che, ad esempio, il lavoro nella loro scala dei valori è collocato in sesta posizione, che per circa 6 giovani su 10 (58%) è solo una fonte di reddito, contro il 71% della media nazionale, e che, in larga misura, hanno il timore di essere sfruttati e sono molto scettici. 

Scetticismo, per usare un eufemismo, che ormai accompagna il mondo dell’informazione. Secondo l’ultimo Digital News Report 2023 del Reuters Institute, circa 7 italiani su 10 non si fidano delle notizie che leggono, il 34% ha deciso di non volersi più informare e solo il 12% degli italiani dichiara di essere disponibile a pagare per l’informazione. Numeri che devono far riflettere.

Insomma, tante sono le spinte di cambiamento a cui stiamo assistendo anche se, presi come siamo dalla quotidianità, magari non ce ne accorgiamo. Peccato che in ogni caso dovremmo, presto o tardi, farci i conti. Anzi, più presto che tardi. E, allora, sarebbe bene non farsi cogliere impreparati. 

Buona lettura,

Ivan Zorico

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