Maddalena D'Amicis (115)
Arduo riassumere un anno complesso, ricco di eventi ma soprattutto di avvenimenti internazionali che hanno segnato profondamente le identità individuali e la collettività.
La fortuna e la condanna della periferia, risiede nel non essere toccata da certi episodi che segnano la storia, vissuti sempre in modo marginale quasi come se non riguardasse il nostro tempo.
Così, mentre gli AC/DC, gli U2, Bob Dylan, i Muse, Madonna e i DeepPurple, non sono stati qui, come la maggior parte dei grandi artisti, che appena hanno toccato l’Italia, e solo nella parte settentrionale, per poi riprendere il loro tour mondiale, all’inizio dell’anno, il meridione, veniva privato non solo,della possibilità di assistere ai concerti di questi ed altri grandi artisti internazionali ma di una delle voci più poliedriche ed espressive del nostro tempo.
Il 4 gennaio 2015, muore infatti, il grande Pino Daniele, stroncato da un infarto.
Impossibile sintetizzare in poche parole la carriera e la musica di un grande artista come Pino Daniele, pregno di napoletanità ma che sempre si apriva ai suoni del Mediterraneo e soprattutto al blues in una commistione del tutto innovativa.
Lo ricordiamo per le tantissime canzoni d’amore che ci ha regalato, insieme alle colonne sonore che hanno impreziosito grandissimi capolavori, come i film dell’amico Massimo Troisi, ma anche per le sue canzoni di denuncia sulle troppe contraddizioni della sua terra.
Di umili origini, attaccato alla sua città ed amato dal popolo fin dagli esordi, si cimentò in molti progetti musicali alla ricerca di nuove sonorità senza mai dimenticare le sue radici, facendo di Napoli, il punto focale della sua musica, crocevia di culture e coacervo di esperienze.
Così la periferia del mondo lo acclama anche dopo la morte, urla e pretende di donargli l’ultimo saluto, ed in 100.000 affollano piazza Plebiscito per il suo funerale cantando a squarciagola le canzoni che lo hanno reso grande.
Per un giorno ancora, l’anima autentica del Sud, torna sotto i riflettori e cattura l’attenzione di tutti, l’ultimo regalo di Pino Daniele alla sua Napoli.
Un Sud alla ribalta molto più spesso per disastri ambientali, frane, smottamenti ed emergenza rifiuti, che anche quest’anno non sono mancati, che per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, ad eccezione della Puglia, la cui emergenza per la xylella fastidiosa, non è riuscita ad offuscare il trend positivo registrato dal settore turistico, grazie anche ai numerosi matrimoni vip,che qui, si sono celebrati.
Non si smette ancora di parlare del faraonico matrimonio tra la figlia del più grande magnate indiano del ferro e l’erede di una importante casa di moda, celebrato vicino Fasano, che anche Ignazio Abate, difensore del Milan, e Valentina Del Vecchio, Modella di origine pugliese, scelgono questa località per convolare a nozze.
Nel 2015 parla meridionale persino la sessantesima edizione del Festival di Sanremo che vede tra i vincitori, acclamati a furor di popolo, il trio “Il Volo”, composto da due siciliani ed un abbruzzese.
Giovanissimi talenti per alcuni, riuscitissima operazione di marketing per altri, ma innegabile esempio e trionfo della musica italiana nel mondo, per tutti.
E mentre i Conservatori italiani registrano un aumento delle iscrizioni alle classi di canto, grazie forse all’effetto del successo dei talent e dei “tre tenorini”, il Premio Tenco, rassegna della canzone d’autore giunta alla trentanovesima edizione, si appresta a celebrare i 40 anni di carriera di Francesco Guccini.
Definito poeta per la bellezza e la poesia dei testi delle sue canzoni, e chiamato affettuosamente “il maestrone” dai suoi fan, è un artista poliedrico, trasversale alle generazioni e che non smette mai d stupire.
Dietro al suo aspetto semplice, si nasconde un intellettuale raffinato, un dilettante attore, un grandissimo cantautore ed un affermato scrittore che proprio sul finire di quest’anno, regala ai lettori, il suo ultimo capolavoro intitolato “Un matrimonio, un funerale, per non parlar del gatto”, edito da Mondadori.
Il racconto di giovinezza nella periferia italiana del dopoguerra, un tempo che non c’è più, il ritratto di personaggi insignificanti per la storia e che altresì sarebbero dimenticati, se egli stesso non ne restituisse memoria, personaggi a volte improbabili altre volte sfuggenti, sempre raccontati con ironia ed un velo di malinconia, e certe volte, sornioni come i gatti che accompagnano i suoi racconti e le sue canzoni.
Il giusto regalo di Natale ad un’Italia che ha perso le sue radici ed i ricordi più autentici, mentre il regalo più ambito da tutti bambini resta il gatto giocattolo interattivo, le cui vendite non accennano a diminuire.
Dotato di sensori, interagisce perfettamente con l’interlocutore, basta accarezzarlo per sentirlo miagolare o fare le fusa, la giusta compagnia di bambini sempre più soli e panacea per genitori troppo stressati.
Somigliante in tutto e per tutto ad un gatto vero, non bisogna accudirlo, prestargli cure, attenzioni o affetto, basta spegnere un bottone quando ci si è stancati di lui.
In fondo, è solo un giocattolo ma anche specchio di una società arida di sentimenti, in cui si deve pensare solo a se stessi ed in cui al virtuale viene attribuita molta più importanza che al reale.
Finisce anche il mio 2015, tra matrimoni, funerali, crisi internazionali e gatti virtuali, sicura di aver voluto raccontare un pezzo di vita, esperienze quotidiane attraverso gli occhi della periferia, e che in fondo, fanno di un anno qualsiasi, un altro anno passato.