AI Sycophancy – L’editoriale di Ivan Zorico

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AI Sycophancy - L'editoriale di Ivan Zorico

Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?“, domandava ogni giorno la strega Grimilde nella fiaba di Biancaneve. E lo specchio, ogni volta, le rispondeva: “La più bella sei tu, o mia regina, di giorno e dalla sera alla mattina“.

Ma, un bel giorno, la regina ripeté la solita domanda davanti allo specchio e lo specchio quella volta le rispose: “Fino a ieri la più bella eri tu. Ma ora Biancaneve lo è molto di più“.

Ecco, ora immaginate la strega Grimilde ai nostri giorni che, invece di interrogare lo “specchio”, pone la sua famosa domanda all’“intelligenza artificiale generativa”. Senza tirarla per le lunghe, mi scuserete, ma farò spoiler: il responso non cambierebbe. Anzi, forse potrebbe essere anche migliore.

No, non sono impazzito. Ho solo provato a fare solo una similitudine tra uno specchio magico che lusinga la strega di Biancaneve e una macchina, a suo modo magica come l’IA generativa, che lusinga tutti gli esseri umani.

l’intelligenza artificiale ci compiace. ai sycophancy. "Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?"

Tecnicamente, questo fenomeno prende il nome di “AI sycophancy”. 

Letteralmente traducibile con “adulazione dell’intelligenza artificiale”. In altre parole, l’intelligenza artificiale ci compiace.

Stiamo costruendo un mondo a nostra immagine e somiglianza.

Sino ad ora eravamo a conoscenza(?) di altri due fenomeni figli del digitale e dei social network: “filter bubbles” (bolle di filtraggio) e delle “echo chambers” (camere dell’eco).

I filter bubbles sono ecosistemi informativi personalizzati generati da algoritmi sulla base delle preferenze delle persone che li usano; algoritmi che sostanzialmente tendono a proporre contenuti simili a quanto è di gradimento alle persone. In altre parole, quando usiamo i social media, l’algoritmo porta quello che ci piace davanti alla nostra attenzione, quello verso cui abbiamo mostrato interesse. 

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Si scrive “AI Sycophancy”, si legge compiacimento. Queste macchine accarezzano sempre più il nostro (stupido) ego. Stiamo costruendo un mondo a nostra immagine e somiglianza. E non va affatto bene.

L’echo chamber, invece, in qualche modo discende dalle filter bubbles. Ci imbattiamo solo in contenuti e informazioni in linea con il nostro modo di pensare, con le nostre visioni, su qualsiasi argomento: da quelli più seri come la politica, a quelli più leggeri come lo sport.

Insieme, filter bubbles e echo chambers, rafforzano le nostre credenze, azzerano le voci discordanti e ci fanno vivere in un sistema chiuso. Ritagliato su di noi.

I danni sono evidenti(?).

Come se già non bastasse, oggi, anche l’AI Generative lavora per compiacerci.

Sappiamo(?) che molte conversazioni, anche intime e personali, passano proprio da questi strumenti. E sapere che ovviamente(?) non realizzano vere conversazioni ma le simulano, e che non sono obiettivi ma dicono quello che può farci piacere, non mi esalta.

Un mondo digitale, che poi è molto reale, nel quale tutto dice che siamo perfetti così come siamo (le nostre idee, i nostri interessi, etc.), non aiuta certo a formare persone consapevoli ed aperte al dialogo e al confronto, anche interiore.

20 anni fa i social sono entrati nelle nostre vite e non abbiamo saputi gestirli. Da un paio di anni, ai social, si è aggiunta l’IA. E non mi sembra che abbiamo appreso molto dagli errori del passato.

I punti di domanda – ? – sparsi qua e là in questo editoriale ne sono testimonianza. Chiedete ai vostri conoscenti quanto ne sanno in proposito (anche e soprattutto a chi non si occupa di questi temi, che sono la maggioranza) e ne avrete la prova. Purtroppo.

Buona lettura,

Ivan Zorico

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