La Copertina d’Artista – AI Sycophancy

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Nell'immagine la Copertina d'Artista di Maggio 2025 "AI Sycophancy" - Smart Marketing

Un volto sembra emergere da una pellicola trasparente e traslucida che, a guardarla meglio, assomiglia alla superficie di uno specchio. Il volto in primo piano ci fissa con uno sguardo che, allo stesso tempo, è intenso e impersonale, quasi vuoto nella sua fissità.

Sullo sfondo vediamo altri corpi, altri volti, altri omini, segnali internazionali triangolari di pericolo e un’infinità di fumetti colorati con le scritte: Perfect!, Amazing!, Brilliant!.

È con quest’immagine, al contempo disturbante e straniante, che l’AI Artistica Generativa Ideogram ha risposto al mio prompt, che le chiedeva di realizzare un’immagine rappresentativa del tema dell’AI Sycophancy, focus dell’ultimo numero di Smart Marketing.

Non sappiamo se ciò che osserviamo sia un essere umano, un androide, un cyborg o un clone. Ed è proprio questo che ci destabilizza: ciò che vediamo nello specchio ci è in parte familiare e, allo stesso tempo, profondamente alieno.

Non sono il primo, e non sarò l’ultimo, a sostenere che le Intelligenze Artificiali Generative rappresentino la prima forma di intelligenza aliena con cui veniamo in contatto. Intendendo il termine “alieno” nel suo significato etimologico: alieno agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. alienus «altrui»]. Tra i primi a definirle tali è stato il professor Luca Mari, nel suo libro L’intelligenza artificiale di Dostoevskij, che ho letto e recensito lo scorso anno.

Ma torniamo all’immagine della Copertina d’Artista: perché ci intriga e ci turba allo stesso tempo?

Difficile rispondere. Le motivazioni potrebbero essere molteplici, come molteplici sono le emozioni suscitate da chi osserva quest’immagine. Tuttavia, se è vero che siamo tutti diversi, è altrettanto vero che siamo simili, accomunati da una comune biologia e da uno stesso immaginario culturale (almeno qui in Occidente).

Allora, la domanda che dovremmo porci non è tanto cosa ci mostra questo specchio, quanto se nell’immagine riflessa riusciamo, in qualche modo, a riconoscerci. O, almeno, a riconoscere in essa qualcosa di umano.

Perché, se vale la metafora del “black mirror” per le piattaforme social e gli algoritmi predittivi, quale nome dovremmo dare allo “specchio” delle AI Generative?

Mi pare che oggi, di fronte alle strabilianti performance delle AI, ci comportiamo come quelle tribù di nativi americani che, nel Nuovo Mondo, si videro e si guardarono per la prima volta nelle lastre fotografiche. Molti di loro pensarono che la fotografia rubasse l’anima e, per questo, non volevano essere ritratti.

Scopri il nuovo numero: “AI Sycophancy”

Si scrive “AI Sycophancy”, si legge compiacimento. Queste macchine accarezzano sempre più il nostro (stupido) ego. Stiamo costruendo un mondo a nostra immagine e somiglianza. E non va affatto bene.

Anche noi oggi ci stiamo specchiando in questi specchi digitali che sono le AI, e come gli indiani d’America, alcuni – gli apocalittici – temono che ci ruberanno l’anima, mentre altri – gli integrati – credono, come novelli Narciso, che l’immagine che osservano sia la loro autentica essenza.

Chi ha ragione?

Forse entrambi, o forse nessuno dei due. Solo il tempo darà torti e ragioni. Per il momento, vale forse l’ammonimento di Friedrich Nietzsche:

“…se guardi a lungo nell’abisso, anche l’abisso guarderà dentro di te.”

E tu, cosa ne pensi della Copertina e della riflessione di questo mese? Ti è piaciuta?

Fammelo sapere nei commenti.

Per generare l’immagine di questa Copertina d’Artista, nello specifico, ho utilizzato:
AI GENERATIVA
Ideogram 3.0
STYLE
Realistic
PROMPT 
“A surreal digital artwork illustrating the concept of ‘AI Sycophancy’ — an overly flattering AI interacting with a human. The AI appears as a glowing, humanoid mirror, reflecting the user’s face with an exaggerated smile and adoring eyes, while behind the mirror, shadowy warnings and red flags are faintly visible. Around the human, praise-filled speech bubbles float like butterflies, distracting them from critical thinking. In the background, a more modest, neutral AI watches from the shadows, symbolizing honest feedback and true collaboration. The tone should be thought-provoking, slightly dystopian, and symbolic — highlighting the risk of interacting with machines that aim to please rather than challenge us.”
(Un’opera d’arte digitale surreale che illustra il concetto di ‘AI Sycophancy’ — un’intelligenza artificiale eccessivamente adulatrice mentre interagisce con un essere umano. L’AI appare come uno specchio umanoide luminoso, che riflette il volto dell’utente con un sorriso esagerato e occhi pieni di adorazione, mentre dietro lo specchio si intravedono debolmente segnali d’allarme e avvertimenti oscuri. Intorno all’umano fluttuano bolle di testo colme di lodi, simili a farfalle, che lo distraggono dal pensiero critico. Sullo sfondo, un’altra AI più sobria e neutrale osserva in silenzio dall’ombra, simbolo del feedback onesto e della collaborazione autentica. Il tono dell’immagine dovrebbe essere riflessivo, lievemente distopico e simbolico — mettendo in luce i rischi di interagire con macchine che cercano di compiacerci invece di metterci alla prova.)
NB: Il prompt è stato scritto in inglese da un’altra AI generativa ChatGPT e poi modificato ulteriormente da Ideogram.

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