Editoriale Ottobre 2015 – Ivan Zorico

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Ivan Zorico (324)

 

 

 

 

 Ivan ZoricoOttobre, si sa, è il mese in cui nell’emisfero boreale (quella fetta di globo terrestre posta a nord dell’equatore) termina il periodo di vendemmia. Periodo questo, almeno per il sottoscritto, ammantato da un dolcissimo alone di poesia. Da piccolo infatti rimanevo sempre affascinato dal pensiero di come, da un semplice frutto, potesse nascere una bevanda capace di creare armonia e scene di ilarità scoppiettante negli interminabili pranzi o cene familiari (chi tra voi lettori, come me, è un figlio del Sud credo che mi capirà al volo), soprattutto durante le festività.
Ma il Vino, oltre a riportare alla mente questi ricordi, è sempre stato, per il settore enogastronomico italiano, un elemento decisivo sia in termini di fatturato, sia in termini di esportabilità e riconoscibilità del brand Made in Italy”. Infatti negli anni, l’apprezzamento per la nostra produzione vitivinicola è costantemente cresciuto, guadagnando importantissime fette di mercato.
Vino_03Proprio per questo, ormai da tempo, il nostro vino combatte un’estenuante battaglia “all’ultimo calice” con quello prodotto (dai non sempre tanto amati) cugini francesi. Ed è una lotta che non sempre ci ha visto vincitori, anzi. E non perché il nostro vino fosse qualitativamente peggiore del loro, ma perché i francesi hanno sempre fatto del marketing un punto di forza. Un marketing sostanzialmente basato su brand forti, che si rifanno a riconoscibili territori.
Ma, proprio quest’anno è avvenuto quello che fino a qualche anno fa era impensabile: con 48,9 mln di ettolitri di produzione (dati Commissione Europea), e un primo semestre del 2015 che vede una crescita esponenziale delle nostre esportazioni, abbiamo superato la Francia. Sorpasso, questo, che va a bissare quello che già avvenne un anno fa per le bollicine: 320 a 307 mln le bottiglie stappate nel 2014.
Vino_01Numeri importanti che devono spingere a far sempre meglio. Infatti, se molti passi avanti sono stati fatti in tema di controllo e regolamentazione (altri comparti agricoli, come l’olio, invece non vivono la stessa situazione), lo stesso non si può dire della capacità di fare marketing. Lì, si è detto, i francesi sono i migliori.
Come per altri settori economici nostrani, anche quello vitivinicolo è fatto da piccole e medie imprese. E, evidentemente, non è così semplice fare un lavoro di promozione di tutti i territori e dei prodotti lavorati dai tanti piccoli produttori, specie se poi ci si deve confrontare con etichette di fama internazionale. Probabilmente, come ha dichiarato Riccardo Monti – Presidente dell’Istituto Commercio Estero – c’è la necessità di “creare forti piattaforme comuni di distribuzione e logistica, sia fisiche che online, considerato anche il successo dell’e-commerce“.
E noi di Smart Marketing non possiamo che unirci a questa idea.

Ivan Zorico

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