A distanza di anni, il caso Garlasco continua a suscitare interrogativi e ad alimentare dibattiti non solo sul piano giudiziario, ma anche su quello prettamente mediatico. In questa intervista alla criminologa Lorita Tinelli, con Cindy Pavan, esploriamo l’aspetto della vicenda ritenuto, almeno fino a qualche tempo fa, simbolico ed esoterico, tra suggestioni, coincidenze inquietanti e interpretazioni alternative, che – in certi ambienti – ancora oggi dividono l’opinione pubblica. Un viaggio tra cronaca e mistero, dove la verità sembra celarsi dietro più di un velo.
De Vincentiis/Pavan: “Nel caso di Garlasco, alcuni hanno evocato una connessione esoterica che rimanda al Santuario della Madonna della Bozzola, luogo carico di simbolismo e miracoli fin dal XV secolo . Questa suggestione religiosa ha davvero radici oggettive, magari legate a rituali o credenze collettive, o se si tratti piuttosto di un collegamento costruito a tavolino per aggiungere mistica e tensione al crimine?
Quanto è solida questa pista esoterica nel caso di Garlasco? È un filone investigativo credibile, o una sovrapposizione simbolica senza fondamento reale?”
Lorita Tinelli: Il Santuario della Bozza, situato nel cuore della Lomellina, a pochi passi da Pavia è un luogo di culto con profonda devozione mariana. La leggenda narra che questo luogo sacro sia legato ad un miracolo avvenuto secoli fa che ne ha consolidato la fama di centro di grazia e guarigione. Difatti è credenza comune che nel 1465 una tredicenne di nome Maria aveva perso la voce a seguito del massacro della sua famiglia e mentre cercava riparo durante un forte temporale, le apparve una nuvola di luce con al centro la Madonna che chiese alla ragazza di costruire lì in santuario per proteggere tutta la zona. Maria ritrovò la voce e potè così informare la gente di Garlasco di questo messaggio e così fu costruito il Santuario che nel tempo è diventato un punto di riferimento spirituale e sociale per tutta la comunità.
Questa narrazione attribuisce al luogo una caratteristica miracolistica e di grande sacralità, le cui performance evocano sentimenti di riverenza, stupore ed un senso di connessione con qualcosa di più grande di sé, Ed è per questo che porta con sé anche un’aura di superstizione.
Quando accadono fatti che la mente umana non riesce a comprendere o a mettere secondo una corretta sequenza logica, viene facile collegare piccoli pezzi di conoscenza a suggestioni evocative di misteri incomprensibili.
Accade molto spesso di collegare crimini con luoghi spirituali, spesso avvolti da aurea di mistero e segretezza, tenuto conto anche degli scandali legati a don Gregorio Vitali, rettore del Santuario, e fautore non solo di esorcismi ma anche indagato nel 2014 per presunti ricatti sessuali e tentativi di estorsione. Tuttavia l’indagine su Don Vitali, malgrado il chiacchiericcio e presunti ricatti, non ha mai portato certezze sul suo operato, tranne che per la condanna di due rumeni che avevano ricattato il religioso per non pubblicare telefonate hot e presunti video di festini a luci rosse, mai trovati.
Un mistero che entra di fatto in un mistero. Se è vero che Chiara Poggi avesse trovato prove compromettenti su Don Vitali e che volesse denunciare il tutto già nel 2007, motivo per cui sarebbe stata uccisa, perché allora questo non è accaduto con Don Cervo, un prelato che già nel 2006, venuto a conoscenza delle condotte ‘immorali’ di Don Vitali ne aveva informato la Curia? Quel segreto ormai era venuto allo scoperto.
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De Vincentiis/Pavan: “In precedenti interviste abbiamo visto come, in casi come Chiavenna o suor Mainetti, certi simboli servano più da “maschere narrative” che da motivi reali del crimine. Il Santuario della Bozzola potrebbe essere stato usato allo stesso modo per dare una sovrastruttura mistica a un omicidio?
Lei pensa che l’inclusione di elementi sacri in questa narrazione rischi di oscurare le motivazioni umane e psicologiche che stanno alla base del fatto?”
Lorita Tinelli: Spesso, quando non si hanno a disposizione tutti gli elementi per la comprensione di un caso, ci si avventura in mistificazioni, che rendono ancora più colorita la storia. L’inferenza o il ragionamento deduttivo rappresenta una abilità cognitiva che permette di trarre conclusioni, anche logiche, e di riempire gli spazi vuoti nelle informazioni disponibili. Spesso questo avviene sulla base di conoscenze preesistenti oppure su immagini suggestive spesso legate alla spiritualità, quando non alla ritualistica “efferata” del satanismo. In altre parole si cerca di incasellare il male in una forma visivamente riconoscibile e culturalmente demonizzata.
In questo caso tale narrazione rischia di depistare e di creare maggiori confusioni in tutti.
De Vincentiis/Pavan: Spesso abbiamo parlato di narrazioni che diventano moderne cacce alle streghe, cercando colpevoli fuori dalla realtà per eliminare il disagio allo specchio.
In questo contesto, usare la pista esoterica , magari evocando riferimenti sacri o miti locali , potrebbe diventare un escamotage culturale, un modo per evitare di confrontarsi con dinamiche più terrene, come disturbi psicologici, rancori personali, relazioni contorte. Lei quali elementi osserva nel caso Garlasco? Siamo davanti a una costruzione simbolica che distoglie dalla complessità del reale, oppure vi sono tracce concrete di aspetti settari o rituali nelle indagini?”
Lorita Tinelli: Nel caso di Garlasco, dal mio punto di vista, siamo dinnanzi ad una costruzione simbolica che non trova concretezza nella realtà. Una sorta di spettacolarizzazione del male, per dargli un volto riconoscibile, una maschera narrativa per spiegare l’inspiegabile. È spesso più facile ricorrere all’esoterico che affrontare la cruda realtà della violenza umana. L’interpretazione esoterica di un crimine offre una sorta di senso, lo trasfigura in qualcosa di “sacro” o “necessario”, quasi a volerlo giustificare. Il sangue versato diventa parte di un rituale, non più solo un atto brutale ma un evento con un movente simbolico. In questo modo, il mistero attenua l’orrore, trasformandolo in narrazione. In questo modo Chiara sarebbe stata uccisa perché sapeva qualcosa che nessuno avrebbe dovuto sapere e quindi meritava di essere sacrificata. Ed è questo che inquieta in quanto conferisce una intenzione simbolica al gesto.
De Vincentiis/Pavan: Con Cusumano abbiamo affrontato l’idea che molti delitti usino il satanismo come ‘travestimento cinematografico’ per rendersi più disturbanti e memorabili. Qui il registro sarebbe il sacro anziché il satanico una sorta di inversione narrativa: non satanismo, ma sacralità distorta.
Può spiegare se e come in questo caso , la morte di Chiara Poggi , il crimine abbia assunto le sembianze di un rito, o se al contrario si tratti di un gesto umano con un abito simbolico aggiunto ex post per alimentare il mito?”
Lorita Tinelli: Gli omicidi rituali attraggono molto perché sembrano usciti da un romanzo dell’orrore. Secondo lo psicologo sociale Robert Cialdini, i misteri attraggono perché risvegliano in noi un bisogno profondo: quello di arrivare a una soluzione. Sappiamo che esiste una risposta, ma non conosciamo quale sia; ed è proprio questa tensione che ci tiene agganciati. Paradossalmente, osserva Cialdini, “il processo di risoluzione dei misteri è notevolmente simile al processo scientifico”.
L’essere umano resta spesso intrappolato nel fascino di una sacralità distorta: una narrazione rituale, immaginaria ma coerente, che segue regole proprie e cattura l’attenzione del pubblico. Così, anche di fronte a spiegazioni razionali e sentenze definitive, molti continuano a cercare significati nascosti, costruendo scenari alternativi e ipotizzando colpevoli, come se la realtà non bastasse più.
E’ ovvio che la Giustizia sia fallibile e gli errori possono commettersi, ma l’inserimento di tale narrativa nel dibattito ha stimolato interessi di varia portata, tanto che Garlasco e le sue narrazioni sono ormai argomento dibattuto in tutte le trasmissioni radiofoniche e televisive, togliendo prepotentemente spazio a tanti altri argomenti di cronaca attuali. Si potrebbe dire che tale “abito simbolico” abbia fatto diventare la vicenda di Garlasco un enorme e potente argomento di distrazione di massa.
De Vincentiis/Pavan: Sappiamo che nel corso delle indagini sul delitto di Garlasco sono emerse accuse complesse e inquietanti. Si è parlato di abusi, pedofilia, mentre sul PC di Chiara furono trovati file caricati da lei stessa (documenti su pedofilia, articoli su omicidi senza colpevoli) e sul computer di Stasi vennero recuperate immagini di minori, con accuse poi cancellate dalla Cassazione.
Da un lato, tutto ciò ha dato spessore al sospetto di una componente sessuale o settaria dietro al crimine; dall’altro, si parla di contaminazioni mediatiche, “piste rumorose” e coincidenze tecnologiche.
Come interpreta questo intreccio? Crede che la mescolanza di fantasie esoteriche, rinvii alla sessualità deviata e file sospetti rischi di generare un’immagine distorta del delitto? Oppure esistono indizi che giustifichino, almeno in parte, una ricostruzione più articolata, con componenti reali di abuso o ritualità?”
Lorita Tinelli: Il sesso come il sacro è un altro paradigma capace di sollecitare interessi pruriginosi. Immaginare la presenza di video che rappresentano devianze sessuali, parafilie e simili, come ulteriore movente ha la stessa connotazione dell’uso della pista esoterica.
Secondo la Cassazione Del 2014, i presunti file visivi pedopornografici erano solo “tracce”, mai scaricate, recuperate parzialmente dalla polizia scientifica ma che non furono mai visibili all’imputato. Nel computer venne trovato solo materiale pornografico legale che Stasi ammise di possedere e visionare periodicamente, anche in compagnia della fidanzata poi assassinata.
Personalmente credo che nel tempo il caso sia stato sempre più arricchito di fantasie di varia natura, man mano che se ne è parlato mediaticamente, inducendo da una parte una sfiducia generale nella giustizia dall’altro alimentando sospetti su tutti i passaggi dell’inchiesta e su tutti i personaggi direttamente o indirettamente coinvolti. E in quest’ultimo periodo l’aggiunta di fantasie esoteriche e di misteri irrisolti rendono ancora più difficile restare ancorati alla realtà.
Grazie dottoressa Tinelli per il suo contributo e per aver reso chiaro un argomento ancora, sotto certi aspetti in ombra.
Lorita Tinelli Psicologa Clinica e di Comunità, Criminologa, Perito Grafologa, Studiosa di Culti e Manipolazione Mentale. Perito del Tribunale di Bari. Svolge attività come libero professionista. Ha fondato nel 1999 il CeSAP – Centro Studi Abusi Psicologici – e ne ricopra la carica di Presidente. Il CeSAP, ente che fa parte del RUNTS, parte di una rete più ampia di studiosi e associazioni che si occupano del settarismo, la FECRIS (European Federation of Centres of Research and Information on Cults and Sects) ed è un membro del suo Direttivo. E’ affiliata all’APA -American Psychological Association e all’ICSA – International Cultic Studies Association dal 2011. E’ scrittrice e autrice di numerosi saggi legati alla criminologia e alla psicologia forense.
Cindy Pavan Autrice, conferenziera ed esperta di Satanismo criminale ha pubblicato con De Vincentiis il saggio “processo al mistero” e conduce
la rubrica digitale “processo al mistero e dintorni” approfondimenti crime su sette , delitti satanici ed esoterici. per la C1V Edizioni Roma.