E se ci fosse anche una parallasse della comunicazione? Come i social distorcono la nostra realtà

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E se ci fosse anche una parallasse della comunicazione? Come i social distorcono la nostra realtà

La formula della parallasse terrestre serve per calcolare la distanza di un corpo celeste eliminando le distorsioni dovute alla curvatura della terra con una serie di triangolazioni. Questo è quello che vorrei per la comunicazione: una formula chiara, facile, applicabile, per eliminare le distorsioni comunicative presenti oggi nei social network.

Il nostro cervello si fa ingannare e l’occhio percepisce un cucchiaino piegato dentro un bicchiere d’acqua anche se l’oggetto non ha modificato la sua forma.

La nostra psiche si fa influenzare dalle immagini presenti sui social percependo che la vita degli altri sia incredibile per quell’unico scatto perfetto dopo migliaia di tentativi e, forse, un’intera giornata difficile, proprio come la nostra.

Per i giovani questo significa avere una vita reale che sia sempre all’altezza della propria identità digitale (e di quella di tutti gli altri follower). Le web stories diventano una narrazione strategica di un sé da mostrare, in cerca di visibilità e approvazione della piazza virtuale che poi deve essere supportato e suffragato nella realtà.

L’ansia da scrolling, la costante sensazione di inadeguatezza, l’incapacità di staccarsi da questa second life porta ad avere dei superman del web che nella vita quotidiana non riescono ad essere dei comunissimi Cark Kent.

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Nella Società dell’Informazione, dove tutto ruota intorno alla creazione, diffusione e fruizione delle informazioni, e nella Società dei Meme, dove qualsiasi argomento è ridotto, semplificato, ironizzato, dire che tutto è comunicazione non pare essere un azzardo. Anzi.

Per contro le nuove generazioni hanno sviluppato un’impensabile capacità di percepire l’unitarietà nelle conversazioni frammentate, nei cinguettii e nei reel degli amici, proprio come noi della vecchia scuola riuscivamo a vedere l’immagine d’insieme strizzando gli occhi sul disegno in cui bisognava colorare i puntini della settimana enigmistica.

Questa abilità si scontra con la scarsa attitudine all’analisi critica, dovuta forse alle proposte monotematiche del web che seguono molto di più gli interessi che la varietà delle notizie.

Aggiungiamo un linguaggio più immediato ma meno ricco: emotivo, veloce, spesso aggressivo o superficiale, pensato più per “fare rumore” che per approfondire e otterremo dei limiti, tristemente stretti, dinnanzi a qualcosa che potrebbe essere stupefacente.

Si torna ad apprezzare l’aspetto orale della narrazione: meglio video e audio che lettura. È il nuovo Decamerone: una versione digitale delle novelle del Boccaccio in ogni Stories che sparisce dopo 24 ore. Raccontiamoci con ironia e astuzia, l’amore e la vita di oggi, come fa ogni meme, ogni TikTok nonsense e in una atmosfera chill osserviamo la nostra vita come in un film.

Hai letto fino qui? Allora questi contenuti devono essere davvero interessanti!

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