Settimana lavorativa di 4 giorni: è davvero possibile?

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Settimana lavorativa di 4 giorni: è davvero possibile?

Partiamo da qualche considerazione sulla produttività e proviamo a fare assieme qualche riflessione sulla possibilità effettiva di vivere una settimana lavorativa ridotta rispetto a quella attuale.

Innanzitutto partiamo da una definizione condivisa sul concetto di produttività.

Per produttività legata al lavoratore si intende l’abilità dello stesso nel generare un prodotto o servizio finito partendo dalla base di alcuni input. E’ pertanto una misura dell’efficienza del processo produttivo e si caratterizza in maniera diversa per i singoli settori economici.

E allora come prima cosa è bene ricordare che il progresso tecnologico che si è susseguito negli anni, ha permesso un più efficiente utilizzo delle risorse a disposizione a tal punto da mutare le condizioni lavorative nel corso del tempo. Importante sottolineare, a questo punto, che non solo la qualità del lavoro e della vita del lavoratore è migliorata. L’effetto finale, misurabile nelle ore lavorate per settimana dal singolo lavoratore si è ridotta. La settimana lavorativa, cosi come la intendiamo noi di 40 ore settimanali, è una conquista/diritto acquisito negli anni 50. Meno di un secolo fa, la normalità era quella di lavorare ben 60 ore settimanali, pari a 10 ore giornaliere per 6 giorni a settimana.

Ma è davvero un diritto acquisito o piu’ propriamente un cambio di regime che ha permesso ai datori di lavoro di ottenere lo stesso output impiegando un minor numero di ore lavorate?

La domanda, non proprio retorica, ci permetterà di guardare al futuro e all’eventuale introduzione di una settimana ridotta, con occhio più clinico e razionale. La produttività del lavoratore infatti non è solamente legata al progresso tecnologico o semplicemente ad un più efficiente utilizzo delle risorse. Si tratta in effetti di un fenomeno che, seguendo dei veri e propri trend, è inevitabilmente influenzato dall’evoluzione sociale e dallo stato di salute del mercato del lavoro.

Evidentemente, l’analisi dei fattori non è esaustiva in questa sede, ma ci permette di guardare a due fenomeni in particolare e a trarne delle riflessioni.

In seguito alla grande crisi finanziaria, le imprese in generale si ritrovavano a “corto” di personale e pertanto nel corso del decennio successivo, assumendo più lavoratori hanno nei fatti ridotto il livello di produttività media rispetto al periodo precedente. Anche il Covid-19 e il post Covid 19 hanno influenzato il livello di produttività. In questo caso, non solo perché per un determinato periodo di tempo si è dovuto sopperire alla mancanza strutturale di forza lavoro attraverso una maggior produttività. Infatti, alcuni settori hanno sperimentato concretamente la formula del lavoro in remoto. Era già un fenomeno che si andava palesando, ma le circostanze specifiche legate all’emergenza in corso ne hanno sancito la piena titolarità.

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Tanti sono i significati che una parola come “lavoro” porta con sé. E tante sono le dinamiche e le aspettative che possiamo trovare dietro al lavoro. E oggi, forse come mai prima di adesso, ognuno dà al lavoro un’accezione diversa ed unica.

E allora torniamo alla possibilità di immaginare una settimana lavorativa composta di soli 4 giorni lavorativi.

Gli esperimenti in corso in alcuni Paesi ad opera di alcune imprese, sembrano mostrare risultati incoraggianti dal punto di vista del benessere della persona e contestualmente del livello di produttività. Tuttavia restano dei temi non semplicissimi da affrontare. Se un lavoratore, nonostante il maggior carico di lavoro giornaliero, possa trovare beneficio nell’avere un giorno in piu’ di riposo a parità di stipendio percepito, l’altro elemento dell’equazione potrebbe non essere cosi’ scontato.

Infatti misurare la produttività guardando l’output prodotto puo’ trovare diverse difficoltà. Molte imprese, per comodità di calcolo, durante questi test, osservano il fatturato medio. Molti fattori, compreso il livello di inflazione possono sfalsare l’analisi di fondo. Inoltre, e qui il tema diventa strutturale, ci sono settori che possono consentire un passaggio ad una settimana lavorativa fatta di soli 4 giorni, mentre per altri, dove il capitale umano resta determinante (proprio come presenza sul campo) è impossibile immaginare una settimana lavorativa diversa da quella attuale. Infatti immaginando quei settori caratterizzati da lavoratori che offrono un servizio e il loro operato non dipende dal livello di progresso tecnologico, l’unico modo per ottenere lo stesso output è assumere delle persone in piu’ oppure pagare un extra a quei lavoratori che dovrebbero lavorare 5 giorni la settimana rispetto ad altri lavoratori più fortunati di altri settori.

E’ il classico caso in cui domanda e offerta si possono incontrare solo se le condizioni salariali tengono conto delle condizioni specifiche di lavoro. Ci lasciamo pertanto con degli argomenti che ci possono far riflettere. Inutile fomentare speranze inutili, molto meglio guardare al futuro lavorativo con occhio indagatore cosi da giungere in modo consapevole ad un importante cambiamento sociale.

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