Per il quinto anno consecutivo, anche nel 2025 voglio proporvi un libro al mese, forse due, per raccontare chi siamo, da dove veniamo, dove vorremmo andare e come ci vogliamo arrivare. Perché la lettura può essere svago, intrattenimento, ma anche un valido esercizio per imparare a pensare e sviluppare una certa idea del mondo.
Un libro al mese, in piccole schede, in poche battute, per decidere se vale la pena comprarlo e soprattutto leggerlo. Perché la lettura, come diceva Woody Allen, è anche un esercizio di legittima difesa.
Cosa succederebbe se, tornando a casa dopo una serata a teatro, trovassimo il nostro appartamento completamente svaligiato?
Non solo il televisore, i gioielli o il computer. No, proprio tutto: tappeti, mobili, forno (con tanto di arrosto ancora dentro) e persino il rotolo della carta igienica.
È l’assurda ed irresistibile premessa di “Nudi e Crudi” di Alan Bennett, pubblicato da Adelphi, una piccola perla di ironia britannica travestita da racconto umoristico e, invece, profondamente filosofica.
I protagonisti sono i coniugi Ransome, una coppia di mezza età perfettamente integrata nella rispettabile borghesia londinese. Lui, avvocato meticoloso e un po’ pedante; lei, moglie devota e abitudinaria. La loro vita scorre placida e prevedibile, fino alla sera in cui il destino decide di spogliarli – letteralmente – di tutto ciò che possiedono.
Quando rientrano e trovano la casa ridotta a un guscio vuoto, la prima reazione è di sgomento, poi di incredulità. Persino la polizia fatica a prendere sul serio un furto così “totale” da sembrare una messa in scena. Ma per Bennett, che ha fatto della satira sociale un’arte sottile e pungente, il furto è solo un pretesto per smontare – con leggerezza e ferocia insieme – le certezze della middle class inglese, e forse, di riflesso, le nostre.
Perché “Nudi e Crudi” non parla davvero di un ladro, ma di una rivelazione: quella che arriva quando ci rendiamo conto che gran parte della nostra identità è costruita sulle cose che possediamo.
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Il senso si nasconde nei perché, ma lo scopo vive nei come: ripartire è allora un atto di verità verso ciò che siamo e ciò che vogliamo diventare.
Cosa resta di noi quando spariscono gli oggetti che definivano la nostra quotidianità?
Chi siamo, privati delle nostre abitudini, dei nostri comfort, del nostro decoro domestico?
Bennett affronta queste domande con la leggerezza di un autore che sa sorridere dell’assurdo umano, ma anche con una precisione chirurgica. Nei Ransome si specchiano, in fondo, molte delle nostre paure più intime: la perdita del controllo, il crollo dell’apparenza, la necessità di ridefinire il proprio posto nel mondo.
La loro reazione al furto è, però, tutt’altro che univoca. Se lui tenta di ripristinare l’ordine perduto, aggrappandosi alla logica e alle convenzioni, lei invece, spogliata di ogni sicurezza, scopre un’insospettata libertà. In questa inversione di ruoli – ironica e simbolica – si annida il cuore del racconto: la possibilità, forse, di rinascere proprio attraverso la perdita.
Leggendo Bennett, mi è tornata alla mente una celebre battuta di Fight Club, pronunciata da un magnetico Brad Pitt nei panni di Tyler Durden:
“Le cose che possiedi, alla fine, ti possiedono”.
Ecco, Nudi e Crudi sembra partire da quella stessa intuizione, solo che invece del pugno nello stomaco, Bennett ci regala una risata amara. Ci mostra come la distruzione possa trasformarsi in rivelazione, e come un evento grottesco possa svelare la fragilità, a anche la resilienza, dell’animo umano.
Nudi e crudi
Autori: Alan Bennett
Editore: Adelphi
Anno: 2001, 40ª ediz
Pagine: 95
Isbn: 9788845916106
Prezzo: € 10,00
Perché dovremmo leggere Nudi e Crudi di Alan Bennett?
Con la sua prosa asciutta e l’ironia elegante tipica del miglior humour britannico, Bennett costruisce una “comica suspense” che intrappola il lettore tra il riso e l’inquietudine. Più si va avanti nella lettura, più il sorriso si mescola con una sottile, scomoda domanda: quanto della mia vita dipende davvero da ciò che possiedo?
Nudi e Crudi è una lettura breve – appena novanta pagine – ma densa di significati. È una storia che scorre veloce, leggera come una commedia, ma che lascia il segno, insinuandosi come un tarlo nella mente. Perché, dopo tutto, chi di noi non ha mai pensato, almeno una volta, di “ricominciare da capo”?
Alan Bennett ci ricorda, con ironia e profondità, che nulla di ciò che possediamo è davvero indispensabile, e che solo quando restiamo “nudi” – metaforicamente e materialmente – possiamo scoprire chi siamo davvero.
E tu? Come reagiresti se, da un giorno all’altro, ti ritrovassi senza nulla?
Ti sentiresti distrutto o, paradossalmente, libero?
Raccontami il tuo parere su cosa, davvero, ci appartiene.



Nudi e crudi