YOLO: Così una canzone rap ha cambiato il modo di pensare alla vita ed al lavoro.

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YOLO: Così una canzone rap ha cambiato il modo di pensare alla vita ed al lavoro.

Chissà quante volte lo abbiamo sentito dire o abbiamo detto frasi del tipo: “mollo tutto e apro un chiringuito ai Caraibi!”, trascinati dal sogno di una vita differente e non incastrata tra le quattro mura di un ufficio; eppure, quelle che sono sempre sembrate chiacchiere da bar ad un certo punto sono diventati progetti concreti, soprattutto dopo lo tsunami della pandemia che ha spazzato via abitudini ed usi consolidati.

“You already know though – You only live once: that’s the motto nigga YOLO”.

Così recitava, nell’ottobre del 2011, il rapper canadese Drake nella sua “The Motto”, inconsapevole che quella frase della sua canzone avrebbe generato un movimento di pensiero basato sul “Carpe diem”, sull’afferrare quell’attimo, quel momento che non si ripeterà più perché, appunto, si vive una volta sola.

Un pensiero ed un motto talmente tanto potenti a livello comunicativo da influenzare il sistema economico ed il mercato del lavoro al punto che, nel 2021, un articolo del New York Times definisce “YOLO Economy quel cambiamento nel modo di intendere il lavoro che interessa soprattutto i Millennials, che stanno passando dall’essere lavoratori dipendenti a freelance.

Ma com’è possibile che la filosofia YOLO abbia influenzato così tanto le masse?

Probabilmente il cambiamento era già nell’aria prima della pandemia; in fondo, già la crisi climatica ci aveva portato a ripensare ad un modo di vivere diverso, in cui anche la produttività avrebbe dovuto essere più sostenibile, dove per sostenibilità non intendiamo solo il punto di vista ambientale, ma anche quello umano, in cui i ritmi di lavoro lasciano spazio per coltivare interessi ed affetti.

L’avvento della pandemia da Covid-19, con le sue costrizioni e restrizioni, ha sicuramente accelerato il processo di consapevolezza, fornendo un nuovo punto di vista, così ci siamo accorti che la vita è davvero troppo breve per passare gran parte della giornata a fare un lavoro che non ci piace, anche quando questo è ben retribuito, e poi abbiamo capito che forse non è necessario restare chiusi in un ufficio per fare bene il nostro lavoro: lo smart working, tanto bistrattato prima, è diventato risorsa e, nel contempo, ha messo la giusta distanza dalla routine quotidiana, tale da acuire l’incapacità di sopportare determinate situazioni lavorative, accentuandone il distacco fisico ed emotivo.

Se, da una parte, l’insofferenza causata dal senso di costrizione e di solitudine ci ha obbligati a riflettere sul modo in cui stavamo vivendo, da un altro lato ci ha aperto la mente ad una nuova visione, un futuro migliore in cui noi siamo fautori, fino in fondo, del nostro destino e, una volta ripristinata la normalità (o quasi), ci ha resi meno inclini a sopportare situazioni costrittive.

Dev’essere sicuramente così, visto che uno studio di mercato fatto dalla Microsoft, nel marzo 2021, ha evidenziato che circa il 40% dei lavoratori a livello globale era intenzionato (o l’aveva già fatto al momento del sondaggio) a cambiare lavoro nel corso del 2021.

Questa tendenza è ancora più accentuata (quasi il 50% dei giovani intervistati) in quei paesi, come l’Italia, dove la percentuale di disoccupazione giovanile è altissima e dove i giovani godono di meno tutele rispetto ai lavoratori più anziani.

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Il lavoro assorbe tanto di noi e allora perché non impiegare il proprio tempo, energie e capacità per un progetto personale? O per un’azienda che sentiamo più vicina sotto l’aspetto valoriale e che riconosce opportunamente quanto valiamo?

In Italia, il fenomeno della YOLO Economy riguarda soprattutto quei lavoratori che hanno conoscenze digitali e le start-up ad alto contenuto tecnologico e creativo, come evidenzia uno studio del CRIF (Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria), che ha monitorato attraverso Margò, la sua piattaforma digitale per il supporto alla crescita del business delle imprese, le aziende costituite negli anni 2018-2021.

A crescere in Italia sono soprattutto le start-up innovative che, nel 2021, registrano un aumento del 40%  rispetto al 2019, seguite delle imprese neo-costituite con un solo dipendente (+34% rispetto al 2019), che nel 2021 sono arrivate a costituire il 93% del totale di tutte le imprese di neo-costituite nell’anno.

In Italia, come nel resto del mondo, il cambiamento non riguarda solo le start-up ed imprese di nuova costituzione, ma investe tutto il sistema: ad esempio, nel secondo trimestre del 2021 si è registrato un aumento dell’85% di dimissioni dal posto di lavoro.

Sicuramente un’inversione di tendenza in un paese che si definisce attaccato al “posto fisso” e ad un certo immobilismo lavorativo.

In altri paesi, come gli Stati Uniti, già abituati al lavoro flessibile, il fenomeno chiamato “Great Resignation” (Grandi Dimissioni) ha raggiunto il picco nell’aprile 2021, registrando il record di 4,0 milioni di Americani che hanno lasciato il lavoro.

Ma ci sono profonde differenze tra un paese come gli Usa, dove è normale avviare un’attività in proprio, e l’Italia, arrugginita dalla burocrazia e dalla pesante tassazione, con un’alta percentuale di disoccupazione giovanile e con 2 milioni di giovani che non studiano e non cercano lavoro (i cosiddetti NEET – Not in Education, Employment or Training).

Le sfide del futuro dovranno far conciliare il tradizionale mercato del lavoro con la spinta innovatrice della YOLO Economy, solo così il nostro paese sarà veramente competitivo sul mercato globale.

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