Signori e signore, benvenuti a Museica: l’irriverente museo di Caparezza

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Maddalena D'Amicis (115)

 

 

 

Le foto dell’articolo sono quelle della “Prima data del MUSEICA TOUR II di Caparezza a Taranto il 28 Febbraio 2015”, realizzate da Vincenzo Cuomo (vincenzocuomo83@hotmail.com) de L’A 50 millimetri.

11043137_10204971216992522_5415575415635488581_oRiparte da Taranto, dopo una breve tournée in Europa e l’esperienza negli USA, il Museica Tour di Michele Salvemini, in arte Caparezza, ispirato all’omonimo album e che gli è valso il Disco di Platino, il Premio Tenco ed il Onestage Award come miglior artista italiano alternative.

Museica, particolare neologismo coniato dall’artista per indicare il suo personalissimo museo, l’insieme delle sue opere migliori, in questo caso, opere musicali che si ascoltano con gli occhi, parafrasando le sue parole alla presentazione del tanto atteso disco, dopo l’uscita nel 2011 de “Il sogno eretico”.

Museica altro non è che la fusione di tre parole: Museo, Sei e Musica.

Il sesto disco di Caparezza, il suo Museo, il luogo dove sono raccolti oggetti d’arte ma anche veri e proprio pezzi di vita vissuta al suono di quel complesso ritmico-espressivo che sono i suoi versi ed i suoi accostamenti melodici.10733931_10204971263673689_5747046707839279261_o

Ogni brano ispirato ad un’opera d’arte, offre un punto di riflessione, sull’opera, sulla musica ma soprattutto sul mondo contemporaneo usato a pretesto per denunciare una situazione attuale, o semplicemente per raccontarlo, sempre sopra le righe ed alla maniera irriverente del rapper molfettese.

È proprio questa maniera poco convenzionale di raccontare e dipingere a suo modo la contemporaneità, che ha portato Caparezza ad essere un punto di riferimento per molti giovani italiani che puntualmente affollano i palazzetti e cantano le sue canzoni a squarciagola, e così è stato anche a Taranto.

La cosa che subito salta all’occhio apprestandosi ad un Pala Mazzola gremito di gente, è che il cantante non sia amato 10997710_10204971230152851_891862813198398946_osoltanto da giovani e giovanissimi, ma che ci si trova di fronte a gente di tutte le età e di tutti i tipi, a dimostrazione, che registri lessicali senza filtri, ritmi incalzanti, ritornelli tormentone, siano solo alcune delle caratteristiche che fanno di Caparezza,  un musicista sui generis che utilizza la musica sicuramente per spettacolarizzare ma soprattutto per lanciare messaggi sociali, trasversali a tutte le generazioni ed a tutte le classi.

Museica è molto più di un concerto, è un avvincente viaggio, una sorta di visita guidata all’interno del mondo di Caparezza, attraverso le passioni, le riflessioni e quella particolare ironia che da sempre lo contraddistingue, anche 887347_10204971248513310_6278729255157263238_oquando parla di temi scottanti come i disastri ambientali della nostra terra, anche quando utilizza il mito greco di Sisifo per descrivere la travagliata vita degli operai tarantini e dedicargli la sua “Eroe”.

Caparezza infatti, ha utilizzato molte volte la sua musica, naturalmente internazionale nelle sonorità ma locale nei temi seppur universali, per denunciare la situazione tarantina anche in tempi in cui il tema ambientale non era così tanto sentito dalla cittadinanza, stabilendo con i tarantini, un legame profondo e sentito.

Lo fa nel 2008 col brano “Vieni a ballare in Puglia”, lo fa partecipando al Concerto del Primo Maggio a Taranto, lo fa anche questa volta, scherzando con i dipinti del famoso artista barlettano Giuseppe De Nittis, durante il suo concerto, 10494888_10204971221032623_8472307586813952655_oed il pubblico, lo ricambia con affetto e partecipazione.

Difficile riuscire a raccontare ed a definire tutte le emozioni che il rapper pugliese riesce a suscitare durante la sua performance, perché definirla solo un concerto, sarebbe semplicistico, essa è infatti, un singolare accostamento di luci, suoni, immagini, colori ed esilaranti scenette tragicomiche che non smettono mai di far riflettere.

La spettacolare scenografia, essa stessa arte contemporanea, è fatta di imitazioni di opere d’arte, pianoforti che si aprono come dei libri, musicisti che suonano circondati da cornici di legno come se facessero essi stessi parte del museo, pezzi di quella vita che Caparezza tenta di raccontare attraverso la sua arte e l’arte dei suoi pittori preferiti.11043315_10204971217672539_4610554725010295318_o

Al centro c’è lui, con la sua singolare ironia fulminante, che prende in giro tutti e non risparmia nessuno, nemmeno se stesso, trascina lo spettatore nel suo paese delle meraviglie, in cui il tempo e lo spazio, non esistono più, in cui il tempo è scandito dagli orologi deformati di Dalì e la prospettiva è quella di Giotto.

Intanto sul palco, le epoche storiche si mischiano e s’intrecciano insieme ad azzeccati travestimenti, diventano macchie su una tela che l’artista imbratta, improvvisando una vera e propria 10866224_10204971219232578_9047204282569840753_operformance d’arte contemporanea, il cui risultato sono schizzi di colore su un quadro che poi verrà donato ad un fortunato tra il pubblico.

Nessuno viene risparmiato dalla sua satira graffiante, nemmeno Mirò e persino Hitler, mentre, compaiono enormi carte da gioco che si muovono a ritmo di musica e Capa canta “Teste di Modì”, sbeffeggiando il mondo dei mass media ed il pubblico si scalda con “Non me lo posso permettere”, canzone di denuncia sulla situazione italiana.

Nel frattempo, la metafisica di De Chirico è diventata uno spot pubblicitario sul Wellness ed un egocentrico Endy Warhol dà lezioni di Pop.

Caparezza stesso, dice d’amare l’arte che dissacra ed esso stesso diventa veicolo di quest’arte dissacrante, così ci si trova a constatare che la Gioconda ha i baffi, come nel dipinto di Duchamp, e la vita di Van Gogh diventa spunto per descrivere i giovani d’oggi, intanto ripudia la guerra parlando di Dadaismo, e “Comunque Dada”, ci ricorda sempre che l’arte non ha “Nessuna Razza”.11043437_10204971235032973_6787347697150131259_o

Si esce un po’ frastornati dal suo mondo denso di concetti, luci e suoni psichedelici, risate, balli sfrenati e citazioni colte, con l’impressione che per una volta, si è andati appresso al bianconiglio nel museo delle meraviglie di Caparezza, per una volta, si è provato ad assaggiare la pillola rossa di Morpheus e si è riusciti a vedere attraverso i suoi occhi e le sue canzoni, il mondo, com’è e come dovrebbe essere.

11025689_10204971233312930_7757144889059915463_oÈ sicuramente Caparezza il grillo parlante della musica italiana, quel pensiero scomodo a cui non vorremmo dare credito, quella coscienza che narcotizziamo tra social network e serate mondane, che a volte ci sussurra all’orecchio ed altre volte urla e si dimena su un palco ricordandoci sempre che “la maggior parte delle cose che animano questa Terra sono frutto di violenze, per sfuggire all’inquietudine di vivere si cerca di costruire una realtà parallela, si crea un mondo ideale; l’arte è salvifica, rende poetico il mondo”.

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