La Copertina d’Artista – Tutto è comunicazione 2020

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Una donna ci fissa diritto negli occhi, ha un megafono e delle strane extension applicate ai capelli, sicuramente è una manifestante, impegnata in una delle innumerevoli proteste esplose in questa fase post lockdown da coronavirus.

È strano, ma il megafono copre la sua bocca e parte del suo naso e, in un periodo di distanziamento sociale e dispositivi di protezione individuale, come quello che viviamo, quest’immagine non può non ricordarci che anche le mascherine coprono la stessa porzione di viso. Quindi, questa “anonima manifestante”, che potrebbe essere chiunque, e protestare per qualunque cosa, in una maniera sibillina e curiosa ci immerge nell’attualità più stringente.

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Credo che questa voglia di celare l’identità della protagonista dell’opera sia stata una scelta non casuale da parte dell’artista. Gli occhi di questa manifestante ci fissano, ci scrutano, quasi ci sfidano, eppure noi non possiamo distogliere lo sguardo, siamo calamitati, catturati, forsanche sedotti ed inquietati da questa donna che ci trafigge con i suoi occhi e che sembrano scavare nella nostra più recondita intimità.

Fra tutte le domande che si affollano nella nostra testa, una prende il sopravvento su tutte le altre, ed è: “quale sarà mai la protesta a cui prende parte questa manifestante?”.

Incuriositi e smaniosi di scoprirlo, ci concentriamo sulla scena, che però non ci aiuta più di tanto a capire la causa per cui si batte questa giovane donna. L’artista, e lo capiamo proprio dallo sfondo, ha utilizzato la tecnica del collage, ed infatti la scenografia, le strane extention dei capelli, il viso e addirittura il megafono sono formati da piccole strisce di carta accuratamente selezionate e tagliate per comporre un meta-racconto, un racconto nel racconto.

Bond Mes Bond, 2020.
Bond Mes Bond, 2020.

Queste strisce di carta, tagliate così fini da sembrare gli sfilacci di una distruggi documenti come quelle presenti negli uffici, sono il definitivo colpo di coda che l’artista di questo mese, Paola Montanaro (classe 1969), ci assesta. Come in una di quelle word-cloud che troviamo nelle immagini di Google, l’opera addensa e stratifica altri significati, come nella migliore tradizione Pop, è insieme immediata e complicata, semplice ma pure complessa, chiara ma anche difficile.

Ma capire la tecnica non ci aiuta ancora a capire la natura della protesta, potrebbe essere una contro il razzismo, oppure contro l’ennesimo monumento ritenuto politicamente scorretto, od ancora la protesta di una qualunque di quelle categorie di lavoratori e commercianti ridotte sul lastrico da più di due mesi circa di chiusura e lockdown?

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La comunicazione è diventata centrale nella vita di tutti noi ed è cambiata molto nell’ultimo periodo a causa dell’epidemia. Abbiamo assistito all’esplosione di nuove piattaforme digitali come Zoom, alla comparsa degli scienziati nei talk show televisivi e ad una comunicazione di brand incentrata su valori diversi rispetto al recente passato.

Forse il titolo può trarci d’impaccio, ed aiutarci a collocare correttamente manifestante, causa e protesta; l’opera si intitola “Urlo”, e d’un tratto un’illuminazione ci abbaglia, le nostre lezioni di storia dell’arte durante le scuole superiori ci ricordano lo sconvolgente “Urlo” (o Grido) di Edvard Munch, il geniale pittore norvegese che nel 1895, sul finire del secolo, dipinse una serie di quadri dai colori pastosi e tinte fosche che ritraevano un uomo in primo piano che, guardando in faccia lo spettatore, si contorceva in un urlo di disperazione. Munch dava sfogo alle angosce esistenziali di fine secolo, tecnologia e scienza galoppavano velocemente, il capitalismo si affermava in tutto il mondo, il divario fra ricchi e poveri aumentava e all’orizzonte si addensavano le nubi del primo conflitto mondiale. Insomma, il quadro dell’artista norvegese era un ritratto della condizione dell’uomo di fronte al progresso ed alla tecnologia ed insieme il presagio di una catastrofe che stava per arrivare.

Sepulveda, 2020.
Sepulveda, 2020.

E la nostra artista Paola Montanaro cosa vuole presagire?

Forse che in un mondo iperconnesso e virtualizzato come il nostro, dove abbiamo più informazioni di quelle che riusciamo ad analizzare, più foto di quelle che riusciremmo mai a guardare e un autentico surplus di comunicazione, comunque alla fine non riusciamo a dare priorità ed importanza o quantomeno a scegliere le informazioni corrette, importanti o quanto meno più utili per noi?

Oppure, l’Urlo della nostra artista ci racconta che per fare emergere una protesta, un messaggio, dal confuso rumore di fondo della comunicazione odierna, abbiamo bisogno necessariamente di un megafono?

O, infine, che dobbiamo rassegnarci al fatto che i poteri forti hanno compreso che, nel mondo virtuale e non, la censura non deve più oscurare o rimuovere una giusta causa o un messaggio, ma basta che lo sommerga, anzi lo affoghi, in una marea indistinta e confusa di altre informazioni perché, di fatto, non sia più visibile?

Marlene Dietrich, 2016.
Marlene Dietrich, 2016.

Credo che lo scopo, sotteso a questa bellissima opera, consapevole o inconscio che sia, è quello di farci capire l’importanza dei concetti di “attenzione” e “concentrazione”, qualità che i neurologi ci dicono siano drasticamente diminuite negli ultimi 10 anni, passando dai 10 secondi circa a meno di 5; l’opera densa, stratificata e magnetica della Montanaro ci esorta a fermarci, a riflettere, a concentraci, e così facendo ci aiuta a districarci ed orientarci nel mondo d’oggi.

L’arte contemporanea quindi, come mappa e bussola, o se preferite come navigatore, strumento privilegiato per indicarci il cammino, accompagnare i nostri viaggi, e, perché no, anche le nostre cause e le nostre proteste. Un tool, uno strumento, quello dell’arte, che spesso dimentichiamo di utilizzare, ma che può essere quello più importante che abbiamo nella nostra cassetta degli attrezzi, qualunque sia la nostra professione. La bellezza forse non salverà il mondo, ma di sicuro può aiutarci a vivere meglio e più “consapevolmente” le nostre vite, e quindi, alla fine, un poco ci salva.

foto-profiloPaola Montanaro classe 1969, originaria di Massafra, ma residente a Lecce, dove vive ed opera. Appassionata fin da giovane di disegno e fotografia, intraprende studi prettamente scientifici che però le forniranno una base essenziale ed originale per la sua ricerca artistica. All’inizio è la grafica che l’avvicina all’arte, ed un materiale che più di tutti caratterizzerà la sua cifra stilistica: la carta. Utilizzata dapprima come supporto, diverrà in seguito, sminuzzata, tagliata e frammentata, materia e mezzo privilegiato per comporre le suo opere artistiche, che vedranno nel collage di carta l’approdo definitivo dell’artista.

Composizioni meticce sospese fra grafic art, illustrazione e pop art, i lavori della sua ultima produzione si concentrano sulle tematiche sociali, politiche e dell’attualità che diventano, in virtù della tecnica usata, vere meta-opere, con un significato palese ed uno, o molti, nascosti nelle scritte delle strisce di carta che l’artista ritaglia dalle riviste. Una sfida posta alla nostra capacità di fermarci, concentrarci e scoprire tutti i significati dell’opera.

Per informazioni e per contattare l’artista Paola Montanaro: paolamontanaroart@gmail.comwww.paolamontanaro.com – Instagram: paolacollageart

Ultime mostre

2019

ARTE MUSA, 1ª edizione Concorso Letterario Germinazioni Arte – Scrivi un quadro d’autore, Lecce;

2018

I Collage di carta, in collaborazione con GeoArk // Arte e Arredo e Antonio Palma ph;

Lecce Bene Comune Incontro di lettura de #ilpaneelerose “Per raccontare la realtà con le immagini” – “Dall’autoritratto alle foto di una irrecuperabile ribelle”;

Collettiva a tema libero in occasione dell’inaugurazione della nuova sede di Labirinti Artistici, Lecce;

2017

Lecce Fashion Night, Partecipazione, con Madmood, alla serata targata “Confindustria Lecce Fashion Night”;

MUST Museo Storico della città di Lecce – Esposizione di un’opera, omaggio al fotografo Steve McCurry, in occasione della serata inaugurale della mostra fotografica e incontri a tema, a cura della Pro Loco di Lecce;

Itinerari Rosa Pro Loco in Puglia tra cielo e… mare, Open Space Palazzo Carafa, Lecce.

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi alla selezione della sesta edizione di questa interessante iniziativa scrivendo ed inviando un portfolio alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

 

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