Anche quest’anno mi hanno fatto notare che iniziare ad addobbare casa a metà novembre con delle luminarie da stadio sia uno spreco di energia.
Ma il Natale “consumistico” sarà davvero così peggiore?
Come in tutte le ricorrenze il DIY (do it yourself) va per la maggiore. Si apprezzano sempre di più i materiale di riciclo, i centrotavola con le pigne, gli addobbi con le foglie del bosco. Poi però si finisce per comprare il necessario su Amazon perchè le pigne “da campo” sono troppo imperfette e le foglie degli alberi troppo gialle e umide. Così anche il riciclo diventa business.
L’altro grande cavallo di battaglia del consumismo sono i regali, da fare per forza.
Non so quante persone ricevano doni tutto il tempo dell’anno, ma di solito servono le feste per far pensare a qualcuno ad un presente. E se non ci fossero queste occasioni, non si darebbe tutto per scontato?
Nessuno di noi ormai ha più davvero “bisogno” di qualcosa, quindi come è possibile fare a meno di questi 10 miliardi di introiti, milione più milione meno (Dati Codacons) che amplificano i consumi e aiutano a pagare la tredicesima di così tante persone?
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Aggiungo poi che il nostro Smart Marketing è uno dei pochi magazine che non ha una sezione dedicata alla “Dieta dopo le feste” che è diventata un must di gennaio. Amazon annovera oltre 40.000 libri dedicati mentre IBS supera i 5.000. L’Associazione Italiana Distrurbi dell’Alimentazione e del Peso valuta il business del dimagrimento pari a 55 miliardi di dollari a livello mondiale.
Se poi aggiungiamo gli abiti per le feste, gli introiti per i locali, pranzi e cenoni, che mondo sarebbe senza il Natale? Ora anche il maglione trash è diventato motivo di orgoglio durante le cene aziendali con tutte le campagne marketing dei produttori.
Accendere la TV e vedere tutti questi spot innevati e tintinnosi mette di buon umore. A volte il problema, lo ammetto, è quando inizia il film. Sempre quello, sempre quelli, con i soliti protagonisti usciti dagli Anni ’80-’90.
Ma la vera festa è quella che parte dal cuore, non dall’esteriorità, ribattono in molti.
Quindi sì, alla beneficenza. Ma senza scomodarmi troppo. Uno dei punti che spesso si leggono sui siti no profit è la detraibilità fiscale delle donazioni. Insomma, scelgo il bene per gli altri che fa bene anche a me. E poi, c’è sempre il bilancio sociale e la web reputation.
Il Natale poi è diventato la festa del politically correct.
Augurare Buon Natale, con un chiaro riferimento religioso, sembra demodè se non addirittura offensivo per le altre culture. Sarà, ma a me sembra che a tutti piaccia stare a casa dal lavoro per le “Vacanze di Natale”.
E dove li mettiamo tutti i buoni propositi per l’anno nuovo?
Certo, non possiamo rispettarli tutti! Altrimenti in questi millenni di storia avremmo imparato a rispettarci e non farci più la guerra.
Quindi, sapete che vi dico, anche quest’anno accendo le mie luminarie da stadio, ma con l’energia che proviene da fonti rinnovabili, costruisco le casette del Presepe con le scatole delle scarpe, accendo a tutto volume le canzoni del Natale e aspetto che Gesù Bambino porti i doni. E spero che questo basti a scaldare il cuore a tanti (finti) Grinch.
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