Se c’è una capacità che indubbiamente possiamo riconoscere agli artisti, e all’arte più in generale, è quella di essere in grado di capire prima degli altri i cambiamenti in atto nella società, interpretarli e diffonderli attraverso il loro lavoro, le loro opere e il loro agire. È il caso della “Net art”, un movimento artistico nato agli inizi degli anni ’90, in concomitanza con la prima vera diffusione della rete internet nel mondo, figlia di costi mediamente più accessibili e quindi alla portata di tutti.
Certo, non c’era la fibra ed il suo utilizzo era accompagnato da QUELL’INDIMENTICABILE suono (o meglio rumore) proveniente dai primi modem per uso domestico, ma questa è un’altra storia.
Anzi, per i più giovani, è proprio Storia.
Gli artisti che si rifanno alla Net art realizzano le proprie opere utilizzando linguaggi di programmazione, connettendo tra loro differenti contenuti multimediali e soprattutto fanno della condivisione, dell’accessibilità e della interazione, il loro mantra.
C’è chi fa una differenziazione tra Net art e Web Art, identificando quest’ultima come quella pratica di propagare attraverso il web, ed in forma digitale, i lavori artistici concepiti però precedentemente nel mondo fisico.
Al netto di queste differenze, c’era e c’è comunque la volontà di creare un mercato parallelo rispetto a quello canonico fatto di Gallerie e Musei. Un nuovo mercato creato dal basso e dalla rete.
Bene, detto questo, cosa vi fanno pensare concetti come contenuti multimediali, condivisione, accessibilità, interazione e “dal basso”? La risposta è abbastanza semplice: al web 2.0 e ai social network. Solo che questi artisti sperimentavano tutto ciò agli inizi degli anni ’90.
Una sola parola mi viene da dire: precursori o, se preferite, visionari.
Oggi, a distanza di più di vent’anni, sono appunto il nostro pane quotidiano: la condivisione e libero accesso ai contenuti, la nascita di nuove figure professionali come i Social Media Manager anche nel settore culturale ed all’interno dei circuiti tradizionali, o ancora, nuovi sistemi per creare mercati alternativi grazie alla rete.
Buona lettura.
Ivan Zorico