Come il linguaggio dell’amore influenza le nostre relazioni

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Come il linguaggio dell'amore influenza le nostre relazioni

Il buon vecchio Platone soleva dire amareggiato che “l’amore è una malattia mentale seria”. E onestamente, come dargli torto?

Il sentimento amoroso è stato studiato scientificamente, decantato dai poeti, analizzato in laboratorio, valutato psicologicamente e in tutti i campi ha confermato la sua natura. Uno stato confusionale ed estatico che impossessa l’essere umano, si dice almeno una volta nella vita. Crediamo dipenda tutto dal cuore perché i suoi battiti accelerano e perché dal petto si dirama un fremito tanto impulsivo quanto totalizzante. In realtà è il cervello, che imponendo dei livelli bassi di serotonina, ci trasporta nel magico mondo dell’amore, molto simile alle dinamiche di chi soffre di depressione o sindromi ossessivo compulsive. Ci tranquillizzi sapere che tendenzialmente si guarisce entro due anni, se non si viene lasciati prima (in quel caso il decorso si allunga per altri motivi).

Ma un’analisi interessantissima che si vuole approfondire in questa sede riguarda la valutazione del linguaggio del sentimento, ovvero come le definizioni che si usano per comunicare l’amore possano influenzare la nostra valutazione dell’amore stesso. La letteratura è piena di frasi languide e poemi tragici che ci raccontano di storie dolorose e di follie tra amanti. Da Shakespeare a Calderon De La Barca ci ricordano che l’amore può essere definito tale solo se capace di farci fare pazzie.

Come il linguaggio dell'amore influenza le nostre relazioni

Ricapitolando, la scienza ha fatto le sue analisi e ha dichiarato che l’uomo innamorato è paragonabile ad un folle. Dai filosofi antichi ai poeti più moderni tutti concordano sulla necessità di non essere tanto sani di mente quando ci si innamora. E noi? Noi comuni mortali come parliamo di amore nel nostro gergo quotidiano? Quando ci confidiamo con un amico o raccontiamo la nostra storia, come comunichiamo il nostro sentimento? Le più comuni citazioni sono:

  • è stato un colpo di fulmine
  • sono caduto tra le sue braccia
  • sono innamorato pazzo
  • mi piace da morire
  • brucio di passione
  • ho perso la testa
  • sono disperatamente innamorato

Chiaro il concetto? Usare termini come brucio, caduto, pazzo, disperato insinua nel nostro cervello un legame stretto e profondissimo tra amore e sofferenza. Si è capaci di arrivare al paradosso più assurdo di pensare che se si soffre per il legame con un’altra persona sarà amore di sicuro. Anzi, più soffri più la relazione è importante! Questo atteggiamento, esplosivo in età adolescenziale, permane tuttavia anche da adulti avendo ormai assimilato il concetto errato di amore = dolore. Come se non bastasse il messaggio successivo è “che duri per sempre!”. Praticamente una condanna degna dell’Inferno dantesco. Per carità salvateci!

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La comunicazione può aiutarci. Un linguaggio accorto e chiaro può assumere una valenza straordinaria nella nostra interpretazione degli avvenimenti della vita. Parlare di una circostanza, in questo caso il sentimento, in termini di dispiacere o gioia può arrivare a creare un assetto mentale capace di influenzare i nostri comportamenti.

Due linguisti americani contemporanei, Mark Johnson e George Lakoff, hanno suggerito di modificare le metafore con cui ci riferiamo all’amore per modificare la natura dei nostri pensieri. Se è vero che è l’essere umano che crea la realtà intorno a sé attraverso le sue valutazione e il suo modo di comunicarle agli altri, è altrettanto vero che migliorare il linguaggio tematico migliora la valutazione del mondo circostante. I due studiosi suggeriscono di “vivere l’amore come un’opera d’arte collaborativa” ovvero impostare una visione costruttiva del sentimento amoroso non come qualcosa che “accade per caso”, “ci cade addosso”, “è imprevedibile” ma come una scelta. Una preferenza sentita verso un’altra persona alimentata da aspettative realistiche di convivenza e reciproca armonia. Questo adattamento di Johnson e Lakoff non vuole eliminare il sentimento romantico e istintivo che nasce tra due persone ma, al contrario, vuole riformulare la relazione in un’ottica di creazione della propria felicità e non di sudditanza della realtà. Una nuova forma di comunicazione, maggiormente consapevole e più positiva, può concedere la possibilità di vivere con concretezza e modificare l’equazione della coppia in amore = felicità.

Il linguaggio rimane fondamentale per l’interazione tra gli uomini ma attenzione a non farsi dominare. La comunicazione è uno strumento e come tale deve essere usato con intelligenza e ardimento a servizio della mente. Quando accade il contrario, quando il cervello viene suggestionato da modi di dire, consuetudini sociali, espressioni tradizionali, si può cadere in tentazione, ma in quella sbagliata!

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