Vieni a ballare in Puglia: gli eventi musicali come attrattori del turismo regionale.

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Sono passati ormai quindici anni da quando Caparezza compose la sua “Vieni a ballare in Puglia”, quindici anni in cui la sua ironica denuncia sulle tante contraddizioni di una terra bellissima dal punto di vista di chi, come il turista, la vive solo di passaggio, soffermandosi sullo svago offerto dei tanti eventi musicali (che si moltiplicano durante i mesi estivi), oppure dalle bellezze naturalistiche che questa terra offre, senza curarsi di chi la abita e si scontra ogni giorno con le morti bianche, lo sfruttamento del lavoro nero, la mafia e l’inquinamento, con il conseguente ricatto tra salute e lavoro.

Denuncia che fece infuriare ed indignare l’establishment regionale che, all’epoca, muoveva i primi passi nella promozione del turismo pugliese e cercava di creare quella credibilità tale da attirare turisti e nuovi investitori e che quindi non vedeva di buon occhio sarcasmo, ironia e canzoni di denuncia sulle problematiche della regione, che c’erano e ci sono ancora, ma non hanno impedito la rapida ascesa del settore turistico e culturale, anzi, semmai lo hanno favorito, spingendo la classe dirigente ad intervenire per migliorarne le condizioni.

Come accade infatti per molte canzoni, della denuncia passò ben poco, e “Vieni a ballare in Puglia” da riflessione si trasformò nel tormentone dei vacanzieri attirati e distratti dal ritornello orecchiabile e ballabile, diventando essa stessa veicolo promozionale; fu persino eseguita da Caparezza sul palco del concertone della Notte della Taranta del 2008, proprio in quell’evento che la canzone “velatamente” scherniva.

Nei quindici anni successivi le presenze turistiche in Puglia sono cresciute a livello esponenziale grazie anche, ma non solo, alla promozione di eventi musicali che portano artisti nazionali, ma soprattutto internazionali, ad esibirsi sui palchi pugliesi in festival creati ad hoc per poterli ospitare e che, ormai, fungono da attrattori turistici a livello internazionale.

MEDIMEX – International Festival & Music Conference, Locus Festival, Notte della Taranta, Valle d’Itria Music Festival, Multiculturita Summer Festival, Cinzella Festival, ma anche Uno Maggio Libero e Pensante, SEI – Sud Est Indipendente Festival, Giovanni Paisiello Festival, Porto Tubino, Tremiti Music Festival, Viva! Festival, Oversound festival sono solo alcuni dei Festival finanziati dalla Regione Puglia o completamente indipendenti che attirano estimatori della musica di tutti i generi, dalla Classica al Folk, dal Rock al Pop, generando un indotto da milioni di euro.

Basti pensare ad eventi come La Notte della Taranta, che, ad esempio, nel 2022 ha registrato presenze da record: oltre 200.000 persone hanno assistito al concertone finale del festival che, come tradizione, si svolge nel caratteristico borgo salentino di Melpignano, contribuendo a far registrare il “tutto esaurito” tra le strutture ricettive limitrofe.

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Mai come in questo periodo, per via della campagna “Open to Meraviglia”, si sente parlare di marketing e turismo. E, quest’ultimo, è certamente uno di quei settori che ha maggiormente subito gli effetti della pandemia e che rappresenta un asset molto importante per il nostro Paese.

Non solo musica, enogastronomia, attenzione alla sostenibilità, valorizzazione delle tipicità locali e delle bellezze naturalistiche, artistiche e architettoniche unite ad una massiccia campagna di comunicazione per promuovere e far conoscere la Puglia nel mondo, ma anche tanti investimenti nel settore turistico e culturale resi possibili dall’utilizzo dei Fondi Europei; si stima infatti che dal 2015 (anno in cui venne introdotto Puglia365 – Piano Strategico Regionale del Turismo e della Cultura) al 2022 siano stati investiti in Puglia complessivamente 1,36 miliardi di euro in Cultura e Turismo (fonte: Regione Puglia).

Più in generale, nel 2022 la Puglia recupera il movimento turistico pre-pandemia per via della ripresa del turismo internazionale (+8,5 % gli arrivi e +11% le presenze dall’estero rispetto al 2019), aumentando anche il tasso d’internazionalizzazione (gli stranieri sul totale dei turisti), che cresce per gli arrivi di 2 punti percentuali rispetto al 2019 e di circa 9 punti rispetto al 2015.

Nel 2021 (ultimo dato annuale disponibile), inoltre, la Puglia si classifica prima regione del Sud d’Italia per arrivi turistici, superando Sicilia e Campania, mentre nel 2022 la Puglia ha registrato oltre 4,2 milioni di arrivi e 15,7 milioni di presenze, facendo registrare anche un aumento dell’occupazione: il numero di addetti nel settore turistico è cresciuto del 10%, mentre le imprese coinvolte nel comparto turistico hanno registrato un aumentano del 6% (fonte: Regione Puglia – Report Febbraio 2023 dell’Ufficio Osservatorio di PugliaPromozione).

Secondo una nota sulle previsioni dei flussi turistici nel 2023 di Demoskopika (istituto di ricerca economica e sociale specializzato in indagini di mercato e sondaggi di opinione) in Puglia si prevedono 16,3 milioni di presenze (+10%) mentre la spesa turistica stimata ammonta a 2.326 milioni di euro (+23,1% rispetto al 2022), e nei primi due mesi dell’anno, appena trascorsi, è già record di passeggeri nei due principali aeroporti pugliesi (Bari e Brindisi), che hanno superato un milione di passeggeri in transito nei primi due mesi del 2023 (Fonte Aeroporti di Puglia).

Anche se sappiamo bene che per ogni euro investito in cultura si generano circa 4 euro di fatturato dell’indotto e che la Regione Puglia è considerato ormai un case study di come si possano utilizzare i Fondi Europei, ed in generale i fondi pubblici, per creare ricchezza o rilanciare un territorio che non registrava nessuna crescita da decenni, a mio avviso la rivoluzione avvenuta in Puglia non è solo un mero caso da studiare (e replicare altrove) dal punto di vista economico.

Per chi è nato ed è sempre vissuto in questa terra, come me, e ne conosce tutti gli aspetti, le potenzialità e i punti di debolezza, il caso pugliese è la storia di una rivoluzione sociale e culturale che parte dal basso, e proprio dalla riscoperta e valorizzazione delle tipicità musicali, e che è solo stata aiutata dagli investimenti pubblici, è una rivoluzione di coscienza e consapevolezza che parte dal presupposto che questa regione non ha nulla da invidiare a più blasonate (dal punto di vista dell’offerta turistica) e ricche regioni del nord e del centro Italia.

I pugliesi, col tempo, si sono tolti di dosso la convinzione di essere il fanalino di coda d’Italia per diventare locomotiva trainante di idee e sviluppo; il vero capitale sociale della Puglia sono le persone, le loro storie personali che diventano storia collettiva, la Formazione, l’Università, le tante associazioni che ogni giorno si prodigano per migliorare e promuovere ogni pietra, ogni via e divulgare le idee e la bellezza, l’unico patrimonio su cui veramente investire.

La visione delle istituzioni, così come hanno fatto quelle pugliesi, è stata quella di guardare avanti, guardare al lungo periodo senza preoccuparsi troppo dei risultati del breve, facendo un investimento non solo economico ma sulle persone: sono nati così i progetti sullo sviluppo della cittadinanza attiva (Puglia Capitale Sociale), quelli sui processi partecipativi (Puglia Partecipa) e tutte le iniziative rivolte ai giovani (Bollenti Spiriti, Laboratori Urbani, Luoghi Comuni), solo per citarne alcune.

È davvero tutto così bello? Va davvero tutto bene in Puglia?

Per me che vivo questa regione e ne vivo idee ed i fermenti, forse sì, seppure è difficile ignorarne i tanti contrasti e le tante deficienze di un sistema davvero complesso; dal punto di vista oggettivo, c’è ancora tantissimo da migliorare, la disoccupazione giovanile (anche se in discesa rispetto agli anni scorsi) è al 32% e il PIL pro-capite regionale la vede tra gli ultimi posti in classifica tra le regioni italiane.

Il turismo è una parte importante del PIL regionale ma non basta, ogni settore deve essere a modo suo trainante, ognuno degli attori locali deve fare la propria parte, ogni cittadino è un tassello fondamentale di una regione molto variegata e con forti squilibri ed il turismo, in questo senso, ne è lo specchio, diviso tra aree fortemente turistiche ed aree in cui la vocazione turistica non si è ancora sviluppata.

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Maddalena D'Amicis
Esperta di Marketing e Comunicazione d’Impresa e di Marketing Culturale per la Valorizzazione dei Sistemi Ambientali e Culturali (S.A.C.). Da sempre appassionata di musica, cinema e nuove tendenze, ha militato in diverse associazioni organizzando eventi ed è stata Direttrice di produzione per alcuni cortometraggi. Nel 2012 fonda a Taranto l’Associazione di Promozione Sociale ERIS e dal 2014, è Responsabile del Laboratorio Urbano Mediterraneo/Presidio del Libro di San Giorgio Jonico (TA), in cui organizza eventi e corsi di formazione. Dopo quasi vent’anni di attività concertistica in veste di corista e polistrumentista, nel 2015, fonda l’Associazione Culturale MUSICA HISTORICA, con l’obiettivo di preservare e valorizzare la musica antica, con un occhio di riguardo per la musica medievale.