Speciale: Intervista a Riccardo Pacifici – Presidente della Comunità Ebraica di Roma

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Il Presidente della Comunità ebraica di Roma - Riccardo Pacifici

Ivan Zorico (319)

 

 

 

Il Presidente della Comunità ebraica di Roma - Riccardo Pacifici
Il Presidente della Comunità ebraica di Roma – Riccardo Pacifici

Come recita una delle frasi presenti sulla homepage del sito internet della Comunità Ebraica di Roma, quella romana è “la più antica comunità ebraica del mondo occidentale e vanta una ininterrotta presenza nella città da oltre 2000 anni”. La Comunità Ebraica di Roma è un ente senza scopo di lucro, molto attivo in ambito sociale e culturale, che si adopera per soddisfare le esigenze associative, ricreative e socio-culturali degli ebrei romani. Un Ente che fa ampio uso delle nuove tecniche di comunicazione per divulgare i propri messaggi e per dare risalto alle iniziative messe in campo, come si può vedere dall’utilizzo dei maggiori social network e dall’aggiornamento costante del portale istituzionale. In quest’ottica il Presidente Riccardo Pacifici si è mostrato sin da subito disponibile a parlare con noi e a rispondere alle nostre domande sul ruolo centrale delle nuova tecnologie per il proliferare degli estremisti e sulla possibile minaccia terroristica in Italia.

I regimi totalitari, di ieri e di oggi, hanno sempre utilizzato la comunicazione quale arma molto efficace per divulgare valori a forte matrice xenofoba. Quale potrebbe essere una strategia utile per far fronte al dilagare di certe ideologie?logoCerBlu

L’informazione digitale è un grande passo in avanti nel progresso dell’umanità, ma come tutte le evoluzioni cova aspetti terribili che si affiancano alle importanti potenzialità. Senza etica, senza deontologia, tutto diviene distruttivo. Così è anche la comunicazione on line. In Rete proliferano i razzisti e la xenofobia. Li combattiamo in due modi. Prima di tutto attraverso la divulgazione di informazioni corrette che possano ristabilire la verità, smascherare le grandi bugie su cui poggiano le ideologie estremiste. E poi attraverso la legge: il cybercrime è già reato in numerosi Paesi europei e anche l’Italia è pronta a recepire la normativa che permette di mettere dietro le sbarre i propagatori di odio. Inoltre, l’applicazione della Legge Mancino inizia coinvolgere anche i delinquenti digitali.

In questi anni stanno proliferando (soprattutto tra i più giovani) siti internet e profili social che hanno come oggetto vecchi e nuovi populismi. Di contro, qual è il vostro rapporto con le nuove tecnologie e che uso fate dei nuovi media per promuovere ben altri valori?

Internet è un grande canale per promuovere la cultura. Sui social network e sui siti di informazione on line puntiamo a due aspetti: raccontare la nostra cultura millenaria e far conoscere gli ebrei di oggi.

Che azioni metterete in campo in occasione della “Giornata della memoria”?

Nella nostra mente ci sono le scuole, i giovani, il futuro. Andremo in ogni luogo del Paese dove sarà possibile incontrare i ragazzi per spiegare quale orrore è stata la Shoah. E poi abbiamo le classiche celebrazioni del 27 gennaio assieme alle Istituzioni, dal Quirinale in giù.

DSC_0195Quali sono le sue considerazioni sui terribili fatti di Parigi con tutte quello che ne consegue, da Charlie Hebdo alla grande manifestazione tenutasi, successivamente nella capitale francese, contro il terrorismo? Vede delle similitudini con il passato?

Intanto, purtroppo, non sono morti solo dei giornalisti. Ma anche ebrei e poliziotti. Piangiamo tutti allo stesso modo. Il terrorismo cova in Europa da molti anni e ora la Francia si scopre ferita. In realtà la Francia, come gli altri Paesi del Vecchio Continente sono feriti da tempo. Quando gli estremismi puntano il dito verso Roma guardano soprattutto alla culla della cristianità. Ebrei e cristiani devono preoccuparsi assieme agli islamici e con gli islamici devono trovare il modo di scacciare via il tumore del terrorismo. Con il passato non ci sono similitudini, ma i terroristi sono tutti uguali.

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