É uno strano Babbo Natale quello della Copertina d’Artista di questo numero del nostro mensile, che, come sanno i nostri lettori più fedeli, ogni Novembre fin dalla nascita si intitola “Il Natale che verrà”.
Riconosciamo delle sembianze squadrate e delle componenti meccaniche e capiamo subito di trovarci davanti ad un robot, anzi, vista la prospettiva dal basso verso l’alto, siamo quasi sicuri che si tratti di un robottone gigante tipo “mecha” come Mazinga Z, Daitarn 3 o Gundam.
Il nostro Babbo Natale robot ha il classico vestito rosso e bianco, il cappello, e addirittura sembra reggere con uno dei suoi arti superiori quello che sembra, a tutti gli effetti, un campanaccio.
Ma al di là della resa di questa opera, perfettamente a tema con il titolo, Il Natale che verrà (infatti cosa ci può essere di più futuro di un Babbo Natale robot?), o della scelta della tavolozza dei colori, tutti giocati sui toni caldi del rosso e arancio, e al di là della composizione e messa in scena dell’opera, che invita davvero il nostro sguardo a vederla e non solo a guardarla, ciò che rende questa Copertina d’Artista davvero speciale è il suo autore, perché non si tratta di un uomo, né di una donna, né di un genere fluido: no l’autore di questa bellissima copertina è un’Intelligenza Artificiale, insomma si tratta di una macchina.
La Copertina d’Artista del numero 103 di Smart Marketing realizzata dall’Intelligenza Artificiale “Dream” di WOMBO.
Infatti per realizzare questa straordinaria Copertina d’Artista mi sono avvalso di una di quelle “Generative AI” di cui tanto si sta parlando sul web, soprattutto nell’ultimo anno.
Nello specifico ho utilizzato l’applicazione “Dream” di WOMBOche permette, gratuitamente, di realizzare autentiche opere d’arte utilizzando una serie di parole chiave e scegliendo uno stile artistico da un elenco preesistente.
Il Natale porta in superficie sentimenti e stati d’animo unici. Ovviamente non c’è nulla di nuovo in queste parole. Tutti lo sanno, compreso i brand. Ed è proprio su questo tipo di sensazioni che le aziende puntano per influenzare legittimamente le nostre scelte d’acquisto.
Per realizzare questa Copertina d’Artista ho dovuto smanettare un paio di ore al fine di prendere dimestichezza con lo strumento, ma poi, individuato il pattern di parole chiave più adatte e lo stile migliore, sono riuscito a realizzare una 20ina di copertine davvero belle, fra le quali, alla fine, ho scelto (coadiuvato dall’amico Ivan Zorico) quella che vedete e che fa bella mostra di sé sul numero 103 del nostro magazine.
Le altre immagini che corredano questo articolo sono alcune fra le altre prove più convincenti che l’AI è riuscita a realizzare, inoltre qui sotto nel box ho inserito la scheda tecnica dell’opera, che permette di capire sia le parole chiave che ho usato che lo stile che ho adoperato.
TITLE
The Christmas to come (13)
CREATED BY
Raffaello Castellano con l’Intelligenza Artificiale “Dream by WOMBO”
PRODUCTION YEAR
2022
DREAM STYLE
Surreal
PROMPT
“christmas, future, tomorrow, robot, christmas gift, santa claus,”
Come sempre, l’ispirazione a realizzare la prima Copertina d’Artista del nostro mensile generata dall’A.I., mi è arrivata da una delle mie (tante) passioni, in questo caso per il fumetto che compro e leggo dal 1992: Nathan Never, che per l’ultimo albo in edicola, il n° 379, ha pubblicato un’edizione variant con una cover alternativa realizzata da Sergio Giardo (l’attuale copertinista ufficiale della serie), che ha utilizzato il programma Midjourney, un’intelligenza artificiale capace di creare immagini a partire da un testo.
Le prove per la Copertine d'Artista realizzate dall'Intelligenza Artificiale.
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Insomma, questa Copertina d’Artista è speciale perché non solo dimostra quanto siano diventate performanti e raffinate le intelligenze artificiali, ma anche quanto queste possano essere dei validi strumenti nelle mani degli artisti, giornalisti e creativi di ogni tipo.
Pensate cosa avrebbe potuto fare un artista smanettando lo stesso tempo che ho impiegato io, ma con una sensibilità e competenza artistica maggiori delle mie.
Credo che in un futuro molto prossimo, 2, 3 anni al massimo, tutti quei creator trarranno grande beneficio dall’interazione delle proprie competenze verticali e trasversali con quelle proprie della A.I. Generative, che diventeranno strumenti di uso comune per incrementare la quantità e la qualità dei propri contenuti.
Insomma, un domani più lontano le AI diventeranno senzienti e magari ci distruggeranno, ma per adesso sembrano essere l’ennesimo strumento che può espandere la nostra creatività e permetterci di superare le nostre possibilità.
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Il Natale che verrà 2022 – L’editoriale di Raffaello Castellano
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Il Natale, inutile negarlo, è una festa (forse l’unica vera festa) che ci fa tornare tutti un po’ bambini: le vetrine dei negozi addobbate a festa, le strade illuminate, la voglia di stare insieme a parenti ed amici, i mercatini di Natale, i profumi ed i suoni concorrono a creare in noi quel desiderio di “nostalgia” che ci catapulta nella nostra infanzia, quell’età dell’oro nella quale le uniche preoccupazioni erano che regali chiedere a Babbo Natale e quanti dolci riuscivamo a mangiare prima di star male.
Oggi siamo grandi, siamo maturi, siamo cittadini “integrati”, ma siamo anche tutti un po’ più tristi e preoccupati e la voglia di tornare bambini è, probabilmente, anche una risposta psicologica a quell’ansia di vivere che non ci abbandona mai.
Un’ansia che in questi giorni è diventata ancora più asfissiante e opprimente: la nuova manovra del Governo che sembra aver dimenticato i poveri, il caro bollette che, nonostante bonus vari, sta falciando aziende e riducendo sul lastrico intere famiglie, il problema del caro gas, che si ripercuote a valanga sui prezzi dei carburanti e dei generi alimentari, insomma tutti noi avvertiamo una generale e strisciante depressione che è allo stesso tempo esogena ed endogena, o, per dirla usando altri termini, sia esterna a noi che interna, nel nostro io più profondo.
Cosa c’è da festeggiare, potremmo giustamente chiederci?
Con una guerra nel cuore dell’Europa che dura da 10 mesi, con una situazione economica, fra inflazione ed aumenti vertiginosi dei prezzi, tragica, con il maltempo che ha funestato per l’ennesima volta l’assetto idrogeologico del nostro delicato Paese, cosa ci sarà mai da festeggiare?
Eppure, mai come ora, quando tutto intorno a noi sembra collaborare e tramare per assestarci il fatidico colpo di grazia, mai come adesso c’è bisogno del Natale!
Quest’anno il Natale deve essere il nostro esercizio di resilienza, il nostro proposito di resistenza alla situazione che stiamo vivendo, insomma un vero programma di allenamento per addestrarci ed allenarci alla felicità.
Il Natale porta in superficie sentimenti e stati d’animo unici. Ovviamente non c’è nulla di nuovo in queste parole. Tutti lo sanno, compreso i brand. Ed è proprio su questo tipo di sensazioni che le aziende puntano per influenzare legittimamente le nostre scelte d’acquisto.
Perché la vera sfida quest’anno non sarà contro la pandemia, contro il caro bollette, contro il caro carburanti, contro l’inflazione o contro quei chili di troppo che inevitabilmente le feste natalizie favoriranno.
No, quest anno la vera sfida sarà quella di “tentare” di essere felici, nonostante tutto quello che ci attornia, quest’anno “provare” ad essere felici deve essere il nostro compito, la nostra missione, il risultato più importante che dobbiamo perseguire.
Ed allora ecco che la nostra migliore alleata per aiutarci ad essere felici sarà proprio quella “nostalgia” di cui parlavo in apertura di questo editoriale: abbracciamo senza vergogna quella nostalgia di fanciullezza, quella voglia di tornare un po’ bambini, quella capacità di meravigliarci e, perchè no, commuoverci davanti alla magia del Natale che avevamo da piccoli e che, badate bene, non abbiamo perduto ma solo dimenticato o soffocato dentro di noi.
Ricordate che le occasioni per tentare di essere felici saranno comunque tante: le cene con gli amici ed i parenti, le riunioni per giocare a carte, li panettone, il pandoro, la sorpresa davanti ad un regalo, la ricerca e il confezionamento dei regali per le persone che amiamo.
In ognuno di questi gesti, in ciascuna di queste occasioni, in tutto ciò che facciamo per gli altri in questo periodo alberga quella scintilla di felicità che può accendere tutte le luci del nostro Natale, per farci risplendere e brillare, nonostante il buio che ci attornia.
Una fonte di energia inestinguibile e rinnovabile, quella della felicità e che è alla portata di ciascuno di noi, basta solo volerla utilizzare.
Mai come quest’anno, vi auguro un Natale felice, pieno di gioia, parenti, amici, dolci e regali.
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5 nuove uscite al cinema…in attesa del Natale!
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Il Natale si avvicina e la voglia di andare al cinema, tra il primo freddo e le nuove numerose uscite cinematografiche, cresce sempre di più. Tra cinepanettoni, drammi, sequel tanto attesi e commedie romantiche, ho scelto 5 nuovi film in uscita prima di Natale, per accontentare tutti i gusti:
“UNA NOTTE VIOLENTA E SILENZIOSA” (Regia di Tommy Wirkola, uscita 1° dicembre)
“Una notte violenta e silenziosa” (titolo originale “Violent night”), l’ultima opera del regista e sceneggiatore norvegese Tommy Wirkola, è il film di Natale che non ti aspetti. Protagonista è l’attore David Harbour, l’amatissimo Jim Hopper della famosa serie “Stranger Things”, che in questa black comedy riveste i panni di Babbo Natale, che esiste ed è parecchio aggressivo. E’ la notte di Natale ed una bambina e la sua famiglia sono tenuti in ostaggio da una banda di criminali che sono sulla lista dei “cattivi”, mentre la bambina, invece, crede nello spirito del Natale ed è una bambina buona, per questo l’insolito Santa Claus decide di aiutarla. Azione, ironia, sarcasmo, ma anche tanti buoni sentimenti in questo film originale e spassoso, in uscita l’1° dicembre;
“CHIARA” (Regia di Susanna Nicchiarelli, uscita 7 dicembre)
Torna a parlare di grandi personaggi femminili la bravissima regista Susanna Nicchiarelli. Dopo aver raccontato le vicende della cantante e modella tedesca Christa Päffgen, in arte Nico, nel film “Nico, 1988” del 2017 e della figlia di Karl Marx, Eleanor Marx, in “Miss Marx” del 2020, in questa sua ultima opera si dedica all’intenso personaggio di Santa Chiara d’Assisi. Ad interpretare Chiara è l’attrice Margherita Mazzucco che, dopo il successo del personaggio di Elena nella serie “L’amica geniale”, torna a vestire i panni di un’altra donna forte e risoluta. Il film “Chiara”, in uscita il 7 dicembre, è ambientato nel 1211 ad Assisi e vede la protagonista scappare di casa per raggiungere il suo amico Francesco, interpretato dall’attore Andrea Carpenzano, già apprezzato nei film “Il campione” e “Lovely boy”;
“IL CORSETTO DELL’IMPERATRICE” (Regia di Marie Kreutzer, uscita 7 dicembre)
Molto apprezzato dalla critica il film “Il corsetto dell’Imperatrice” (titolo originale “Corsage”) della regista austriaca Marie Kreutzer, in uscita il 7 dicembre. Il film di genere biografico/storico porta sullo schermo la storia della grande icona, l’Imperatrice Elisabetta d’Austria, meglio conosciuta come Principessa Sissi, alla vigilia dei suoi 40 anni. Magistralmente interpretata dall’attrice Vicky Krieps, la Principessa è già considerata anziana per l’epoca e comincia ad ossessionarla il pensiero che gli anni che passano possano far svanire la sua famigerata bellezza;
“AVATAR – LA VIA DELL’ACQUA” (Regia di James Cameron, uscita 14 dicembre)
Uno dei sequel più attesi, il fantascientifico “Avatar – La via dell’acqua”, riporta sullo schermo gli scenari del primo “Avatar”, del 2009, pellicola che detiene il record di incassi al mondo. Il regista James Cameron in questo film riprende gli eventi del primo, a distanza di dieci anni, ora i protagonisti Jake Sully e Neytiri hanno creato una famiglia ma, a causa di una vecchia minaccia, sono costretti a lasciare la loro casa ed esplorare le diverse regioni di Pandora. Se siete tra i numerosi che hanno amato “Avatar” non potete perdere il 14 dicembre l’uscita di questo sequel, della durata di “soli” 190 minuti. Cast eccezionale anche qui, composto da attori presenti già nel primo film, come Sam Worthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Giovanni Ribisi e Sigourney Weaver (che ritorna in un diverso ruolo) e grandi new entry come Kate Winslet, Vin Diesel, Cliff Curtis e Edie Falco;
“THE FABELMANS” (Regia di Steven Spielberg, uscita 22 dicembre)
Tra i film più attesi del Natale 2022 troviamo sicuramente “The Fabelsmans”, la nuova opera scritta e diretta da Steven Spielberg, in uscita nelle sale il 22 dicembre. Un film per certi versi autobiografico che promette di emozionare, travolgere, commuovere e far sognare, una vera dichiarazione d’amore verso il cinema. La pellicola narra la storia di Sammy Fabelman dall’infanzia fino ai diciott’anni e di come il cinema sia entrato nella sua esistenza. “The Fabelsmans” è il modo per il regista di raccontare, in maniera intima e struggente, ciò che il mondo del cinema ha rappresentato per lui e di come gli abbia cambiato la vita, una vita che ha dedicato completamente ad esso. Tra i punti di forza c’è sicuramente il personaggio della madre, Mitzi Fabelman (interpretata dalla coinvolgente Michelle Williams), una grande pianista che non ha coltivato pienamente il suo dono e per questo insegnerà al piccolo Sammy a sognare. Il film ha ricevuto il Premio del Pubblico al Toronto International Film Festival.
Il Natale porta in superficie sentimenti e stati d’animo unici. Ovviamente non c’è nulla di nuovo in queste parole. Tutti lo sanno, compreso i brand. Ed è proprio su questo tipo di sensazioni che le aziende puntano per influenzare legittimamente le nostre scelte d’acquisto.
Tantissime le novità di questi giorni, non dimentichiamoci, quindi, tra le prime corse alla ricerca dei regali e la difficile scelta degli addobbi natalizi, di andare al cinema…a sognare un Natale migliore.
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A Natale regala la sostenibilità
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“Sostenibilità” è ormai una parola con la quale tutti abbiamo familiarità, entrata di diritto a parte del nostro quotidiano. In ogni attività sappiamo di dover essere responsabili e sostenibili, per il nostro bene e quello del pianeta. A Natale, probabilmente la più grande festa consumista della nostra società, diventa fondamentale seguire il trend e non perdere l’occasione per essere consapevolmente sostenibili.
A conferma della crescente attenzione dei consumatori al tema, i dati della ricerca Think with Google 2021, che sottolinea che le parole chiave “regali natale sostenibili” ha vissuto un’impennata nell’ultimo Natale. Secondo lo studio, il 78% degli intervistati si è dichiarato pronto a rinunciare ad un brand conosciuto a favore di uno attento alla sostenibilità.
La ricerca Veepee, ha dimostrato che nel Natale precedente, il 26% dei consumatori ha acquistato un albero a favore della salvaguardia delle foreste, e il 21% di aver fatto acquisti a difesa delle api.
Le previsioni di risparmio per il Natale 2022
La crisi climatica e il caro-bollette dovuto ai problemi energetici, connoteranno il Natale 2022 come le festività del risparmio.
L’annuale ricerca di Festive Season di Channel Factory, conferma che il 63% dei consumatori globali conferma di voler spendere meno soldi: il 49% ridurrà la spesa per i regali del settore gioielli, profumi e tecnologia; il 32% diminuirà la spesa per cibo e bevande.
Il Natale porta in superficie sentimenti e stati d’animo unici. Ovviamente non c’è nulla di nuovo in queste parole. Tutti lo sanno, compreso i brand. Ed è proprio su questo tipo di sensazioni che le aziende puntano per influenzare legittimamente le nostre scelte d’acquisto.
Anche le città saranno attente al consumo di energia, molti sindaci hanno già anticipato che ci saranno meno luminarie ad addobbare le strade. La maison Valentino ha annunciato che, in occasione del lancio di “Lights off campaign”, spegnerà le luci delle vetrine dei propri negozi a partire dalle ore 22 (escluse quelle di sicurezza).
I consigli delle associazioni ambientali
Già lo scorso anno le principali associazioni green hanno consigliato come optare per un atteggiamento sostenibile durante le feste, consigli che anche in questo Natale suonano più attuali che mai.
WWF ha creato un Decalbero dei consigli per inquinare meno nel periodo delle festività:
Addobbare un albero “locale” o artificiale, ma soltanto se di riciclo
Utilizzare luminarie a basso consumo
Realizza addobbi fatti in casa
Per il pranzo e il cenone usare prodotti locali di stagione, limitando il consumo di carne
Evitare il fois-gras, il caviale, i datteri di mare e le aragoste
Non usare stoviglie usa e getta e fare la spazzatura differenziata
Non alimentare il mercato illegale di animali esotici regalandoli
Regala tecnologia a basso consumo
Fai shopping a piedi, in bici o con i mezzi di trasporto pubblico
Incarta i pacchetti con carta riciclabile
L’attenzione alla creazione nelle decorazioni, lo scorso Natale, è stata enfatizzata anche da Legambiente con la campagna “do it yourself”. “Se si vuole optare per un capo di abbigliamento, il consiglio è quello di orientarsi verso una moda green acquistando articoli vintage, ma anche oggettistica o attrezzature sportive nei mercatini dell’usato o presso aziende e cooperative che producono nuovo filato da materiale riciclato e fibre rigenerate”, aggiunge l’associazione, “dietro la produzione di computer, tablet e cellulari, si cela un copioso impegno di risorse umane e materiali. Acquistare dei rigenerati è perciò una scelta doverosa”.
Anche Greenpeace consiglia di fare attenzione che, nei prodotti di bellezza e igiene personale, non siano contenute microsfere o frammenti di plastica, indicati dai termini specifici poliethylene/polyamide/nylon. “Per i regali preferiamo prodotti ecosostenibili, facendo attenzione all’imballaggio, meglio ancora, creiamo regali e decorazioni usando materiali di recupero e tanta creatività”, sottolinea l’associazione fondata da Gino Strada, “prima di fare un acquisto per le feste chiediamoci se è davvero indispensabile e se non ci serve non compriamolo”.
5 esempi di campagne sostenibili di Natale
1) Negli ultimi 5 anni, Coca Cola, ha collaborato al fianco del Banco Alimentare per contrastare gli sprechi alimentari e aiutare le persone bisognose. Con il Coca Cola Truck Tour, camion elettrico al 100%, ha portato in tour un villaggio itinerante di Natale, “Real Magic Village”, le cui iniziative a sfondo benefico hanno permesso di offrire quasi 10 milioni di pasti;
2) Flyng Tiger Copenaghen propone, nell’attuale collezione natalizia, una serie di prodotti esposti in negozi, affiancati dal cartellino “ecosostenibile”, per indirizzare in modo chiaro l’acquisto dei consumatori. Il brand dichiara il proprio impegno per un’attività etica e responsabile, dall’approvvigionamento allo smaltimento dei rifiuti: “Vogliamo che i nostri clienti sappiano che quando acquistano un prodotto da Flyng Tiger è stato prodotto nel rispetto degli standard etici ambientali e sociali, ed è sicuro da usare”, specifica l’azienda danese;
3) “Believe in tomorrow” è lo slogan utilizzato da Erste Group per lo spot natalizio 2021 a tema sostenibilità. In un corto animato si vede una bambina che rimprovera il papà nelle azioni quotidiane, spingendolo verso comportamenti sostenibili.
4) Swappie, ha lanciato la campagna virale #RicondizioNation 2021 per pubblicizzare la qualità degli smartphone ricondizionati. Elena Garbujo, country manager d’Italia dell’azienda specifica che “quella del ricondizionamento continua a confermarsi una scelta di qualità, altamente affidabile, con un forte impatto anche in termini di sostenibilità”.
5) Soda Stream, nel Natale 2020, attraverso le parole del rapper Snoop Dog, ha invitato i consumatori a non utilizzare plastica durante i pasti delle feste, per salvare gli oceani e gli animali.
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Perché i “Cine-panettoni” non moriranno mai?
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E’ degli scorsi giorni una delle notizie più discusse del panorama cinematografico nazionale. Una nota piattaforma streaming, disponibile facilmente in pay per view, ha messo a disposizione per il periodo natalizio tutta la collezione dei cosiddetti Cine-panettoni, dal primo Vacanze di Natale (1983) ad Amici come prima (2018). Ben trentacinque anni di pellicole, atte a capire le profonde trasformazioni sociali del nostro paese.
Una domanda sorge quindi spontanea. Perché una nota piattaforma streaming ha deciso, per Natale, di mettere a disposizione l’elenco completo dei film rientranti nel genere dei Cine-panettoni? Una prima risposta può essere perché la critica solona, non ha mai capito che questo sottogenere della commedia, sempre aspramente criticato, ha avuto fin dalla sua nascita un preciso significato sociale, capace di smuovere le masse e farle accorrere nei cinema. Una seconda risposta può essere quel senso di goliardica anarchia che si respira in questi film, festosi, gioiosi, e fa niente se la qualità sarà molto spesso deprecabile, il pubblico dimostrerà di gradire e i produttori ci marceranno. Una terza risposta, la più valida, è perché il pubblico decretandone il successo ne ha deciso il suo sviluppo e la sua esistenza. Va ricordato che il cinema è un’industria. Il produttore mette i capitali e dà lavoro a tutti, dal regista e dagli attori, fino alle maestranze più nascoste, tra cui costumisti e magazzinieri. E il produttore in quanto definito finanziatore, ha bisogno di rientrare dalle spese messe in atto per la realizzazione del film. E rientra nelle spese, guadagnandoci anche, solo ed esclusivamente se il film ha mercato e se riempie le sale. Pensate che il cinema popolare ha foraggiato film impegnati, come i lavori di Antonioni, di Pasolini o di Fellini. Tali pellicole, flop assoluti in sala, sono esistite grazie ai proventi derivati dagli incassi dei film popolari. Se i produttori avessero seguito i dettami della critica, il cinematografo si sarebbe estinto già alla fine degli anni ’60.
E allora, chi comanda? Il pubblico, i produttori o i critici?
Senza dubbio il pubblico. E lasciateci almeno la libertà di decidere che cinema vogliamo. E’ forse una delle poche cose rimaste nella quale il popolo conta davvero qualcosa. Il segreto del successo che a molti dà fastidio sta tutto qui. E poi con il tempo rivedere i cine-panettoni nel periodo natalizio è diventato un piacevole rituale, e si sa quanto l’uomo, come essere umano, sia amante della ritualità. Perché non conservare un panettone e mangiarselo a giugno? Perché non fare l’insalata di riso in inverno? Mi dicono perché è fredda? Ma anche una birra è fredda eppure la beviamo lo stesso. Cosa cambia? Che non è periodo. E chi lo decide? Le convenzioni sociali. Ecco perché questa nota piattaforma streaming ha messo a disposizione tali film, fino al 10 gennaio. Dopo quella data andranno in naftalina fino all’anno successivo. Ma è davvero fuori dal mondo gustarsi un bel film balneare, in pieno gennaio? Anche in questo caso si tratta di una “diavoleria”, che il popolo bisserebbe come “proposta indecente”. Ma tornando all’argomento iniziale del nostro pezzo, perché i “cine-panettoni” non muoiono mai? E perché sono come l’Araba Fenice, cioè risorgono dalle ceneri? Perché fanno parte ormai del nostro essere e della nostra cultura e rispolverarli vuol dire che a quei personaggi siamo in qualche modo affezionati. Già perché, dovete sapere che in Italia, ha sempre contato maggiormente la figura dell’attore che quella del regista. E allora probabilmente rivediamo taluni film perché c’è quell’attore di turno che ci piace e che calamita la nostra attenzione. Il Cine-panettone è De Sica e Boldi, ma soprattutto De Sica, che anche dopo la rottura con l’attore milanese, continuerà ad essere il punto di riferimento costante del genere. Tutti gli altri, compreso Boldi, andranno e verranno, Christian De Sica, continuerà ad essere la perpetua costante.
Il Natale porta in superficie sentimenti e stati d’animo unici. Ovviamente non c’è nulla di nuovo in queste parole. Tutti lo sanno, compreso i brand. Ed è proprio su questo tipo di sensazioni che le aziende puntano per influenzare legittimamente le nostre scelte d’acquisto.
Il Cine-panettone è a suo modo rappresentativo di un’epoca storica del cinema italiano. Questo termine fu coniato originariamente in senso dispregiativo dai Critici cinematografici per indicare un prodotto comico di grande diffusione pubblica, che si caratterizzava per una certa tendenza a ripetersi nella trama e nelle situazioni, per il tipo di comicità a buon mercato, per la simpatia dei suoi interpreti, nonché per i grandi incassi nelle sale. Il Cine-panettone dunque, diventa un genere importante, non tanto per la qualità delle stesse pellicole ma per il fenomeno di costume, che caratterizzerà tale genere fino ai tempi attuali. La creatura ideata da De Laurentiis darà vita ad una serie infinita di copie, brutte o belle che siano, in grado di reggere allo scorrere degli anni. Il genere, naturalmente, per le motivazioni dette sopra, è durato finché il consenso popolare lo ha tenuto a galla. Già prima del 2020, il genere ha cessato di esistere, per tanti motivi, primo tra tutti il progressivo abbandono da parte del pubblico, sempre più pigro, della sala cinematografica e poi il mutare dei gusti dello stesso pubblico, verso altri tipi di comicità.
All’interno del genere, possiamo poi constatare, nonostante una certa ripetizione ciclica di situazioni abusate, alcune differenziazioni, tra i primi Cine-Panettoni e gli ultimi. Vacanze di Natale, il primo storico film del 1983, nacque senza nessuna pretesa di segnare un’epoca, ma come versione invernale, di Sapore di mare, che intanto si era issato come il film più visto dell’annata precedente. Spinto da questo inatteso trionfo, il produttore Aurelio De Laurentiis, aveva commissionato ai fratelli Vanzina, un’opera simile per l’anno successivo ma ambientata stavolta in una località sciistica, da mettere in programmazione nel periodo natalizio. I due fratelli pensarono quindi ad una rilettura contemporanea di un film del 1959 interpretato da Alberto Sordi e Vittorio De Sica (padre di Christian), Vacanze d’inverno, in cui il regista Camillo Mastrocinque aveva tratteggiato, sullo sfondo di Cortina D’Ampezzo, i costumi italici del tempo. Nacque così nel 1983 il primo Vacanze di Natale girato anch’esso nella regina delle Dolomiti. C’è già Christian De Sica e c’è Jerry Calà, quest’ultimo presenza fissa dei primi Cine-panettoni. Non c’è ancora Massimo Boldi, il cui primo Cine-panettone possiamo farlo risalire al 1990 di Vacanze di Natale ’90, che segna anche il vero inizio del sodalizio artistico tra Massimo Boldi e Christian De Sica. Da lì in poi, il film di Natale, si chiama “Boldi-De Sica”, diventando gli attori per eccellenza della saga.
Il Natale diventa monopolio “quasi” personale del trio De Laurentiis-Boldi-De Sica, almeno fino a quando non si consuma la separazione della coppia, ovvero al 2005 di Natale a Miami. Accanto a questo monopolio, si affiancavano per alcune stagioni, comici di livello che servivano di contorno alla celebre accoppiata. Ricordiamo in Paparazzi (1998), Diego Abatantuono e addirittura Nino D’Angelo; Tifosi (1999), con lo stesso cast; Bodyguards (1999) e Vacanze di Natale 2000 (2000), con l’aggiunta di Enzo Salvi e Biagio Izzo. Dal 2001 al fianco del quartetto troviamo anche il duo composto dai Fichi d’India: Merry Christmas (2001), Natale sul Nilo (2002) e Natale in India (2003). Complice lo scioglimento del duo, dal 2006 il Cine-Panettone muta un po’ pelle, con l’ingresso di Massimo Ghini al posto di Massimo Boldi e con l’aggiunta di attori come Fabio De Luigi e Gianmarco Tognazzi, certamente un livello più elevato rispetto al quinquennio precedente. Negli anni ’10, avviene gradualmente il passaggio di consegne tra Christian De Sica e la coppia composta da Lillo & Greg, che dapprima insieme (Colpi di fulmine-2012 e Colpi di fortuna-2013), poi da soli, reggono il genere nell’ultimissima parte della sua esistenza: Un Natale stupefacente (2014), Natale col boss (2015) e Natale a Londra (2016), prima dell’epigono finale di Amici come prima (2018), con il quale film Boldi e De Sica tornano insieme e salutano il Cine-panettone.
Quali restano, a mio avviso, i migliori film di questo genere? Beh, qualcosa di non ancora nominato, come A spasso nel tempo (1996) e il suo seguito A spasso nel tempo- l’avventura continua (1997), piccoli gioiellini di prodotto cinematografico popolaresco e sanamente volgare, che poggia tutto, completamente, sulle solide spalle dell’accoppiata composta da Boldi e De Sica. Due viaggi indietro nel tempo, con una pseudo macchina del tempo, attraverso la preistoria, il rinascimento fiorentino, la Venezia del 1700, la seconda guerra mondiale, gli anni della “Dolce Vita” a Capri, e ancora il west americano dell’800, la Napoli degli anni ’50 (con Christian nei deliziosi panni che furono del padre Vittorio, come maresciallo dei carabinieri), l’incontro con i Beatles a Londra, e altri cortocircuiti storici, alcuni molto riusciti, alcuni meno. Questi due film hanno tanti momenti divertenti e probabilmente rimangono i cine-panettoni più riusciti e quasi sicuramente i migliori della coppia, quelli che maggiormente sono rimasti nell’immaginario popolare.
Che dire di più? Vediamoci per l’ennesima volta i Cine-panettoni, tanto bistrattati, ma sempre tanto visti, perché in fondo Natale è anche questo.
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“CONTAMINATI” di Giulio Xhaët è il saggio che dobbiamo leggere per capire quali sono le abilità che più dovremmo possedere e coltivare per affrontare il futuro
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Anche quest’anno vi propongo un libro al mese, forse due, per raccontare chi siamo, da dove veniamo, dove vorremmo andare e come ci vogliamo arrivare. Perché la lettura può essere svago, intrattenimento, ma anche un valido esercizio per imparare a pensare e sviluppare una certa idea del mondo.
Un libro al mese, in piccole schede, in poche battute, per decidere se vale la pena comprarlo e soprattutto leggerlo. Perché la lettura, come diceva Woody Allen, è anche un esercizio di legittima difesa.
In tempi fluidi e cangianti come i nostri, Zygmunt Bauman direbbe liquidi, le soft skills possono rivelarsi più importanti e funzionali delle hard skills.
Sapersi “contaminare” con altri saperi e culture diverse non è più una scelta ma è diventata una necessità.
Negli ultimi anni sono nate università e scuole di formazione dove la contaminazione viene praticata e che si stanno rivelando le più adatte per affrontare le sfide dei nostri tempi.
I contaminati sono la risposta a una vita professionale più lunga, intensa e incerta che sarà, ahimè, la regola per il futuro del lavoro.
Il Natale porta in superficie sentimenti e stati d’animo unici. Ovviamente non c’è nulla di nuovo in queste parole. Tutti lo sanno, compreso i brand. Ed è proprio su questo tipo di sensazioni che le aziende puntano per influenzare legittimamente le nostre scelte d’acquisto.
I professionisti con un “alto quoziente di contaminazione” sono, probabilmente, la migliore risposta umana all’intelligenza artificiale che spopola oggi nelle aziende.
Muoversi tra discipline, saperi e culture diverse è una capacità che sta acquisendo sempre più importanza rispetto al passato.
Gli esempi da cui l’autore (saggista, formatore, digital strategist, esperto nello sviluppo di percorsi di innovazione per grandi aziende e coordinatore del Master Digital per la Business School Sole24Ore) attinge sono innumerevoli e provengono sia da studi e ricerche che da celebri case history, come pure dalla sua biografia personale.
#CONTAMINATI
Connessioni tra discipline, saperi e culture
Autore: Giulio Xhaët
Editore: Hoepli Editore
Anno: giugno 2020
Pagine: 192
Isbn: 9788820394271
Prezzo: € 15,90
E quindi, si va dall’importanza di avere curiosità e passioni non strettamente attinenti al proprio lavoro a concetti come i professionisti T-shaped, formulato da David Guest, dalla controintuitiva forza dei legami deboli, dal Martello di Maslow all’importanza dei viaggi studio per gli studenti, evidenziato dall’esperimento di Julia Zimmermann e Franz Neyer ed a tanti altri studi e ricerche che da anni convergono sul fatto che essere curiosi, attenti, creativi, contaminati appunto, in qualche modo ci rende non solo professionisti più flessibili, performanti e interessanti, ma anche esseri umani migliori.
Perché dovremmo leggere “#CONTAMINATI – Connessioni tra discipline, saperi e culture”, un saggio scritto da Giulio Xhaët”?
Questo libro è dedicato a chi ama le diversità e non vuole smettere di imparare, a chi si mette a caccia di connessioni inaspettate, a chi desidera collegare le proprie passioni al lavoro, a chi sfrutta il digitale come un nuovo terreno di gioco ibrido tra tecnica e umanistica, a chi vuole sviluppare il proprio “quoziente di contaminazione”.
Il libro si conclude con un interessantissimo test di autovalutazione del proprio “quoziente di contaminazione” molto utile per comprendere sia le proprie peculiarità e punti di forza che per agire concretamente su quelle caratteristiche più deboli, al fine di diventare professionisti contaminati, perfettamente in grado di adattarsi ad un mondo del lavoro mutevole e liquido come quello che ci aspetta e che già stiamo vivendo.
Se volete saperne di più del libro e conoscere meglio l’autore potete recuperare la puntata di “Incontri ravvicinati” del 17 ottobre 2022, dove abbiamo intervistato Giulio Xhaët e presentato il libro “#CONTAMINATI – Connessioni tra discipline, saperi e culture”: https://fb.watch/i8_0zzpxHM/
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“Hungry for Culture”: la campagna di Bennet che che mette i libri negli scaffali e frigoriferi a fianco al cibo
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Dove comprate i vostri libri?
Probabilmente su di uno store online tipo Amazon o IBS, oppure in qualche libreria di catena, od ancora in qualche libreria indipendente, in edicola o in qualche ipermercato, giusto?
Alla fine, non importa poi tanto (o forse dovrebbe averne), dove si acquistano i libri, ma l’importante è, appunto, che i libri vengano acquistati e soprattutto letti, in particolare in un paese come il nostro dove, stando ad un recente report dell’ISTAT, il 60% degli Italiani non ha letto neanche un libro nell’ultimo anno.
Anche la GDO (Grande Distribuzione Organizzata), come abbiamo detto, ha cercato a più riprese nel corso degli ultimi anni di vendere i libri direttamente nei supermercati, grandi e piccoli, e negli ipermercati delle nostre città, ma il più delle volte il tutto si è ridotto a proporre i libri, per lo più romanzi e bestseller, su di uno scaffale in un angolo del punto vendita o in un settore più o meno grande o piccolo a seconda dello spazio disponibile.
É ovvio che proporre un “prodotto” come il libro in un supermercato, senza una strategia di posizionamento e promozionale adeguata, non sia molto efficace.
Il libro, come ci ricorda l’ISTAT, è un prodotto quasi “alieno” per una fetta consistente della popolazione, e se davvero si vuole vederlo in un supermercato, bisogna puntare su una strategia di promozione e posizionamento del prodotto innovativa e se possibile originale.
É proprio di una strategia originale ed innovativa che voglio parlarvi: lo scorso 15 novembre la catena di supermercati del nord Italia “Bennet” ha lanciato, in concomitanza con BookCity, la festa del libro di Milano, la campagna di sensibilizzazione sui consumi culturali “Hungry for Culture” (Affamato di Cultura), che propone i libri proprio dove si concentra maggiormente l’attenzione di tutti: in mezzo al cibo.
Nei banchi del fresco, tra carne, pesce e verdure, ecco spuntare – totalmente inattesi – dei libri, soprattutto classici, perfettamente confezionati in vaschette di polistirolo e cellophane, ma senza data di scadenza.
Anche gli accostamenti tra alimenti e titoli proposti dagli ipermercati non sono stati casuali, un filo ideale li lega: “Moby Dick”, per esempio, è stato esposto nel reparto pescheria, mentre “La Fattoria degli Animali” era nel reparto carni.
Affiancare alimenti e libri non è quindi un’eresia, ma un modo per sottolinearne il profondo valore comune, invitando le persone a riflettere su quanto sia necessario nutrire ogni giorno non solo il corpo, ma la mente e l’anima, la parte più importante di ognuno di noi.
“Il cibo ci nutre, la cultura ci rende umani. – hanno scritto nel comunicato i vertici di Bennet – Troppo spesso dimentichiamo di alimentare, oltre al corpo, anche la parte più importante di noi: la mente. Per farlo, la lettura è un cibo indispensabile, l’unico che ci fa crescere come persone e come società. Per questo, abbiamo dato vita a questa campagna di sensibilizzazione sui consumi culturali, con l’obiettivo di riportare la lettura nella vita di tutti i giorni”.
Un’iniziativa lodevole che noi di Smart Marketing, da sempre affamati di libri, vogliamo aiutare a promuovere e diffondere il più possibile, perché c’è una diffusa fame di cultura e conoscenza che dobbiamo nutrire.
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