Simply the best 2021- L’editoriale di Ivan Zorico

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ivan-zorico-01-minLo so a cosa stai pensando: “Simply the Best” può apparire un numero fuori luogo o persino di cattivo gusto in un anno, il 2021, così ancora fortemente segnato dalla pandemia e che tra l’altro sta lasciando il campo ad un altro anno, il 2022, che proprio sotto questo aspetto non lascia ben sperare. Eppure, se ci pensi, vedrai che non lo è affatto.

Certo possiamo decidere di vedere tutto nero, affermare e credere che quest’anno, al pari di quello passato, sia completamente da buttar via, oppure possiamo scegliere di focalizzarci su altro… sulle nuove consapevolezze raggiunte, sul nuovo valore che diamo al tempo ed allo stare insieme, sull’apprezzare momenti semplici ma veri, sul percorso di crescita che sia come singoli che come società stiamo facendo, e così via. Tutto è relativo.

Non credo che potrò mai scordare questo episodio successo nel 2020: parlando con un’amica della pandemia e di quanto di negativo stavamo vivendo, lei ad un certo punto mi disse: sì certo, è tutto vero… ma quest’anno è nato mio figlio e per me il 2020 resterà sempre un anno bellissimo. Tutto è relativo, appunto.

L’anno scorso, di questi tempi, scrivevo che il periodo di lockdown ci aveva portato in dono tempo prezioso per riflettere e per considerare il percorso di vita. Nello specifico scrivevo “[…] che è il tempo di fare tesoro di quanto accaduto e di riprogettare fattivamente le nostre vite”. Non era quindi affatto imprevedibile quel fenomeno che di lì a poco avrebbe preso piede oltreoceano prima, e qui da noi subito dopo: la Great Resignation. Le condizioni c’erano tutte.

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Possiamo decidere che il 2021, al pari del 2020, sia completamente da buttar via, oppure possiamo scegliere di focalizzarci su altro… sulle nuove consapevolezze raggiunte, sul nuovo valore che diamo al tempo ed allo stare insieme. Ossia, su quanto di buono è comunque accaduto o su cosa abbiamo imparato.

Ad un certo punto ci siamo accorti che la tanto agognata sicurezza (o stabilità) era solo una chimera. Che per tempo abbiamo rinunciato ai nostri desideri o ci siamo fatti andare bene talune situazioni, in nome della sicurezza. Poi, d’un tratto, ci siamo resi conto che di sicuro c’è davvero ben poco, che anche se restiamo immobili le cose possono cambiare ugualmente. Il mito della sicurezza, sull’altare del quale abbiamo immolato tutto, è caduto. E allora il ragionamento in molte persone è mutato: se la sicurezza non esiste, tanto vale provare noi ad essere artifici del cambiamento. E così è stato.

Ma senza arrivare a scelte di vita così marcate – mi licenzio, cambio vita – quello che noto è comunque una presa di coscienza della propria esistenza, del tempo che disponiamo, delle relazioni ed anche degli stessi pensieri.

E come se avessimo raggiunto un contatto nuovo, più profondo, con noi stessi e non solo. Contatto che si riflette in ogni ambito: dalle nuove scelte d’acquisto, alla cura della propria salute fisica e mentale, alla propensione al volontariato.

Come vedi c’è molto da salvare. Dipende verso cosa si vuole puntare il proprio sguardo.

Buona lettura,

Ivan Zorico

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