Lo Specchietto Retrovisore – 24/01/2016

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Christian Zorico (162)

 

 

 

 

Immagine3Modalità panico attivata. Se volessimo riassumere la settimana finanziaria appena trascorsa, probabilmente non potremmo trovare espressione più consona. In effetti, soltanto le parole del governatore della BCE Mario Draghi, durante la conferenza stampa del 21 gennaio, hanno invertito la tendenza in atto sin dall’inizio di questo 2016. In particolare, la promessa di poter intervenire ulteriormente con un ampliamento dell’attuale programma di quantitative easing, gia a partire da Marzo e qualora occorresse stimolare ancora l’inflazione, ha galvanizzato le borse portando un bagliore di ottimismo non solo a quelle europee.

Il governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, ha tentato di abbassare le aspettative per un incremento del suo programma di easing, durante un suo intervento a Davos, nell’annuale World Economic Forum. In realtà, storicamente si è sempre avvantaggiato di un effetto sorpresa; resta comunque da osservare molto attentamente l’atteggiamento della FED, sia nelle prossime indicazioni previste per il 28 Gennaio sia soprattutto durante l’intervento della Yellen al meeting del 17/18 marzo.

Mario Draghi
Mario Draghi

Quello che possiamo evidenziare sin da ora è come siano mutate le aspettative del mercato nei confronti della politica rialzista della FED. Se infatti a fine dicembre, un rialzo dei tassi a Marzo aveva una probabilità implicita del 53%, ora sono passate a circa il 24%. Ma l’analisi della curva governativa americana suggerisce che ormai in luogo dei 4 rialzi, di 25pb, previsti per il 2016, si è passati ad un solo rialzo.

L’appiattimento della curva Treasury tra i nodi a 10 anni e a 2 anni, ovvero tra la parte della curva più legata alle aspettative economiche di lungo termine e quella più sensibile alla politica monetaria delle banche centrali, suggerisce che la Federal Reserve si è palesata più ottimista rispetto a quanto il mercato stia scontando.

Janet Yellen
Janet Yellen

Il decennale americano ha chiuso la settimana al 2.05%, ovvero 1.57% in più rispetto al decennale tedesco.

Sarà interessante seguire nelle prossime settimane come si evolveranno le aspettative di inflazione. Il tema del 2016 è, e sarà ancora, la debolezza/rimbalzo dell’OIL; un’eventuale minore forza del dollaro nei confronti delle altre valute in grado di interrompere il processo deflazionistico in atto. Con un’incognita: la capacità della Cina non solo di tranquillizzare i mercati finanziari, ma di essere capace a sostenere un cambiamento epocale in atto. Da un’economia incentrata sulle attività manifatturiere ad una maggiore importanza dei servizi nel computo finale del prodotto interno lordo.

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