L’economia della felicità. Il contributo delle imprenditrici di Confcommercio al Terziario Donna LAB 2019.

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L’economia della felicità. Il contributo delle imprenditrici di Confcommercio al Terziario Donna LAB 2019.

Si è tenuto a Palermo dal 24 al 26 ottobre l’incontro chiamato TD LAB 2019, organizzato dal gruppo di Terziario Donna di Confcommercio. Le quote rosa del commercio organizzano con cadenza annuale un convegno dai temi di massima attualità e quest’anno è stata trattata l’economia della felicità. Attraverso dibattiti e discussioni e con gli interventi di massimi esponenti del campo tra cui il prof. Sandro Formica docente dell’Università della Florida, sono emerse interessanti valutazioni su come l’uomo moderno affronta il tema della felicità.

Ma che cos’è la felicità?

La felicità è uno stato d’animo di durata variabile che quando arriva permette di vivere un momento di grande entusiasmo nonostante la presenza di problemi che tuttavia persistono. È un’emozione in divenire che non può essere né definitiva né permanente ma che spesso viene utilizzato come obiettivo da raggiungere. La felicità è stata studiata e affrontata nei secoli passati, cercando sempre di offrire al povero essere umano una modalità per raggiungerla. Già Aristotele ci informava che la felicità è nelle nostre mani e come lui molti filosofi più recenti hanno confermato questo potere nelle mani dell’uomo. Altri pensatori e in particolari religiosi rimandano ad un bene superiore la possibilità di elargire tale sentimento.

In tutti i casi, oggi come oggi, possiamo affermare che la felicità è una competenza. Ci si può impegnare per raggiungerla e insieme si può dare un senso più profondo al proprio valore. Il raggiungimento di tale momento di estatico piacere può essere considerato diverso da individuo a individuo, è una questione puramente personale.

Come posso misurare il mio avvicinamento alla felicità?

Non è una cosa insensata ma assolutamente fattibile. Si tratta di analizzare la propria vita e rispondere e far luce sulla propria esistenza. Già Maslow, famoso sociologo, aveva trascritto su una piramide la scalata ai bisogni dell’uomo, dal primario via via salendo nelle sempre più alte aspettative dell’uomo. Insomma per scoprire se siamo sulla strada giusta per la felicità dobbiamo farci questa domanda: quali sono i miei bisogni? Li sto soddisfacendo? Spiegata meglio, una volta che ho soddisfatto i miei bisogni primari di fame, sete, sonno, cosa ritengo necessario per me, per vivere una vita appagante?

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La domanda potrebbe a prima vista sembrare banale ma non lo è affatto. Nessuno ci insegna a strutturare dei desideri reali e realizzabili, e soprattutto nessuno ci aiuta a comprendere il senso di se stessi e della vita. Uno studio americano ha stimato in 20.000 ore il tempo dedicato allo studio dalle scuole elementari alla maturità, considerando le ore passate a scuola e 10 minuti al giorno per i compiti. Sapete quanto di questo tempo è stato dedicato allo studio di se stessi e al raggiungimento della propria felicità? Zero!

Zero è il tempo che viene dedicato per spiegare alle nuove generazioni, ai bambini, ai ragazzi che dopo la maturità dovranno affrontare il mondo, qual è il senso della loro vita.

Zero è l’investimento che la scuola, pubblica o privata che sia, attua per formare gli adulti di domani.

Zero è il valore che viene attribuito alla realizzazione di esseri umani felici e pensanti.

Zero è quello che otterranno le generazioni che verranno dopo di noi se non insegneremo loro a spegnere il cellulare ed accendere il cervello.

Allora la domanda corretta da fare ai nostri giovani, prima ancora di quali bisogni soddisfare probabilmente potrebbe essere: conosci te stesso? Hai contezza dei tuoi talenti e delle tue qualità? Cosa ti fa stare bene veramente ed in modo sano?

Solo fornendogli gli strumenti corretti potremo sperare di crescere ragazzi sani e consapevoli in grado di affrontare con tenacia, curiosità e motivazione le sfide del futuro.

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