Il lavoro del futuro sarà davvero a ferie illimitate?

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Il lavoro del futuro sarà davvero a ferie illimitate?

Nel 2012, Lo Stato Sociale nella loro canzone dal titolo eloquente, “Mi sono rotto il cazzo”, cantavano: “Mi sono rotto il cazzo che bisogna essere lavoratori flessibili – Come ergastolani in tournée ma molti più sorridenti”. Un verso che lasciava trapelare il dibattito, tutto italiano, sulla rigidità del mercato del lavoro e sulla necessità di renderlo più flessibile, parole ripetute da più versanti, istituzioni, sindacati e associazioni di categoria, ma mai veramente messe in pratica fino ad allora. Oggi, dopo oltre un decennio, le cose in Italia non sono poi così cambiate, anche se a noi sembra di aver fatto passi da gigante.

Adesso, immaginate che sia possibile lavorare in modo flessibile, talmente tanto flessibile da poter godere di ferie illimitate retribuite.

Niente permessi, niente ferie da dover maturare, nessun orario da rispettare a patto che si porti a termine il compito assegnato nel tempo stabilito: il lavoro del futuro lo immaginiamo così, libero da ogni costrizione, o almeno è così che ce lo stanno facendo immaginare, visto che questo futuro potrebbe essere molto più vicino di quello che si possa pensare e potrebbe rivoluzionare il mercato del lavoro e la qualità della vita dei lavoratori.

Qualche giorno fa, Microsoft, colosso dell’Hi-Tech e leader mondiale del mercato dell’informatica, ha annunciato che i suoi circa 120 mila dipendenti delle sedi degli Stati Uniti potranno usufruire di una forma flessibile di godimento delle ferie, retribuite e senza limiti, a patto che vengano rispettati certi parametri nei risultati.

Un trend al quale si stanno uniformando diverse aziende; una piccola rivoluzione nel lavoro del mercato statunitense abituato a flessibilità e smart working, fantascienza in quei paesi come l’Italia la cui rigidità del mercato del lavoro non è dettata solo dallo scarso ricambio generazionale e dagli alti costi, ma si estende anche nel modo di lavorare; non dobbiamo dimenticare, infatti, che lavoro flessibile e smart working sono stati di difficile attuazione anche in situazioni estreme, come la recente pandemia da Covid-19, quando si resero indispensabili per contenere i contagi ed assicurare il distanziamento sociale.

Ma siamo sicuri che questo sistema rivoluzionario non nasconda insidie per i lavoratori stessi? È davvero tutto così bello come ce lo stanno prospettando, oppure dobbiamo porre l’attenzione su alcuni risvolti negativi?

Ad esempio, la mancanza di un numero fisso di giorni di ferie a cui si avrebbe diritto potrebbe scatenare l’effetto opposto alle ferie illimitate: poiché non esiste un numero di ferie di cui usufruire obbligatoriamente, i lavoratori potrebbero vedersi ridotti i giorni di vacanza, che in questo caso sarebbero sì usufruiti a discrezione del lavoratore, ma autorizzati dal Capufficio in misura della mole di lavoro assegnata.

Che succederebbe, quindi, se la mole di lavoro fosse eccessiva per il team o le scadenze troppo ravvicinate? E se il Capufficio ritenesse di non accordare i giorni di riposo ai dipendenti in ragione di un ipotetico risultato prefissato e da raggiungere ad ogni costo?

Interrogativi che fanno riflettere sui diritti maturati dai lavoratori e sugli obblighi imposti ad essi ed ai datori di lavoro; in fondo quando parliamo del mercato del lavoro dobbiamo tenere a mente che non si tratta solo di numeri, statistiche e stipendi, ma anche e soprattutto di persone.

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Il futuro è aperto per chi sa vivere il presente e per chi decide chi essere non nei prossimi 5 anni, ma nei prossimi 5 minuti.

Il tempo dedicato al lavoro, infatti, occupa la gran parte della giornata dei lavoratori e ne condiziona salute, qualità della vita, benessere fisico e mentale, inoltre è il pilastro di ogni moderna società, ecco perché le decisioni che riguardano la vita dei lavoratori devono essere prese valutandone tutti gli aspetti e non solo alcuni.

Il mercato americano, a differenza di quello italiano, è un mercato del lavoro in cui molti diritti sono derogati a favore di una maggiore flessibilità da entrambi i lati, sia quello del lavoratore che quello del datore di lavoro; questa flessibilità permette un mercato estremamente vivace da un lato, ma sotto un altro aspetto vede poche tutele per il lavoratore, che può essere licenziato anche senza giusta causa da un giorno all’altro.

A nostro avviso, sicuramente il mercato del lavoro italiano ha bisogno di più flessibilità, ma non bisogna dimenticare chi ha dato la vita affinché i diritti dei lavoratori venissero riconosciuti.

Auspichiamo quindi che il lavoro del futuro non abbia soltanto ferie illimitate ma anche un minimo di ferie di cui poter usufruire per non fare la fine di quei “sorridenti ergastolani in tournée” ironicamente cantati da Lo Stato Sociale.

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