Generazione X: una generazione di invisibili, in ritardo e di immigrati digitali

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Nell'immagine l'interno di una Sala Giochi degli anni '80 - Smart Marketing
Foto di cottonbro da Pexels.
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In un recente e come sempre interessante video di Will Media il CEO Alessandro Tommasi spiegava ai Millennials e ai Gen Z l’importanza delle elezioni del 25 Settembre e la necessità per queste due generazioni di andare a votare per far sentire la loro voce e avere una rappresentanza.

Perché, sempre Will Media in un altro post spiegava che: “L’elettorato potenziale degli under 35 è di circa 10 milioni di persone, mentre quello degli over 50 è di circa 26 milioni di persone, senza contare i residenti all’estero”.

Ma fra gli under 35 e gli over 50 ci sono 15 anni, fra i millennials e i boomers ci sta  un’ampia fetta di popolazione che ha dai 36 ai 50 anni e che appartiene alla “Generazione X”, della quale non si parla quasi mai.

Nell'immagine degli adolescenti seduti fra schermi, TV a tubo catodico e vecchie console di videogame - Smart Marketing
Foto di cottonbro da Pexels.

In Italia la Generazione X è composta da circa 14,5 milioni di individui, più del 24% della popolazione.

Trovo molto singolare che questa generazione, che era adolescente e “giovane” fra gli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso, non faccia sentire la sua voce.

Una generazione che ha conosciuto i primordi dell’informatica e del gaming, che è passata dalle cabine telefoniche ai cellulari (1983) e poi agli smartphone (2007) imparando a gestire in poco più di 20 anni tre tecnologie completamente differenti.

Una generazione che acquistava vinili e musicassette e poi è passata ai CD (1979). Una generazione che ha tenuto a battesimo MTV (1981), ha consacrato il predominio della serialità in TV con i primi Telefilm (no, non si chiamavano ancora Serie TV) ed ha poi imparato a gestire i primi social network come MySpace (2003) e Facebook (2004).

È la generazione che ha ascoltato il grunge, ha giocato nelle sale giochi e ha smanettato sui Commodore 64, una generazione che è stata allo stesso tempo yuppie, paninara e metallara.

Insomma, una generazione che ha fatto esperienza di due mondi, quello analogico e quello digitale, traghettandosi avanti ed indietro, da una sponda all’altra, e per questo è stata chiamata la generazione degli “immigrati digitali”.

Una generazione che ha anche una “certificazione” letteraria, grazie al romanzo di “Generation X: Tales for an Accelerated Culture” (1991) di Douglas Coupland, e che in Italia ha visto anche un format televisivo, quel “Generazione X” condotto da Ambra Angiolini su Italia 1 fra il 1995 e il 1996.

Insomma, la Generazione X esiste, non è invisibile, anche se è schiacciata dai Boomers ed incalzata dai Millennials, non è solo la generazione con la “sindrome del ritardo”, ma è una generazione che ha vissuto l’incertezza e la perdita di senso degli anni ‘90, e, nonostante questo, ancora lotta per avere un posto nel mondo.

 

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