Editoriale N° 4 – Raffaello Castellano

0
1433
SCHERMI DI FORMAZIONE O SCHERMI DI PASSIONE?
Raffaello CastellanoForse il mio primo ricordo di un uso, diciamo, “professionale” del cinema risale ai tempi del militare, durante il servizio di leva. Era l’inverno del 1993, ero, come si dice, di stanza nel 133° Reggimento Carri di Altamura nel nord barese (la sesta provincia pugliese ancora non esisteva). Il mio incarico era quello di centralinista e, dopo aver usufruito da recluta, “spina” come si dice nell’ambiente, di due settimane di convalescenza per un incidente stradale che, di fatto, mi permise di passare le festività natalizie a casa, rientrando in caserma fui ‘giustamente’ messo a totale disposizione della mia compagnia. Permessi sospesi, doppi turni al centralino e, vista l’ubicazione della caserma, a quasi 10 km dal paese, ed un inverno, quello del 1993, particolarmente rigido, con 15 cm di neve, nell’impossibilità di usufruire regolarmente della libera uscita.
E’ in questo clima, atmosferico e geografico, che mi venne fatta dal comandante la proposta (in realtà una sorta di punizione) di ripristinare l’uso del cinema della caserma, una “sala” con oltre 200 posti a sedere dotata, se ricordo bene, sia di un proiettore a pellicola che di un videoproiettore CRT (quello a tre tubi con le tre lampade da proiezione rossa, blu e verde), collegato ad un videoregistratore VHS (per l’arrivo dei DVD in Italia ci vorranno ancora tre anni). Il comandante del reggimento aveva tutto l’interesse a mantenere alto il morale delle truppe ed il cinema gli parve, allora, il mezzo migliore e più a portata di mano per farlo.
Mi fu data piena libertà nella scelta dei titoli da proiettare, ovviamente esclusi i film a luci rosse, da reperire dalle videoteche, mia e dei miei commilitoni. Il giorno stabilito per le proiezioni fu, se non ricordo male, il venerdì, e, dopo aver usufruito di un permesso speciale di 48 ore per razziare la videoteca di mio padre, a metà gennaio cominciarono le proiezioni dei primi film.
La scelta cadde inizialmente su titoli come “Rambo” 1 e 2, “Arma Letale”, “Alien” 1 e 2, “Rocky” 1, 2, 3 e 4, “Terminator” e via discorrendo, complice la giovane età (avevo ancora 19 anni) ed il particolare periodo storico: il cinema di stampo “reaganiano”, ancora in voga in quegli anni, privilegiava supereroi muscolari e patrioti come Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger, Dolph Lundgren e Jean-Claude Van Damme (ma questa sfumatura l’avrei “colta” solo 10 anni dopo), ed anche se gli ultimi tre attori dell’elenco sono rispettivamente austriaco, svedese e belga, sullo schermo essi furono, tutti, dei grandi “americani”,
Ma la paura di non avere titoli a sufficienza mi fece prelevare anche “altre” VHS della videoteca di mio padre, la cui passione mi aveva fatto apprezzare film, più complessi e sfaccettati, come: “L’esorcista” (1973) di William Friedkin; “Gli Uccelli” (1963) e “La finestra sul cortile” (1954) di Alfred Hitchcock; la Trilogia del Dollaro (Per un pugno di dollari -1964; Per qualche dollaro in più – 1965; Il buono, il brutto, il cattivo – 1966) e “C’era una volta il West” (1968) di Sergio Leone, con le splendide colonne sonore di Ennio Morricone; “Io e Annie” (1977) di Woody Allen; “Provaci ancora Sam” (1972) di Herbert Ross; “Il Padrino” (1972) di Francis Ford Coppola, fra i titoli che ricordo con sicurezza.
Come tutte le iniziative, il cinema in caserma del venerdì nei primi appuntamenti non incontrò un grande successo di pubblico, ma poi, complice il freddo e per merito del passaparola, al terzo giorno di proiezione in sala c’erano già più di 50 persone, che crebbero di appuntamento in appuntamento, tanto da farmi chiedere, a distanza di neanche un mese dall’inizio, di poter fare due proiezioni, la prima alle 19.30, quando la mensa ancora serviva le ultime cene, e la successiva alle 21.30, che si concludeva alle 23.00 circa.
Il riscontro fu così positivo che non solo la “serata cinema”, invece di concludersi a fine febbraio, come era nei programmi, si protrasse fino a metà aprile, ma i giorni di proiezione divennero due, con l’aggiunta del mercoledì e quindi con altri due spettacoli, per un totale di quattro film la settimana.logo-smarknews-quadrato-e-sito
Insomma, quell’inverno del 1993 mi ritrovai, oltre che a svolgere il mio ruolo di centralinista, anche a fare il proiezionista, senza pretese intellettuali e velleità critiche che forse, oggi, mi avrebbero condizionato in una scelta più ragionata, inseguendo un ipotetico filo conduttore o un filone specifico di film da proiettare; allora lo feci senza pensarci, inseguendo un gusto profondamente personale, per niente razionale, ma istintivo, sanguigno in un certo senso puro e non corrotto da ideologie, politiche sociali e/o culturali. Insomma, quel percorso filmico, fatto di una trentina di titoli senza alcun filo conduttore, proiettati in poco più di tre mesi, rappresentò innanzitutto il puro gusto e piacere per la visione, oltre che, ma questo l’ho scoperto molto tempo dopo, il mio primo timido, incerto ma pure coraggioso approccio di natura “professionale” al mondo del cinema.
Oggi, a distanza di circa 20 anni, da quella magnifica esperienza mi viene da chiedere quanto i film che hanno accompagnato la nostra crescita, un po’ come i libri che abbiamo letto, ci hanno trasformato negli uomini e nelle donne che siamo diventati. Ed ancora quanto l’immaginario cinematografico ha contaminato il nostro lessico e la nostra maniera di esprimerci. Quante volte insomma abbiamo fatto, scherzando ad un nostro amico, “una proposta che non poteva rifiutare” (Il Padrino); o abbiamo detto al nostro compagno/a “Amore è un termine troppo debole. Ecco, io ti straamo, ti adamo, ti abramo!” (Io e Annie); o in mezzo al traffico abbiamo inveito contro il nostro vicino apostrofandolo con “io ti spiezzo in due” (Rocky 4); o scherzando al telefono con un amico abbiamo detto “Murdock, sono io che vengo a prenderti” (Rambo 2); o al lavoro ci siamo rivolti ad un capo troppo esigente dicendo “quanto è umano lei” (Fantozzi); etc..
Insomma, i film ed il cinema sono forieri di un immaginario, anzi sono vere e proprie fabbriche di mitologie e mondi che, volenti o nolenti, ci troviamo quotidianamente a vivere. Questo numero di Smart Marketing è dedicato a quella meravigliosa esperienza che è il cinema, affrontato privilegiando i nostri consueti punti di vista, ossia quello economico e quello di marketing, con uno sguardo alle nuove tecnologie, al mondo dei social ed alle opportunità professionali che ne hanno caratterizzato lo sviluppo recente. Come sempre, i nostri collaboratori: Christian, Armando, Luca e Jessica, ci accompagneranno in questo viaggio, con i loro articoli: ognuno rappresenta una “mappa” ed un “percorso” diverso di un territorio vasto come è quello del cinema. In questo numero ospitiamo anche il contributo di Simona De Bartolomeo, amica e animatrice culturale da sempre appassionata intenditrice di cinema, con la quale condivido un’esperienza associativa e interminabili e stimolanti dialoghi sulla settima arte.
Cosa rimane? Forse un’ultima considerazione: non persuadiamoci che dobbiamo andare al cinema, necessariamente, per imparare qualcosa, ma che ci dobbiamo andare per il gusto della pura visione, consci del fatto che il film che abbiamo appena visto, all’uscita della sala, sta già lavorando dentro di noi trasformandoci in ciò che siamo, e se il film è un gran film, anche in ciò che forse potremmo diventare.
Buona lettura e buona visione a tutti!

Raffaello Castellano

Hai letto fino qui? Allora questi contenuti devono essere davvero interessanti!

Iscriviti per restare in contatto con Smart Marketing. Senza perderti nulla!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.