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5 esempi italiani di Personal Branding

Il personal branding è un insieme di strategie che vengono adottate per promuovere sé stessi nell’ambito professionale ed esprimere le competenze e le esperienze che possono migliorare la propria immagine.

Fare personale branding, vuol dire, in sostanza, saper fare marketing sulla propria persona. Si tratta, infatti, di un processo che non si discosta molto dall’applicare le più conosciute teorie di marketing alla persona. L’attuale mercato del lavoro richiede di essere concorrenziali e di promuoversi esattamente come un brand.

Lo scrittore Seth Godin, ha specificato che il personal branding è un insieme di aspettative, ricordi, storie e relazioni che rappresentano la decisione di un consumatore di voler scoprire un prodotto o un servizio.

Ma il personal branding non è solo marketing. Ad esso si lega la voglia del soggetto di crescere, migliorarsi, o addirittura rivoluzionare il proprio percorso di vita professionale e non.

Personal Branding famosi da cui prendere spunto

Gran parte di noi cerca una crescita personale, che a volte passa per un cambiamento che richiede coraggio. Vediamo quali sono i personal branding italiani che hanno avuto ragione, e che possono essere di esempio.

Chiara Ferragni

Da quando ha aperto il blog TheBlondSalad, Chiara Ferragni è diventata un fenomeno virale, puntando tutto su sé stessa. Ha il merito di aver lanciato il blog nel momento d’oro, ma non si è fermata al primo successo. Nel 2013 ha ideato il brand Chiara Ferragni collection: ha utilizzato il proprio nome, simbolo della propria immagine, da associare a diversi prodotti e collaborazioni.

Nominata da Forbes nella lista 30 under 30 nella categoria Art&Style, vanta 20 milioni di followers, e ancora sembra inarrestabile. Recentemente, ha aggiornato la sua immagine con quella di coppia: i “Ferragnez”. Nonostante avesse un’immagine consolidata, ha saputo aggiornarla sulla base dei cambiamenti avvenuti nella vita privata: al suo volto ha associato quello del marito e dei figli. A testimoniarlo l’uscita della serie tv, uno storytelling della propria vita davanti le telecamere, nella quale la famiglia appare vulnerabile e si mostra nel suo lato più umano, stigmatizzando temi delicati quali la malattia e la terapia di coppia. L’immagine di Chiara Ferragni è cambiata nel tempo, da ventenne appassionata di moda, a mamma e moglie, alle prese con i problemi, il tutto puntando sul personal branding: cambiare si, ma con grande fiuto per gli affari!

Estetista Cinica (alias Cristina Fogazzi)

Da proprietaria di un centro estetico, a produttrice della skincare VeraLab, a influencer. Dal 2009, con un particolare tone of voice che la resa riconoscibile sui social media, Cristina Fogazzi ci racconta la verità. La trasparenza, la chiarezza e l’ironia con i quali mostra i difetti del proprio corpo, e ci dice che “la cellulite non si elimina” (ahimé) ha conquistato migliaia di “fagiane” (il nomignolo delle sue followers).

Il personal branding di Cristina Fogazzi è tutto puntato sulla sua immagine: non ha un corpo da top model e non promette miracoli con le sue creme. Racconta la verità dei prodotti attraverso sé stessa, senza illudere. Il suo brand è sé stessa, frutto di una crescita professionale centrata sulla figura e sul pensiero: non si nasconde dietro i social, anzi, li utilizza non di rado per creare polemiche nelle quali crede, perché la comunicazione trasparente è il mantra che ha guidato il suo personal branding.

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Chi è riuscito a costruire nel tempo (ed a mantenere) un ottimo brand personale, ha davanti a sé molteplici possibilità. Il lavoro lo attrae e non lo cerca. Questa è la figata del personal branding.

Cucina Botanica (alias Carlotta Perego)

Dalla moda alla cucina, è il particolare percorso seguito da Carlotta Perego, sui social conosciuta come Cucina Botanica. Dopo aver lavorato nel campo della moda ha infatti deciso di abbandonare tutto e volare a Los Angeles per studiare cucina vegetale e nutrizione. Diventa insegnate di cucina vegetale, torna in Italia e diventa creator online.

Puntando sulla passione della cucina ha creato il suo impero, diventando imprenditrice e autrice di libri sull’argomento. Forbes l’ha citata tra i 100 under 30, e la rivista Fortune tra i 40 imprenditori under 40 più promettenti.

Il personal branding di Cucina Botanica rispecchia esattamente la sua immagine: le sue video ricette sono raccontate con una voce tranquilla che spinge a rilassarsi, rispecchiando esattamente l’idea della cucina slow come quella vegetale, e di uno stile di vita sano.

Giovanni Rana

Tutti conosciamo il produttore di pasta Giovanna Rana. Ma forse non tutti hanno riflettuto sul fatto che, pur essendo un affermato imprenditore italiano, con un business avviato, ha lavorato sul personal branding mettendoci la faccia. È comparso personalmente nelle pubblicità, legando la propria immagine alla famiglia e ai pranzi in famiglia con i nipoti.

L’intento è stato quello di far crescere l’immagine personale oltre che il brand, di apparire come persona e non solo come imprenditore, per sviluppare un maggiore senso di fiducia nel consumare i suoi prodotti, quasi come se fossero offerti da un nonno. A dimostrazione del fatto che non c’è un limite di età per il personal branding.

Smart Marketing (sì, proprio il giornale che stai leggendo)

Per essere d’esempio nel personal branding non occorre avere milioni di followers e guadagni con tanti zeri. Anche i piccoli esempi sono preziosi. E penso che Smart Marketing lo sia appieno. Due ragazzi, Ivan e Raffaello, che da un sogno hanno cambiato la propria carriera. Dieci anni sono passati da quando hanno deciso di dare vita a questo mensile online, e potremmo dire che di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. E anche di persone. Io sono salita sulla barca quando già navigava a gonfie vele, ma spero di aver dato, in qualche modo, il mio contributo per crescere ogni mese.

Scrivere per Smart Marketing è stato un personal branding personale: volevo cambiare lavoro, volevo seguire le mie passioni e anche le mie inclinazioni. Ho iniziato così il mio personale cambiamento di crescita personale. Ma il personal branding, per essere un vero personal branding, non si ferma mai. E qui nel nostro giornale non abbiamo voglia di smettere di migliorarci!

Come ha detto Steve Jobs (che di personal branding se ne intendeva), “stay hungry, stay foolish”!

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5 personaggi delle serie tv che hanno avuto una bellissima evoluzione

Siamo abituati a serie tv dove il primo elemento lampante di un’evoluzione è la narrazione. Un telefilm che si rispetti, infatti, dovrebbe seguire questa sana abitudine, una bella storia raccontata bene con un inizio, uno svolgimento, un’evoluzione, un colpo di scena, un cambiamento ed un gran bel finale.

Talvolta, però, la forza della crescita della storia è affidata non solo alle vicende, ma anche ai personaggi e alla loro più o meno geniale, più o meno prevedibile, evoluzione.

Numerosi sono i personaggi che nel corso delle puntate o delle stagioni si sono pian piano trasformati in qualcos’altro, protagonisti che gli autori si sono divertiti a farci conoscere in un determinato modo e poi, per necessità di copione, per mancanza di spunti o per puro guizzo artistico hanno completamente cambiato in qualcosa, o meglio qualcuno, di molto diverso, con grande gioia dei fan (quasi sempre).

Ho scelto per voi 5 personaggi tra i più famosi, che hanno avuto una bellissima evoluzione.

MIRANDA HOBBES (“Sex and the City”/”And Just Like That”)

Nella serie “And Just Like That”, sequel dell’iconica serie (e film) “Sex and the City”, uno dei personaggi più amati, l’avvocatessa Miranda Hobbes, compie una grande trasformazione: da donna pacata e razionale, la più saggia del gruppo di amiche, si ritrova ad essere in piena crisi. Mentre si batte con tenacia per sostenere i diritti delle donne, si ritrova dentro un mondo che non sa bene come gestire, cercando di barcamenarsi tra errori ed infatuazioni, ma senza mai perdere la voglia di mettersi in gioco;

SHELDON COOPER (“The Big Bang Theory”/”Young Sheldon”)

Protagonista assoluto della serie cult su un gruppo di scienziati nerd alle prese con l’amore, l’amicizia, lo spazio e la fisica, Sheldon Cooper è stato sin da subito presentato come un genio della fisica, ma pieno di paure, fissazioni, ansie, che viveva la sua vita limitandosi in tutto e restringendo la sua cerchia sociale ai suoi amici più stretti. Nel corso delle stagioni abbiamo assistito, però, ad una crescita esponenziale del suo personaggio, che culmina fino al punto di trovare persino l’amore e affrontare la vita di coppia anche sessuale e le diverse sfide che la vita gli offre;

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CARL GALLAGHER (“Shameless”)

In una serie incredibile come “Shameless” in undici stagioni abbiamo visto ogni cosa. Le vicende avventurose e spesso illegali ed immorali della grande famiglia Gallagher ci hanno fatto ridere, commuovere e affezionare a tutti i suoi componenti. Abbiamo amato Frank, Fiona, Debbie, insomma tutti, diversi tra loro ma tutti folli, uno, però, è il personaggio che maggiormente ha subito una splendida evoluzione ed è Carl Gallagher. Partito da bulletto del quartiere senza nessuna prospettiva futura, violento e privo di paura, ha iniziato prima come personaggio più defilato, tra i più piccoli della famiglia, per poi stravolgere completamente il suo ruolo, ma lentamente, non con colpi di scena, ma con una graduale crescita e miglioramento personali. Ha iniziato spacciando droga per le strade del South Side, è finito in un carcere minorile, dopo essere uscito si è dedicato alla vendita illegale di armi, finché un tragico episodio non gli ha aperto gli occhi. Inizia così per lui il suo percorso di cambiamento e con l’aiuto del padre della sua ragazza riesce pian piano a trovare la sua strada e a realizzare il suo futuro in un modo che nessuno spettatore si sarebbe mai aspettato, entra, infatti, in una accademia militare e successivamente riesce a diventare un poliziotto, sempre disposto ad aiutare la gente sfortunata del quartiere in cui è nato;

CHANDLER BING (“Friends”)

Chandler Bing è uno dei personaggi più iconici di una delle serie tv più iconiche di sempre. La sit-com “Friends”, infatti, rappresenta un clamoroso successo nella storia delle serie tv: è il racconto dell’amicizia e delle vicende amorose di sei amici che vivono a New York. Ma parlavamo di Chandler, insicuro, timido, perennemente sarcastico, incapace di mantenere un legame sentimentale stabile, con un buon lavoro, ma non per questo percepito come un uomo di successo, anzi, un uomo paranoico e molto altro. Un personaggio la cui vita sentimentale si spiega con dei traumi familiari irrisolti, da cui però non ne esce mai con vittimismo. Nascosto dietro una relazione tira e molla con la fidanzata storica Janice, trova poi un grande amore in Kathy, una donna che ritiene perfetta per lui, che però è la ragazza del suo amico fraterno Joey. Questa storia rende Chandler sempre più maturo fin quando non si innamora dell’amica di sempre Monica, con cui infine si sposa;

ELEVEN (“Stranger Things”)

Incredibile personaggio quello di Eleven, Undici o anche Undi per gli amici. La vera protagonista di una delle serie più fortunate degli ultimi anni, vero e proprio fenomeno anche di costume. “Stranger Things”, infatti, ha da subito catalizzato l’attenzione dei nostalgici degli anni ’80, ma anche delle nuove generazioni, che grazie a questa serie hanno potuto conoscere meglio quel decennio colorato e spensierato. Undici è la chiave di tutta la storia che si concluderà con la quinta stagione, di cui ancora non sappiamo la data di uscita. Lei è una cavia da laboratorio, utilizzata per esperimenti segreti a causa dei suoi enormi poteri, la sua vita “normale” inizia quando incontra Mike, Will, Dustin e Lucas, con loro inizia a scoprire cos’è una famiglia, che significa vivere in una casa e avere degli amici. Nel corso delle quattro stagioni il suo personaggio si evolverà fino a diventare una ragazza come tante alle prese con i problemi a scuola, l’amore, la voglia di ribellione, ma sarà sempre la salvezza dei suoi amici, della città di Hawkins e di tutta l’umanità.

Cosa resta da dire? Se ci sono riusciti loro a cambiare, perché dovrebbe essere difficile per noi? Come dice il grande Martin Luther King “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.

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Brand me: il podcast che racconta in pillole come costruire un personal brand efficace.

Come si fa a promuovere sé stessi ed il proprio lavoro?

Qual è la strategia giusta da adottare per promuovere il proprio profilo professionale?

Quanto tempo bisogna dedicare alla costruzione e al rafforzamento del proprio personal brand?

Queste ed altre domande sono all’ordine del giorno di tutti coloro i quali mirano ad acquistare nuovi clienti, rendere il proprio profilo professionale credibile ed appetibile sul mercato del lavoro, affermare il proprio personal brand in un mercato sempre più competitivo e variegato.

Costruire un personal brand forte è un lavoro che richiede tempo, impegno, dedizione e costanza, ma anche tanto studio per capire come proporsi e cosa proporre al mercato di riferimento.

Raccontata così, sembra una questione piuttosto noiosa, ma, fortunatamente, in rete possiamo trovare dei contenuti gratuiti e divertenti per imparare e gestire il nostro personal branding.

Uno di questi è sicuramente il podcast sul personal branding “Brand me” di Alessandro Mazzù, che ama definirsi consulente per i consulenti di web marketing.

Pochi minuti a puntata, dai 5 agli 8 minuti, per spiegare a chi di marketing si occupa per professione quanto sia importante curare il proprio personal brand, ma in realtà il podcast è utile non solo ai professionisti del marketing (che dovrebbero già essere in grado e sapere come promuovere il proprio brand personale), ma a tutte le categorie.

Il personal branding, se è vero che è vitale per i consulenti di marketing che nel promuovere se stessi promuovono anche la capacità di fare bene il proprio lavoro (lascereste la promozione della vostra azienda ad un consulente che non è neanche capace di promuovere quello di cui si occupa?), è importante per ogni categoria professionale che deve mettere a punto la propria strategia per differenziarsi dai competitors.

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Nel podcast “Brand me” di Alessandro Mazzù possiamo trovare riferimenti pratici e concreti sul come fare personal branding consapevole con una strategia ben definita, utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione, sia on-line che off-line, dall’utilizzo dei social all’elevator pitch, strumenti che però ognuno di noi deve adattare e calibrare al proprio brand personale.

Alessandro Mazzù ci insegna, prima di tutto e prima di ogni strumento di marketing, che per differenziarci veramente dagli altri dobbiamo essere autentici e che non esistono ricette preconfezionate che vanno bene per tutti, ma solo principi generali che ognuno deve adattare alle proprie doti.

Il personal branding e la credibilità che ne deriva vanno costruiti nel tempo, non si può fingere di essere quello che non si è nel lungo periodo, non si possono millantare doti e competenze che non si posseggono sul serio, né tanto meno pensare che imitando le strategie efficaci messe a punto da qualcun altro (magari dai nostri competitors) si possano raggiungere gli stessi risultati.

Il personal branding “a modo” di Alessandro Mazzù parte da una riflessione e una autoanalisi su quelle che sono le proprie caratteristiche distintive, quelle peculiarità che solo noi abbiamo e che ci permettono di differenziarci rispetto agli altri, ma anche sulla consapevolezza che le tecniche di marketing e di comunicazione non bastano, bisogna costruire relazioni, mostrare il proprio lato umano senza dimenticare un pizzico di ironia.

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Da zero alla crescita professionale: la strategia di personal branding di Massimiliano Allievi

Si può essere un professionista, un commercialista, e al contempo essere un content creator?

Per Massimiliano Allievi, conosciuto come il commercialista del web o il commercialista 4.0, la risposta è: assolutamente sì!

Anzi per lui tutti i professionisti, o chiunque abbia anche solo una passione, dovrebbe iniziare sin da subito a comunicare sui social. Nell’intervista rilasciata durante l’evento &Love Story, del quale siamo stati media partner, Massimiliano Allievi ci ha raccontato i suoi primi passi sui social e la strategia di personal branding che gli ha permesso di passare dal seguire pochi clienti ad arrivare ad avere uno Studio composto da 21 persone e 700 clienti sparsi in tutt’Italia, raggiungendo con i suoi contenuti milioni di persone sulle varie piattaforme.

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La sua è una storia vera e reale di come i social media, se ben utilizzati, possono diventare uno strumento di crescita e successo professionale.

Guarda l’intervista!

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Il Cinema e il Personal Branding

Cos’è il PERSONAL BRANDING?

Infinite definizioni possono correre in lungo e in largo sul web alla ricerca di un significato chiaro e preciso intorno a tutto ciò. Per farla breve il Personal Branding non è altro che comunicare a te stesso e al mondo chi sei. E lo si può fare attraverso una grandissima quantità di opzioni: i social, il modo di porsi con una persona attraverso una semplice comunicazione, la gestualità, il linguaggio verbale e quello fisico, addirittura anche attraverso i pensieri.

Il cinema, in ossequio alla sua capacità, da sempre esplicata, ovvero quella di influencer ante-litteram delle masse, delle tradizioni, della cultura e della società, è il mezzo più influente, per esprimere attraverso le immagini, l’infinito mondo del Personal Branding.

Uno dei film più iconici, in tal senso, risulta essere Forrest Gump (1994), di Robert Zemeckis, con protagonista Tom Hanks. Un film dalla natura semi-biografica e con la forte volontà di mostrare al mondo che, proprio come in una scatola di cioccolatini, non sai mai cosa ti capiterà fin dalla nascita. L’unica cosa certa è che sai chi sei, proprio come dice Forrest “Stupido è chi lo stupido fa, Signore”. Non importa dove tu sia, o con chi o quando sei in un determinato luogo: l’unica vera certezza, ciò che conta realmente, è essere te stesso.

 

Altro film hollywoodiano, capace di smuovere la coscienza intorno al fenomeno del Personal Branding, è La ricerca della Felicità (2006), di Gabriele Muccino e interpretato da Will Smith, nei panni di Chris Gardner, un genitore single che lotta per crescere il figlio e cercare di realizzare il sogno di una vita migliore e dignitosa per entrambi. “Sei hai un sogno, Tu lo devi proteggere. […] “Se vuoi qualcosa, vai e inseguila”. Con questa filosofia di vita, il film si dipana, attraverso una tenera girandola di eventi che ruotano tutte attorno al protagonista. Chris Gardner è un comunicatore di natura, ma purtroppo con il lavoro non sembra essere così fortunato e continuamente, spinto dall’amore verso il figlio, cerca nuove opportunità cambiando città, lavoro e abitudini ogni giorno, cercando così di sbarcare il lunario. Ma solo una cosa non cambierà mai in tutto questo: lui. Sarà proprio la costanza di continuare ad esprimere se stesso che alla fine lo premierà e che darà a noi la possibilità di veder esaudito quel “Se vuoi qualcosa, vai e inseguila”.

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Veniamo ora, ad una riflessione più complessa. Considerato che il Personal Branding è l’attuazione programmata di una strategia che permette di definire la propria immagine esaltando qualità e punti di forza, cercando di presentare se stessi proprio come una marca, appare chiaro, a posteriori che tutto un jet-set “illuminante” ed “illuminato”, della Dolce Vita romana degli anni ’50 e ’60, è l’esempio più grande di Personal Branding collettivo, che sia mai stato creato. Quindi se il brand rappresenta l’immagine del prodotto, il Personal Branding è l’immagine di noi che vendiamo a livello personale. Il cinema italiano degli anni ’50 e ’60, arricchito dalla commedia all’italiana e dall’invasione dei divi hollywoodiani, diventa quindi l’esempio più importante della storia, a livello di Personal Branding.

 

Il tutto fagocitato dai giornali rosa, dalla vita mondana della Roma del boom economico e dall’incontro dei già citati divi hollywoodiani, con quelli di casa nostra. Audrey Hepburn e il suo tubino, Gregory Peck, Walter Chiari e Ava Gardner, Anthony Franciosa, Anna Magnani, Marcello Mastroianni e i suoi “Persol 646”, gli incontri segreti, i paparazzi, via Veneto, i Festival, il “made in Italy” del cinema italiano esportato in tutto il mondo, dal sud-America ai meandri più nascosti dell’Australia…insomma tutto concorreva a creare un brand capace di rimanere il più importante della storia del cinema, reso immortale dall’immenso consenso popolare.

E proprio in quegli anni, ancora ante-litteram, un altro fulgido esempio di Personal Branding, ovvero quello derivante dalla famigerata trasmissione televisiva di CAROSELLO, che dal 1957 al 1977, concorrerà a cambiare, innovare e svecchiare la società italiana del ventennio. E lo farà con una strategia brandistica, votata al consumismo e alla modernizzazione del nostro Paese, che davvero rappresenta un risultato sociologico, neanche minimamente raggiunto al giorno d’oggi, dai social network. Perché Carosello è un fenomeno di Personal Branding, così riuscito? Perché il brand è da sempre il motivo per cui i consumatori comprano determinati servizi rispetto ad altri. Gli utenti amavano e amano un determinato personaggio piuttosto che un altro, e quindi determinano loro stessi chi eleggere ad influencer, a capo branco, all’apice piramidale di un sistema, che rende il tuo Personal Branding, capace di influenzare le masse.

Ricordiamoci, che il più grande Personal Branding, davvero “Personal” della storia italiana, è stato Benito Mussolini, in grado, con la comunicazione fisica, verbale, con i gesti, con le movenze, con il tono della voce, di convincere il popolo “fesso”, della bontà di un regime dittatoriale, di un nazionalismo e di una limitazione delle libertà personali e collettive, che porterà poi l’Italia allo sfascio. Il Personal Branding si lega quindi alla capacità di influenzare le masse e sulla capacità di saper vendere se stessi, camuffando spesso il bene collettivo, per un’aspirazione personale. Non sempre è così, ovviamente, ma è anche vero che non sempre tutto è trasparente e lineare.

 

Concludiamo il nostro discorso sul Personal Branding nel CINEMA, citando un film dell’era moderna, come La Stranezza (2022), di Roberto Andò, che si issa come una grande lezione di Personal Branding. Il film racconta in modo romanzato la genesi della famosa opera di Luigi PirandelloSei personaggi in cerca d’autore”. Il noto scrittore siciliano, impersonato da Toni Servillo, si imbatte in una ditta di pompe funebri guidata dalla coppia Ficarra e Picone che oltre a praticare attività di sepoltura nutrono una spiccata passione per il teatro. Il film offre una serie impressionante di spunti di riflessione sul senso di fare Personal Branding. Lo stesso personaggio interpretato da Servillo, il grande scrittore siciliano Luigi Pirandello, ha fatto del concetto di personaggio uno dei suoi capisaldi comunicativi. Il rapporto tra Pirandello e il Personal Branding, risulta il più compiuto della storia, nel legame che unisce teatro e letteratura. E il film nel finale mette in risalto una grande verità a cui non pensiamo mai, e cioè che siamo tutti dei personaggi, per quanto inconsapevoli. Ebbene il “tema del personaggio” è molto importante nel Personal Branding in quanto spesso viene indicato come la sua antitesi. I più seri consulenti e formatori di PERSONAL BRANDING, infatti ripetono spesso ai loro allievi ed assistiti che svolgere questa attività vuol dire essere se stessi evitando di recitare la parte del personaggio.

Spesso lo dicono perché è purtroppo pratica assai diffusa: non è raro chi si atteggia online in un modo salvo poi risultare nell’offline in modo diverso se non addirittura opposto. Ancora una volta, la risposta ce la dà proprio Luigi Pirandello nelle sue opere: “per quanto ciascuno di noi si sforzi di non fare il personaggio, sarà comunque un personaggio indossando una maschera”.

Ci dice in sostanza che non indossare una maschera è praticamente impossibile e che è difficile ricercare e perseguire la piena autenticità. Tale pratica dovrebbe invece ispirare e motivare SEMPRE chi vuole fare bene PERSONAL BRANDING, in nome dell’etica e dell’utilità pubblica.

 

 

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“La filosofia spiegata in 100 citazioni” di Gareth Southwell è un ottimo punto di partenza per chi vuole approcciarsi alla filosofia attraverso le parole dei grandi pensatori

Per il terzo anno consecutivo, anche nel 2023 voglio proporvi un libro al mese, forse due, per raccontare chi siamo, da dove veniamo, dove vorremmo andare e come ci vogliamo arrivare. Perché la lettura può essere svago, intrattenimento, ma anche un valido esercizio per imparare a pensare e sviluppare una certa idea del mondo.

Un libro al mese, in piccole schede, in poche battute, per decidere se vale la pena comprarlo e soprattutto leggerlo. Perché la lettura, come diceva Woody Allen, è anche un esercizio di legittima difesa.

Siete alla ricerca di un modo per scoprire i grandi pensatori della storia, ma temete di non avere il tempo o la pazienza di leggere interi volumi di filosofia?

“La filosofia spiegata in 100 citazioni” di Gareth Southwell potrebbe essere la soluzione che state cercando.

La raccolta propone una selezione di frasi celebri di autori che hanno segnato la storia del pensiero, tra cui Socrate, Nietzsche, Kant, Platone e molti altri. Ogni citazione è analizzata e approfondita, in modo da far emergere il significato nascosto dietro le parole apparentemente semplici.

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Chi è riuscito a costruire nel tempo (ed a mantenere) un ottimo brand personale, ha davanti a sé molteplici possibilità. Il lavoro lo attrae e non lo cerca. Questa è la figata del personal branding.

Tuttavia non si tratta soltanto di un elenco di frasi prese a caso: la scelta delle citazioni è studiata e mirata a rappresentare i temi principali della filosofia, come la morale, la verità, il destino e la conoscenza. Inoltre, ogni autore è presentato con una breve scheda biografica e una sintesi delle principali idee che ha espresso.

Il risultato è una lettura scorrevole e coinvolgente, che consente di approfondire i concetti fondamentali della filosofia senza rinunciare alla leggerezza. Infatti le parole dei grandi pensatori sono spesso sorprendentemente attuali e capaci di stimolare il pensiero critico.

Non lo nascondo, sono un grande appassionato di filosofia e citazioni, e questo libro è stato una vera scoperta: curato nella veste grafica ed editoriale, propone una raccolta di frasi ed autori nient’affatto scontati e con una ampia proposta di filosofe e pensatrici donne alle quali la storia non ha reso adeguata giustizia.

Nell'immagine la copertina del libro "La filosofia spiegata in 100 citazioni" di Gareth Southwell - Smart MarketingLa filosofia spiegata in 100 citazioni

Autore: Gareth Southwell

Editore: Gribaudo

Anno: ottobre 2019

Pagine: 208

Isbn: 9788858024317

Prezzo: € 14,90

Perché dovremmo leggere “La filosofia spiegata in 100 citazioni” di Gareth Southwell?

“La filosofia spiegata in 100 citazioni” è quindi un ottimo punto di partenza per avvicinarsi alla filosofia, ma anche per gli esperti del settore che vogliono fare un ripasso sui principali autori e concetti filosofici. Infine, le rapide curiosità sulla vita dei vari autori rendono la lettura ancora più interessante e avvincente. Libro consigliatissimo per chiunque voglia scoprire il valore delle grandi citazioni che hanno accompagnato secoli di pensiero filosofico e che ancora oggi ci aiutano ad esplorare il senso della vita.

 

 

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“Ricomincio da me”, il film con J-Lo, è una commedia leggera, ma forse anche un’aspra critica alla società meritocratica

Cosa ci rende sicuri delle nostre capacità?

La domanda può sembrare scontata, al limite del banale, ma è una domanda che molto più spesso di quello che vorremmo si impone all’attenzione di quella parte della nostra coscienza che non riesce a scrollarsi di dosso l’ansia e le inquietudini della “sindrome dell’impostore”.

Riflettevo su tutto questo dopo aver visto in televisione il film “Ricomincio da me”, del 2018, di Peter Segal, con una sempre in tiro e a fuoco Jennifer Lopez che interpreta Maya Vargas, una 40enne addetta vendite in una piccola catena di supermercati che è sì preparata, capace, entusiasta, piena di idee, ma (sì, c’è un ma) ahimè non ha un’adeguata preparazione accademica, lei ha solo un diploma e come spesso accade nell’attuale mondo del lavoro viene spesso tagliata fuori e sorpassata nelle promozioni per le posizioni apicali da manager più giovani, accademicamente più qualificati ma privi di un’esperienza pratica.

Ora, il film, che comincia come una tipica commedia leggera della way of life all’americana e poi vira verso il dramma familiare, è tutto sommato modesto, ma mi pare assai interessante per porre sul tavolo un paio di riflessioni.

La prima è quella che cerca di rispondere alla domanda iniziale: come si fa ad essere sicuri delle proprie capacità in un mondo altamente competitivo e votato alla performance come il nostro?

Nell'immagine una scena del film "Ricomincio da me" - Smart Marketing
Una scena del film “Ricomincio da me”.


Il punto di vista statunitense, affrontato nel film, è perfetto per descrivere quella società “fintamente” meritocratica e radicalmente credenzialista che il filosofo Michael J. Sandel ha descritto nel suo celebre libro “La tirannia del merito”, una mentalità che invece risulta, alla prova dei fatti, umiliante e discriminatoria. 

Maya Vargas è super qualificata e preparata per i posti di lavoro a cui ambisce, ma la sua mancanza di credenziali accademiche, si badi bene un problema oggettivo, ha scavato un dubbio assai più profondo del necessario nella sua personalità e motivazione, facendola sentire insicura, rassegnata e demotivata nei colloqui di lavoro che affronta.

Il film si sviluppa attraverso un escamotage: Maya Vargas, aiutata dai suoi amici e con un’identità online ed un curriculum accademico riscritti di sana pianta, riesce ad essere assunta come consulente in una grande azienda e qui a farsi finalmente valere per ciò che è.

Insomma, una bugia, per quanto ben architettata, riesce nel miracolo di far ri-credere in se stessa la nostra protagonista, che diventa finalmente la donna in carriera che ha sempre desiderato essere. Gli sviluppi ovviamente saranno altri, perché si sa che le bugie hanno le gambe corte e i nasi lunghi e che tramano per essere scoperte.

Ma anche la seconda riflessione penso sia interessante, e riguarda il settore delle HR, delle risorse umane, che si trovano, spesso e volentieri, nella situazione di preservare e promuovere un vera situazione paradossale, uno stallo alla messicana, che immobilizza il mondo del lavoro.

Da una parte dello schieramento si trovano i “giovani” appena laureati, magari con un master e un dottorato sul loro curriculum, che annaspano in un mondo del lavoro che cerca, anche e soprattutto, l’esperienza; dall’altra parte si trovano i 40-50enni, con un’esperienza pratica ventennale o trentennale, ma magari sprovvisti di laurea, i cui curriculum non vengono presi neanche in considerazione; in mezzo a loro i reclutatori che faticano a riconoscere le skill dei candidati più capaci.



Per quanto riguarda me, che sono prevalentemente un autodidatta senza laurea, è inutile dirvi quanto mi sia rispecchiato nel personaggio di Maya Vargas, magistralmente interpretata da J-Lo, e quanto questo film leggero mi abbia fatto riflettere e anche un po’ commuovere, un film che alla fine mi ha lasciato con una pesante e improcrastinabile domanda:

Chi decide chi siamo e di cosa siamo capaci?

Sono i responsabili delle risorse umane, i nostri capi, i nostri superiori, insomma,sono gli altri o, alla fine, siamo solo noi?

Inutile dirvi che, per parafrasare il grande Stanley Kubrick, non ho risposte semplici né certe, ma solo tanti dubbi con cui ogni giorno devo fare i conti.




Nasce l’ISWEEK: il primo evento dedicato ai software italiani ad alto impatto tecnologico ed ispirazionale

Nasce ISWEEK, il primo evento, mai realizzato nel nostro Paese, interamente dedicato ai Software Italiani e alle tecnologie made in Italy è in programma dal 24 al 26 Maggio 2023, in live streming sulla piattaforma AIPLAY. Saranno tre giorni all’insegna dell’Italianità con tavole rotonde, conferenze e workshop tematici. Ospiti e relatori di rilievo si alterneranno sul palco virtuale della ISWEEK per mettere in luce la tecnologia made in Italy.

L’IDEA

L’idea nasce dall’iniziativa di Software Italiani, progetto ideato da Max Brigida esperto in creazione di Software e sviluppo internazionale che, in collaborazione con Assosoftware e altri operatori del settore, darà vita all’evento il cui obiettivo è creare un movimento, un ecosistema del Made in Italy Tecnologico.

L’ISWEEK è solo parte del progetto che vuole esaltare il valore del Made in Italy tecnologico, infatti Max Brigida è impegnato nello sviluppo di attività collaterali, tra cui l’Osservatorio dei Software Italiani, contenitore nel quale aziende e imprenditori potranno ricercare i software Italiani più adatti alle proprie attività grazie a schede tecniche, con le informazioni utili ad una scelta ragionata del software su da adottare. Il vulcanico Max Brigida è anche autore del #1🎧 Podcast per i software e la tecnologia italiana (La Tecnologia Made in Italy) disponibile ogni sabato su tutte le piattaforme Podcast e su Youtube, e tutti i giovedì su Radio Casa Italia. Queste attività si rendono necessarie se si pensa che solo il 12% dei software usati dalle aziende italiane sono software creati in Italia, e che il 79% delle aziende italiane non conosce neanche un nome di un software Italiano. In Italia oggi ci sono piú di 1.300 software, che possono facilmente svolgere tutte le attività presenti nelle aziende e rimpiazzare i software stranieri, questo darebbe una mano al PIL e soprattutto valorerebbe i nostri talenti.

L’Italia è noto, è conosciuta all’estero sotto il cappello del Made in Italy ed eccelle in molti ambiti e settori: dal Design, alla Moda, alle auto di lusso e al food, mai però l’attenzione è stata posta sulle soluzioni tecnologiche dal cuore pulsante italiano capaci di giocarsela alla pari con i software stranieri. Allora, la grande sfida è portare alla luce un movimento, un ecosistema nuovo e ricco di talento e ISWEEK nasce per tutti questi motivi.

IL PROGRAMMA

L’iniziativa ricca di speaker ispirazionali, come il Presidente di Assosoftware PierFrancesco Angeleri che aprirà l’evento il giorno 24 Maggio insieme al fondatore Max Brigida. Saranno, inoltre, presenti i principali protagonisti del sistema tecnologico made in Italy come Daniele Ratti, CEO di Fatture in Cloud che conta in Italia con più di 500.000 clienti, Francesca Condorelli, vincitrice Premio Innovazione Italia 2022, Nicola Marino, TedX Speaker, Forbes 100 under 30 e co-founder di Intech, azienda che usa Intelligenza Artificiale per il settore medico. Il Panel si riempie con personaggi di spicco, come Mariarita Costanza Co-Founder di Macnil GTAlarm e grande referente nel mondo Tech, Chiara Russo Ceo di Codemotion, Cristina Angelillo, Presidente di Innovup nonché CEO di Marshmallow Games. Avremo anche il piacere di raccontare con Antonio Perfido, autore del libro Conversational Designer edito da Franco Angeli, l’importanza dell’Intelligenza Artificiale Conversazionale, Massimo Chieruzzi, ex CEO e co-founder di AdEspresso venduta a Hootsuite e la vulcanica Giulia D’amato Co-Founder di Startup Geeks.

Ci sarà soprattutto spazio per i workshop, della durata di 45 minuti, nei quali i CEO e Founders di Software Italiani mostreranno le loro creature, la facilità d’uso, i problemi che risolvono e la presentazione di casi pratici e di successo. Altro momento importante è quello delle tavole Rotonde: dibattiti di interesse tecnologico, nei quali si affronteranno tematiche molto care a tutti noi: dal corretto utilizzo di un CRM ai casi di applicazione di Intelligenza Artificiale per le attività aziendali, passando per l’importanza della Cyber-security e del fenomeno delle piattaforme all-in-one per il Marketing e la comunicazione. Tutto rigorosamente frutto dell’ingegno e delle competenze tricolore.

Qui trovi il programma completo.

Smart Marketing è felice di essere media partner dell’ISWEEK, l’evento interamente dedicato ai software italiani in live streaming su AIPLAY dal 24 al 26 maggio 2023. Per i nostri lettori è prevista la partecipazione gratis all’evento: iscriviti qui!
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