Dopo un ventennio di esposizione ai social e al digitale, possiamo senz’altro affermare che siamo immersi nell’informazione, nella comunicazione. Che invece queste informazioni siano tutte verificate, vere e provenienti da fonti autorevoli, non di certo. Così come, purtroppo, non possiamo farlo rispetto al nostro grado di conoscenza dei nuovi media e di come funzionano.
A conferma di quanto detto, ci viene in aiuto il nuovo report di Agcom pubblicato a luglio 2025, che analizza i fabbisogni di alfabetizzazione mediatica e digitale degli italiani.
I numeri.
Il 90% degli italiani accede a Internet ogni giorno e quasi uno su due lo fa per almeno quattro ore. Solo il 7% ha una reale consapevolezza di come funzionano gli algoritmi che determinano ciò che vediamo. Più della metà si è imbattuta in contenuti pericolosi come disinformazione, hate speech e revenge porn e, nonostante ciò, il 44,1% non ha mai cercato un aiuto per imparare a usare i media in modo più consapevole.
Siamo affamati di contenuti.
Quello che emerge è un quadro che non mi stupisce e che in questi mesi ho raccontato in altri articoli: dalla “dipendenza da smartphone” al “declino della conoscenza”, passando per il “tempo rubato dai social”. In pratica, siamo utenti onnivori e affamati di contenuti in assenza di un galateo informativo per fruirli.
Conoscenza e consapevolezza(?).
Altro dato interessante (per non dire preoccupante), è il ruolo dei genitori nel trasferire conoscenze e modalità d’uso di questi strumenti (molto probabilmente perché non consapevoli a loro volta). Solo il 22,8% impone limiti di tempo nell’uso di media ai propri figli e il 4,8% lascia piena libertà. Tutto questo in un contesto molto difficile, soprattutto (ma non solo) per i più giovani, alle prese con un acuirsi degli stati di ansia, la cui risoluzione spesso viene affidata, proprio dagli adolescenti, all’intelligenza artificiale. Bel cortocircuito.
E, come se non bastasse, dal report di Agcom emerge che quasi la metà della popolazione (44,1%) non si rivolge ad alcun soggetto per avere indicazioni e suggerimenti per un utilizzo critico e consapevole dei mezzi di comunicazione.
Cambia il concetto di informazione.
Informarsi non significa più solo leggere o ascoltare notizie. Significa scegliere, interpretare, valutare. Conoscere, quindi, non solo l’argomento, ma anche chi ne ha parlato, come, perché, su quale media. E, anche, i motivi per i quali i nostri device hanno deciso di porlo alla nostra attenzione. Servono strumenti, consapevolezza e, soprattutto, educazione. In una parola: cultura.
Qualcosa che si costruisce attraverso il dialogo e il confronto tra media (vecchi e nuovi), istituzioni e cittadini. La strada da percorrere è lunga.


