Non studio, non lavoro… ma esisto: il tempo dei NEET e la risposta della Regione Puglia all’inattività giovanile.

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Non studio, non lavoro… ma esisto: il tempo dei NEET e la risposta della Regione Puglia all’inattività giovanile.

“Non studio, non lavoro, non guardo la TV – Non vado al cinema, non faccio sport” cantavano i CCCP – Fedeli alla linea, nella loro canzone “Io sto bene” nel 1986, ignari che quella condizione di immobilismo giovanile, linea sottile tra questioni di qualità e formalità che portano a star bene e contemporaneamente male, sarebbero poi diventate un parametro statistico per definire un certo tipo di gioventù.

Si chiamano NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero quei giovani, generalmente tra i 18 e i 29 anni (ma spesso il range si allarga tra i 16 e i 35), che non studiano, non lavorano e non sono impegnati nei percorsi di formazione.

Il termine fu usato per la prima volta nel luglio 1999, in un report della Social Exclusion Unit del governo del Regno Unito, come termine di classificazione per una particolare fascia di popolazione, di età compresa tra i 16 e i 24 anni, poi l’uso del termine si è diffuso in altri contesti nazionali per indicare un preciso fenomeno sociale che interessa la popolazione giovanile e che sfugge alle normali rilevazioni statistiche.

I NEET si trovano in una sorta di “terra di mezzo”: esclusi dai circuiti formativi, scolastici e lavorativi; non sono disoccupati in senso stretto, perché spesso non cercano attivamente lavoro, ma nemmeno studenti, apprendisti o tirocinanti e di fatto vivono in una situazione di inattività che può durare mesi o anche anni.

Il fenomeno è alquanto complesso e spesso ricco di sfaccettature che sfuggono alle tradizionali rilevazioni statistiche pure essendo ben censito; secondo Eurostat, l’Italia è uno dei Paesi con la percentuale più alta di NEET in Europa.

Nel 2024, si stima che circa il 20% dei giovani italiani rientri in questa categoria, con punte che superano il 30% in alcune regioni del Sud.

Le cause sono molteplici: crisi economiche, sistema educativo scollegato dal mondo del lavoro, carenza di servizi di orientamento, emarginazione sociale e problemi familiari e le ripercussioni sono significative, poichè essere un NEET non significa solo essere un disoccupato, significa spesso sentirsi fuori dal proprio tempo, privi di prospettive e motivazioni.

Le conseguenze psicologiche possono essere gravi: perdita di autostima, depressione, isolamento.

A livello sociale, invece, i NEET rappresentano un costo in termini di mancata produttività e un rischio in termini di esclusione sociale e instabilità.

Tra le regioni del Mezzogiorno più colpite da questo fenomeno c’è la Puglia, con un tasso del 33,3% nel 2017, ma che, grazie alle politiche regionali, è riuscita a risalire la china fino ad arrivare nel 2024 al 21,4%, dato al di sotto della media delle regioni del Sud d’Italia ma ancora molto al di  sopra della media nazionale.

A dircelo è l’Apulian Innovation Overview, il sistema informativo progettato e realizzato da ARTI (l’Agenzia Regionale per la Tecnologia, il Trasferimento tecnologico e l’Innovazione della Puglia), che fornisce serie storiche costantemente aggiornate di dati relativi a vari ambiti e a varie dimensioni del sistema socio-economico e dell’innovazione regionale.

Attraverso AIO si possono analizzare e conoscere in maggior dettaglio fenomeni e trend riferiti a innovazione, sviluppo economico, sostenibilità e formazione a livello regionale, confrontandoli anche con quelli nazionali e internazionali.
Si tratta, quindi, di uno strumento in grado di misurare la performance del sistema innovativo regionale nel suo complesso e di facilitare i confronti dei fenomeni nel tempo e tra territori.

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La chiamano Generazione NEET” (Not in Education, Employment or Training), ossia una parte rilevante della nostra società troppo spesso dimenticata. Mentre dovremmo ricordarci che, dietro ad una denominazione, ci sono persone reali che, fuori dalle statistiche, hanno aspettative disattese, sogni ancora impacchettati e una storia ancora tutta da scrivere.

Ma l’osservatorio è solo una delle tante iniziative di contrasto al fenomeno NEET messe in campo dalla Regione Puglia a sostegno dell’attivazione e dell’occupazione giovanile, come ad esempio il programma Garanzia Giovani, finalizzato a offrire opportunità di formazione, tirocinio e orientamento ai NEET, per il quale è stato stanziato, nel luglio 2024, un ulteriore investimento di oltre 19 milioni di euro destinato a finanziare misure come la formazione professionalizzante, i tirocini extracurriculari e i servizi di orientamento al lavoro.

Si inserisce in questo contesto anche l’iniziativa promossa dalla Regione Puglia e gestita dalla Sezione Politiche Giovanili in collaborazione con ARTI chiamata Galattica – Rete Giovani Puglia, insieme all’istituzione del Servizio Civile Regionale.

Lanciata nel 2022, questa rete mira a offrire ai giovani pugliesi spazi fisici e virtuali dove poter sviluppare competenze, partecipare attivamente alla vita comunitaria e accedere a opportunità di crescita personale e professionale.

Galattica è composta da una rete capillare di “nodi” distribuiti su tutto il territorio regionale, utilizzando spazi pubblici già esistenti e riconosciuti dai giovani, come i Laboratori Urbani e i Luoghi Comuni, che fungono da centri di aggregazione e supporto, dove i giovani possono partecipare a laboratori, eventi, corsi di formazione e attività culturali.​

Mi piacerebbe raccontare Galattica col distacco del cronista, ma non posso fare a meno di esaltare l’enorme valenza sociale e culturale dei Nodi della Rete, spazi aperti ed a disposizione di tutti i giovani pugliesi, in cui si intrecciano storie, esperienze e sogni che anch’io contribuisco, con il mio insignificante lavoro di Referente Operativo del Nodo Galattica del Comune di San Giorgio Ionico nella provincia di Taranto, a realizzare e rendere concreti.

L’esperienza a contatto con questi giovani mi ha restituito un quadro ben diverso da quello raccontato con le rilevazioni statistiche, che li vedono inattivi e privi di iniziative, facendo emergere esigenze e aspirazioni che cercano solo il terreno fertile per attecchire e sbocciare, terreno offerto dalle proposte formative e culturali del Piano Locale degli interventi che ogni Comune della Rete Galattica declina a suo modo, esaltando le peculiarità del proprio territorio.

Ma forse non basta, perchè il cambio di paradigma e l’attenzione devono partire principalmente dalle istituzioni e coinvolgere dal basso tutto il tessuto sociale.

Con questo spirito, nel febbraio 2025, è stata avviata la prima edizione della Scuola di Formazione sulle Politiche Giovanili, promossa dalla Regione Puglia, ARTI e ANCI Puglia.

Questo percorso formativo coinvolge 30 amministrazioni locali e mira a rafforzare le competenze degli amministratori locali nello sviluppo di politiche giovanili innovative e partecipative, con particolare attenzione alle buone pratiche europee, mentre lo scorso 4 marzo, dopo mesi di confronti e consultazioni dal basso in tutta la regione, la Puglia ha approvato la sua prima Legge Regionale sulle Politiche Giovanili, che mira a definire un quadro normativo per sostenere le iniziative rivolte ai giovani e li riconosce come una forza fondamentale per lo sviluppo della regione.

È questo il cambio di paradigma che speriamo contagi tutti i livelli istituzionali dal locale al nazionale: riconoscere i giovani come risorse per la crescita e l’innovazione economica e sociale e non come un dato statistico da censire o un fenomeno da arginare.

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