“La realtà inventata” smaschera l’illusione dell’oggettività e ci invita a ripensare tutto ciò che chiamiamo realtà

Un libro al mese, in piccole schede, in poche battute, per decidere se vale la pena comprarlo e soprattutto leggerlo. Perché la lettura, come diceva Woody Allen, è anche un esercizio di legittima difesa.

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Nello slider la copertina del libro "La Realtà inventata" a caura di Paul Watzlawick - Smart Marketing

Per il quinto anno consecutivo, anche nel 2025 voglio proporvi un libro al mese, forse due, per raccontare chi siamo, da dove veniamo, dove vorremmo andare e come ci vogliamo arrivare. Perché la lettura può essere svago, intrattenimento, ma anche un valido esercizio per imparare a pensare e sviluppare una certa idea del mondo.

 

Un libro al mese, in piccole schede, in poche battute, per decidere se vale la pena comprarlo e soprattutto leggerlo. Perché la lettura, come diceva Woody Allen, è anche un esercizio di legittima difesa.

Viviamo immersi in un flusso ininterrotto di informazioni. Notizie, post, immagini, dichiarazioni. Ma cosa succede se cominciamo a chiederci se ciò che consideriamo reale… lo sia davvero? Se la realtà stessa non fosse un’entità oggettiva e immutabile, ma piuttosto il prodotto di una costruzione mentale, sociale e linguistica?

È questa la domanda provocatoria – e oggi più attuale che mai – che apre e attraversa La realtà inventata – Contributi al Costruttivismo, il volume curato da Paul Watzlawick nel 1981 e pubblicato in Italia da Feltrinelli. Una raccolta di dieci saggi firmati da figure fondamentali del pensiero contemporaneo – tra cui Heinz von Foerster, Ernst von Glasersfeld, David L. Rosenhan – che rappresenta una pietra miliare per comprendere l’epistemologia costruttivista e il suo impatto sulla comunicazione, la psicologia, la sociologia e perfino il marketing.

Il cuore del costruttivismo: realtà come costruzione

Il messaggio del libro è chiaro e dirompente: non esiste una realtà oggettiva, ma esistono molteplici versioni della realtà, costruite attraverso le nostre percezioni, i nostri linguaggi e le nostre relazioni. In altre parole, non vediamo il mondo per come è, ma per come lo interpretiamo. La nostra esperienza non è mai neutra: è sempre mediata da un sistema di convinzioni, aspettative e contesti che plasmano ciò che riteniamo “vero”.

Questa visione sovverte il paradigma positivista e introduce un’idea centrale per chi si occupa di comunicazione, marketing e narrazione: la realtà non si racconta, si crea.

Rosenhan e l’esperimento dei “falsi pazienti”: quando le etichette diventano realtà

Uno dei saggi più eclatanti del volume è quello firmato da David L. Rosenhan, lo psicologo statunitense noto per l’esperimento “Being Sane in Insane Places” (“Essere sani in luoghi insani”), che testò la capacità del sistema psichiatrico di distinguere tra salute e malattia mentale. Rosenhan e altri volontari si finsero pazienti psicotici e furono ricoverati in diversi ospedali psichiatrici, venendo diagnosticati e trattati come malati per giorni, nonostante non presentassero più alcun sintomo.

Scopri il nuovo numero: “Neet Generation”

La chiamano Generazione NEET” (Not in Education, Employment or Training), ossia una parte rilevante della nostra società troppo spesso dimenticata. Mentre dovremmo ricordarci che, dietro ad una denominazione, ci sono persone reali che, fuori dalle statistiche, hanno aspettative disattese, sogni ancora impacchettati e una storia ancora tutta da scrivere.

L’esperimento dimostrò quanto le etichette diagnostiche e i pregiudizi sociali influenzino la percezione della realtà, portando professionisti formati a “vedere” patologie dove non ce ne sono. Un monito potente su come le nostre convinzioni influenzino – e spesso distorcano – ciò che consideriamo reale. E un monito attualissimo, se pensiamo a quanto oggi le narrazioni mediatiche possano manipolare la percezione collettiva attraverso immagini, titoli e frame di senso.

La profezia che si autoavvera: credere è creare

Un altro concetto chiave del libro – presente in molti scritti di Watzlawick – è quello della profezia che si autodetermina (self-fulfilling prophecy). In estrema sintesi: se ci convinciamo che un evento si verificherà, cominceremo ad agire – spesso inconsciamente – affinché quell’evento accada. La convinzione genera comportamenti, i comportamenti producono effetti, e gli effetti confermano la convinzione iniziale.

Nel marketing, questo principio si traduce nella costruzione delle aspettative: una promessa ben formulata genera una predisposizione positiva che orienta la percezione dell’esperienza. Ma vale anche nei rapporti sociali, nelle relazioni professionali, nelle dinamiche scolastiche e familiari. Credere in qualcosa può renderlo reale, nel bene e nel male.

Nell'immagine la copertina del libro "La Realtà inventata" a caura di Paul Watzlawick - Smart Marketing

La realtà inventata

Contributi al costruttivismo

Curatore: Paul Watzlawick

Editore: Feltrinelli

Anno: Gennaio 2018

Pagine: 288

Isbn: 9788807887635

Prezzo: € 12,00

Perché dovremmo leggere “La realtà inventata” a cura  Paul Watzlawick?

Un libro per chi comunica (e per chi vuole farlo con consapevolezza)

La realtà inventata è un testo che ogni professionista della comunicazione – dal copywriter al giornalista, dal pubblicitario al docente – dovrebbe leggere almeno una volta nella vita. Non perché offra soluzioni pronte, ma perché mette in crisi le nostre certezze, spingendoci a guardare con occhi nuovi alle narrazioni che costruiamo ogni giorno, nei media, nel marketing, nei rapporti umani.

Per chi lavora con le parole, questo libro è un monito e un’ispirazione: le parole non descrivono il mondo, lo creano. E ogni messaggio, ogni racconto, ogni campagna è una piccola costruzione di realtà, capace di generare senso, identità, aspettative, emozioni.

In tempi di post-verità e deepfake, riscoprire il costruttivismo di Watzlawick significa dotarsi di una bussola epistemologica. Una bussola che ci aiuti a navigare nel mare magmatico delle narrazioni contemporanee, ricordandoci che il mondo che vediamo non è “lì fuori”, ma è un riflesso delle lenti con cui lo guardiamo.

Una realtà inventata, ma non per questo meno vera

Il titolo del libro è provocatorio, ma illuminante: La realtà inventata non è una negazione del reale, bensì un invito a riconoscere che ciò che chiamiamo “realtà” è il frutto di un atto creativo. Un atto che ci coinvolge ogni giorno, come individui e come collettività.

Ed è proprio questa consapevolezza che può aiutarci a diventare comunicatori più etici, marketer più consapevoli e cittadini più critici. In un mondo dove tutto sembra “vero”, riscoprire che la realtà si costruisce, ci restituisce uno strumento potente: la possibilità di cambiarla.

E tu? Sei pronto a mettere in discussione la tua idea di realtà?

Perché se, come scrive Watzlawick, “non possiamo non comunicare”, allora non possiamo neppure smettere di costruire – e decostruire – il mondo in cui viviamo.

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