Raffaello Castellano (525)
Cosa resterà di questo 2015 appena trascorso? Cosa è successo di positivo? Cosa di negativo? Quali sono i fatti notevoli? Le svolte epocali? E soprattutto in che maniera l’esperienza e la memoria delle cose che abbiamo vissuto ci condizioneranno, ci influenzeranno, nel bene e nel male, nell’anno che ci apprestiamo a vivere?
Sono domande niente affatto retoriche, ripetitive, stucchevoli o, peggio ancora, sterili. Fare bilanci, volenti o nolenti, è il compito che ci aspetta alla fine di ogni percorso, a prescindere dalla sua complessità, dalla sua riuscita, dalla sua durata e dalla meta che abbiamo raggiunto o meno. Fare bilanci è il compito che ci aspetta alla fine di un progetto, di una relazione, di un lavoro, di un amore, di un mese o, come in questo caso, di un anno.
Allora tentiamo di fare un bilancio delle cose notevoli accadute e dei fronti caldi apertisi nel 2015.
Sullo scenario internazionale continua a tenere banco la Grande Crisi Internazionale da una parte e lo straripare dell’ISIS dall’altra. E, mentre per la Crisi si intravedono, all’orizzonte, tenui accenni di ripresa, contro il Califfato Islamico del Terrore sembra che le grandi potenze mondiali nulla possano fare. Questo 2015 sarà ricordato nei libri di storia per gli “spettacolari” attentati terroristici perpetrati dall’ISIS in tutto il mondo, contro civili, in Medio Oriente, nel Nord Africa, in Europa, ma soprattutto contro il Patrimonio Culturale e Artistico del Mondo e per gli attentati in Francia, che hanno scandito l’inizio e la fine di questo 2015: il 7 gennaio con l’attentato a Charlie Hebdo e, fra la notte del 13 e 14 novembre scorso, con quelli in diverse parti della città di Parigi.
Sempre sugli scenari internazionali tiene banco la questione ambientale/climatica che, ancora una volta, anche in questo 2015 ha fatto vedere quanto gravi saranno le conseguenze se non si decidesse di ridurre le emissioni dei gas serra con un piano organico e strutturale. Le inondazioni, la crescente desertificazione dei terreni coltivabili, l’estremizzazione del clima e l’innalzamento delle temperature su scala planetaria stanno causando effetti che perfino il più radicale degli scienziati termo scettici fatica a spiegare.
La Cop 21, tenutasi a Parigi fra fine novembre e inizio dicembre, ha portato a casa un accordo storico; c’è solo da sperare che da semplice programma ed intesa diventi progetto ed impegno concreto.
Lo scenario del clima impazzito, appena descritto, è, insieme alla guerra e alla povertà, il principale percussore di quello che, forse, è il più importante, drammatico e urgente problema che dovremo affrontare nel prossimo anno e in quelli a venire: sto parlando della questione dei migranti. Il Mediterraneo, ma anche l’intera Europa del sud, è divenuto il teatro dove quotidianamente va in scena la tragedia delle popolazioni in fuga da fame, miseria, guerra e dittature. Molti osservatori politici ed intellettuali autorevoli ritengono questa dell’immigrazione e della sua gestione il banco di prova “definitivo” della tenuta dell’Unione Europea. Se falliremo in questo, forse l’Unione Europea potrebbe implodere su se stessa e finire di esistere.
Quindi il Mondo, nel 2015, ha prodotto solo cose negative?