E Vivendi canta la serenata a Mediaset: Un’OPA sola ti vorrei!

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Raffaello Castellano (531)

 

 

 

MEDIASET_VIVENDI_APRE-kUCF--835x437@IlSole24Ore-Web È la notizia economica della settimana: l’OPA (Offerta Pubblica d’Acquisto) “ostile” lanciata dal gigante delle telecomunicazioni francese Vivendi. Da lunedì a mercoledì il gruppo controllato da Vincent Bolloré è passato da un 3% ad un 20%, come d’altronde aveva dichiarato lo stesso Bolloré.

Sorprende, soprattutto, la rapidità di questa scalata finanziaria, tanto che la procura di Milano ha deciso di aprire un’indagine a carico di ignoti per manipolazione del mercato. La Procura di Milano era stata allertata sia dalla CONSOB che da una denuncia, della stessa Fininvest (la holding della famiglia Berlusconi che controlla Mediaset), firmata da Niccolò Ghedini e depositata martedì scorso.

L’accusa sulla quale indaga la Procura milanese è manipolazione di mercato; infatti Vivendi potrebbe aver fatto fallire appositamente l’accordo dell’aprile scorso con Mediaset, per poter poi rastrellare le azioni “depresse” del titolo a prezzi molto più bassi del normale. Manovra questa che si profila sia tecnicamente che legalmente come aggiotaggio.

Vincent Bolloré, con quest’ennesima operazione, continua a confermare la sua fama di raider della finanza; è ancora vivo il ricordo della scalata al gruppo Telecom Italia, che portò la sua Vivendi a detenere una quota del 24,5%. Bolloré, ora, con un quinto delle quote Mediaset  potrebbe bloccare in assemblea ogni operazione straordinaria dell’azienda stessa.C_11_video_1260_upiThumbnail

Il caso si fa politico. Nella guerra Bolloré-Berlusconi entra lo stesso governo italiano, determinato a difendere “l’azienda Italia”.

In un’intervista rilasciata al quotidiano Repubblica il neo Premier Paolo Gentiloni ha affermato di aver detto ai suoi ministri: “Qui non è in gioco solo l’azienda di Berlusconi, la partita è molto più grossa e non possiamo stare a guardare, continuando di questo passo ad essere scalate in futuro potrebbero essere anche Mediobanca, UniCredit e Generali”.

Intanto il governo italiano chiarisce la sua posizione in merito al dossier Mediaset, come si evince dalla nota del ministro dello Sviluppo Economico Calenda:

“Gli investimenti stranieri sono sempre benvenuti, quando portano capitale di crescita e competenze e contribuiscono allo sviluppo del tessuto industriale italiano. Quando però si tratta di un’azienda che opera in un campo strategico come quello dei media, il modo in cui si procede non è irrilevante. Mi pare che questo principio sia in Francia ampiamente riconosciuto e assertivamente difeso. Premesso dunque l’assoluto rispetto del governo italiano per le regole di mercato, non sembra davvero che quello che potrebbe apparire come un tentativo, del tutto inaspettato, di scalata ostile a uno dei più grandi gruppi media italiani sia il modo più appropriato di procedere per rafforzare la propria presenza in Italia”.

MEDIASET: RALLY BORSA CON IPOTESI STRETTA VIVENDI SU PREMIUMParla della sua Mediaset, di cui rischia di perdere il controllo, anche l’ex premier Silvio Berlusconi, che ha dichiarato: “Abbiamo aumentato la nostra partecipazione e continueremo a farlo nei limiti consentiti dalle leggi”.

Berlusconi promette dunque di non deporre le armi:

“Quanto a noi, c’è la compattezza più assoluta della mia famiglia su un punto molto preciso: non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori.” Fininvest tuttavia non potrà acquistare azioni oltre il 40% fino ad aprile, visto che in quel caso scatterebbe l’obbligo di lanciare un’Opa.

Ma al netto della scalata Vivendi a Mediaset, quanto sta diventando ingombrante la presenza dei Francesi in Italia?

Vediamo:

Il gruppo francese Iliad con il marchio Free sta per entrare nel mercato della telefonia mobile .

I Francesi di Edf controllano la storica società italiana di energia Edison.

Acea è partecipata da Suez Environnement.

Da Bulgari a Gucci, da Loro Piana a Fendi, molti brand della moda e del lusso italiani sono passati in mano francese nei gruppo Lvmh e Kering (Gucci e Bottega Veneta).

I francesi sono diventati proprietari di diverse banche italiane. La Bnl è del gruppo Bnp Paribas, mentre Cariparma, FriulAdria e Carispezia sono del Crédit Agricole. I francesi di Amundi hanno appena vinto la gara per comprare Pioneer da Unicredit.1481716959_medias1

Diversi marchi dell’alimentare sono finiti in mano francese. Tra questi, il più grosso è stato il passaggio di Parmalat a Lactalis. Parlano francese anche l’Orzo Bimbo, Eridania, i formaggi dell’industria casearia Giovanni Ferrario, Boschetti Alimentare Spa, Galbani e Fattorie del Sole.

Quindi, nonostante tutto quello che si dice, quando si parla di economia in maniera grossolana, non è vero che le aziende straniere non investono in Italia perché le tasse sono alte, perché c’è la criminalità, perché non ci sono infrastrutture. Le aziende francesi smentiscono questa erronea conclusione, esse sono molto interessate al mercato italiano ed infatti si stanno comprando la nostra economia un pezzo alla volta, un’OPA alla volta.

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