E la chiamano Scienze delle Merendine!

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Purtroppo lo sappiamo. Il percorso di Laurea in Scienze della Comunicazione non ha mai goduto di ottima salute. Soprattutto per quanto riguarda la sua non invidiabile fama di Facoltà sostanzialmente “inutile”. Scienze delle Merendine, Scienze delle Patatine e così giù, via dicendo, con epiteti del genere. Ne abbiamo sentite di tutti i colori.

Infatti è proprio con l’espressione di Scienze delle Merendine (e dintorni) che si caratterizza ormai quel percorso di studi considerato dai più (soprattutto da chi farebbe, a loro dire, studi più impegnativi) come facile, leggero e che di certo non è capace di condurre a concreti sbocchi lavorativi.

Come se non bastasse, anche in un episodio della famosa sitcom animata creata dal fumettista statunitense Matt Groening –The Simpsons” – si prende a riferimento la Facoltà di Scienze della Comunicazione, come emblema di successiva inutilizzabilità professionale.

Per chi, come il sottoscritto, ormai diversi anni fa, ha frequentato con passione e consapevolezza questa facoltà, sono stati numerosi gli episodi di “sbeffeggiamento” o di incomprensione di cui è stato protagonista.

Il primo caso, so già essere comuni ai più, riguarda la categoria degli ex compagni di liceo. Forti (loro) di aver scelto facoltà scientifiche, da sempre considerate più “difficili”, destinavano ai mal capitati (noi) ripetuti sorrisi e battute sarcastiche ogni qualvolta li si incontrava nei periodi di vacanza, tra una sessione d’esami e l’altra. Va detto che quelli più sprezzanti di loro, in una logica post moderna della legge del contrappasso, hanno poi stazionato per anni nei corridoi universitari per arrivare infine (e neanche tutti) a prendere il tanto agognato pezzo di carta (magari anche solo triennale), quando noi altri eravamo già intenti ad inviare i primi cv o a ricercare il corso di laurea magistrale più affine ai nostri obiettivi. Ma questa è un’altra storia.

Il secondo caso, invece, è un super classico: pranzo di natale con familiari ed amici di famiglia. Ormai arrivati al dolce, seppur dopo un nostro appassionato e meticoloso tentativo di spiegare cosa stessimo studiando ed i previsti sbocchi occupazionali, loro chiudevano il confronto sempre con la stessa domanda: “…si, ma precisamente, che lavoro puoi fare con una laurea in Scienze della Comunicazione?

Chi scrive, però, non è un fondamentalista.
So bene che essendo un percorso di studio umanistico e per giunta interdisciplinare, c’è il forte rischio che un neolaureato in questa disciplina si possa ritrovare con un bagaglio di conoscenze “troppo vario” e forse poco specialistico, difficilmente spendibile nel mercato del lavoro. Questo situazione, ahimè diffusa (anche questo va detto), genera ovviamente frustrazione e la conseguente idea che la Laurea in Scienze della Comunicazione (e affini) non serva a nulla.

Molti studenti/laureati in Scienze della Comunicazione, infatti, si fermano alla superficie e non colgono le reali potenzialità che una facoltà interdisciplinare possa offrire.
Perché, in effetti, solo questo non basta.
Oltre al percorso formativo ci vuole uno spiccato senso di adattamento, spirito imprenditoriale e voglia di abbracciare le nuove tecnologie.
Insomma, ci dobbiamo mettere del nostro.

E’ bene saperlo: per un laureato in Scienze della Comunicazione il mondo digitale deve essere la sua nuova casa.

In questi anni, tramite il web, molte aziende sono cresciute e si sono rinnovate, portando con sé la richiesta di figure altamente specializzate nel maneggiare e comprendere le dinamiche retrostanti alle nuove tecnologie. Tutto il settore Marketing è stato stravolto, tanto da sviluppare nuove filosofie e strategie grazie all’avvento del web 2.0. E, più in generale, tutto il mondo della comunicazione ha subito numerosi cambiamenti: si pensi alla figura dei blogger (i più seguiti guadagnano migliaia di euro o dollari al mese), degli influencer o alle web star.
Il mondo, infatti, è talmente cambiato negli ultimi 10 anni (si pensi che il primo Iphone è stato realizzato solo nel 2007) che ormai si parla di rivoluzione digitale. 

Queste sono solo alcune delle figure professionali più ricercate dalla aziende in questo momento, in campo digital marketingSEO/SEM, Online Advertising, Digital PR, Programmatic Buying Manager, Blogging, Social Media Manager, Email Marketing, Content & Web Marketing, Web Analytics, E-commerce manager.

Vediamole alcune nel dettaglio:

  • Programmatic Buying Manager, è in grado di diffondere il messaggio pubblicitario su di un target ricercato e ben definito, attraverso un utilizzo sagace del budget messo a disposizione.
  • E-commerce manager, tecnicamente gestisce la piattaforma di vendita online e risponde del conseguimento degli obiettivi di vendita.
  • Web marketing manager, è il responsabile delle strategie di marketing sui nuovi media; analizza e monitora le azioni messe in campo attraverso gli strumenti di analytics.
  • Seo/Sem manager, lavora per migliorare il posizionamento del sito internet aziendale sui motori di ricerca e per agganciare, quindi, le richieste degli utenti.

Scienze della Comunicazione o Scienze delle Merendine?

Come potrete scorgere, tutte queste professioni sono accomunate da una forte interdisciplinarità, attenzione all’innovazione e da una naturale apertura mentale, che permettono di cogliere le evoluzioni del momento. Doti e capacità che, a mio dire, sono sviluppate all’interno del Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione.

Quindi, a chi vi chiederà cosa state studiando vuoi per carenza di informazioni o vuoi per il consueto futile sarcasmo, e a chi ribattendo Scienze della Comunicazione et similia vi schernirà con la consueta e ormai trita frase “Cosa? Ah sì, Scienze delle Merendine?”, rispondete pure: sto studiando per comprendere, interpretare e prepararmi per le professioni del futuro.  Che poi, come abbiamo visto, sono già ampiamente il Presente.

Probabilmente non capiranno ancora, ma pazienza!

Per chi invece, come me, si è già messo alle spalle i tempi dell’Università, non occorre dire altro che continuare ad insistere nella formazione e metterci tanta passione.
Perché come disse Steve Jobs, uno che di innovazione se ne intendeva un bel po’: “L’unico modo di fare un ottimo lavoro è amare quello che fai”. 

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