Autunno caldo 2025 – L’editoriale di Raffaello Castellano

0
83
Nell'immagine una foglia autunnale in controluce - Smart Marketing
Immagine di Wirestock da Freepik.
Nell'immagine il Direttore Responsabile di Smart Marketing Raffaello Castellano - Smart MarketingAnche quello di quest’anno è decisamente un autunno caldo!
Caldissimo sul versante geopolitico, con la traballante tregua in Medio Oriente e lo stillicidio senza fine della guerra tra Russia e Ucraina.
Caldo anche nei rapporti e nei pesi tra le superpotenze militari ed economiche mondiali: Trump, deluso da un Putin che non si lascia gestire, ha rivolto le sue attenzioni alla Cina di Xi Jinping, con la quale ha stretto importanti accordi su dazi e terre rare.
Caldo sul versante della politica interna, divisa principalmente su due fronti:
– sulla nuova legge sulla giustizia che, mentre scrivo, è stata approvata dal Senato e dovrà ora superare il referendum approvativo;
– sul parere negativo della Corte dei Conti al Ponte sullo Stretto, la cui prima pietra — se mai sarà posata — slitta a metà febbraio 2026.
Insomma, anche quest’anno, l’autunno — che corre come non mai e sta già volgendo al termine — sta regalando, soprattutto a noi giornalisti e operatori della comunicazione, tanto materiale su cui lavorare.
Ma che autunno è per chi si occupa di marketing online, di tech e per chi lavora sui e con i social?

Personalmente mi ha molto incuriosito un articolo, “Gli ultimi giorni dei social media”, uscito su Noēma e firmato dall’accademico James O’Sullivan. Un pezzo che, come racconta il sempre attento Marco Maisano in una recente puntata del suo podcast “Ma perché?”, il pezzo sembra dar voce a quella strisciante — ma sempre più persistente — sensazione che molti di noi, addetti ai lavori e non, stanno provando.

I social, ma anche il Web, sono cambiati e forse, ma solo forse, stanno morendo. Almeno per come li conoscevamo.

Dati alla mano — e non considerando il periodo pandemico — i tempi di utilizzo dei social stanno diminuendo. Diverse e autorevoli ricerche dimostrano che gli utenti cominciano a utilizzare le piattaforme non tanto per la ricerca di informazioni e notizie, ma per puro e semplice intrattenimento.

Anche il Web comincia a mostrare segni di un forte rallentamento. Le AI generative stanno riscrivendo totalmente le regole della SEO e della SEM, su cui milioni di professionisti si sono fatti le ossa e hanno costruito la loro carriera e i loro fatturati.

Sempre più ricerche si fanno direttamente attraverso i chatbot AI, e persino un gigante monopolista delle ricerche online come Google comincia a risentire di questo cambio di abitudini degli utenti.

Nell'immagine un letto di foglie secche autunnali copre il terreno - Smart Marketing
Immagine di Wirestock da Freepik.

Insomma, non navighiamo più come prima: usiamo i social soprattutto per svago e, benché siamo consapevoli che le piattaforme siano piene di fake news, continuiamo a usarle perché, in definitiva, non ce ne importa.

Quasi a confermare e sottolineare questa tendenza, a inizio mese il Financial Times ha pubblicato un articolo nel quale si affermava che il picco dell’utilizzo dei social media è stato raggiunto nel 2022, per poi cominciare a calare di anno in anno. Il pezzo riportava i dati di un’ampia ricerca condotta su 250 mila adulti di 50 paesi diversi, da cui è emerso che il tempo medio passato sulle piattaforme social è diminuito negli ultimi anni.

Forse, però, a ben vedere questo cambio di abitudini — che dura da 27 anni per la navigazione web e oltre 20 per i social — innescato principalmente dall’ascesa di piattaforme di intrattenimento come TikTok e dalla rivoluzione delle GenAI, non è del tutto negativo.

Le nuove generazioni, soprattutto la Z, come abbiamo raccontato in altri articoli, stanno già da tempo manifestando una disaffezione sempre più marcata verso i social e gli stessi smartphone. C’è speranza che la Generazione Alpha prenda esempio dai loro fratelli maggiori, imparando a conciliare mondo online e mondo fisico con maggiore equilibrio.

Scopri il nuovo numero: “Autunno caldo 2025”

In un momento storico come quello che stiamo vivendo, sempre più importante sarà osservare, studiare e approfondire cosa c’è dietro per capire come procedere in avanti. Andare alla fonte, laddove tutto inizia.

E poi, diciamocelo: tutta la libertà, l’accesso alle informazioni e alla cultura, il bisogno di connessione e quella nuova democrazia promessi dal Web — e, ancora di più, dai primi social — sono stati traditi.

Insomma, il Web e le piattaforme social stanno cambiando, e noi con esse. Saranno sempre più gli algoritmi a decidere per noi: cosa vedere, cosa ascoltare, cosa leggere e, in definitiva, a cosa e come penseremo.

D’altronde, in tutto questo, non c’è nulla di così originale o nuovo: della fine dei social, o meglio del loro mutamento, ci avevano già parlato qualche anno fa Mario Moroni nel suo libro “La fine dei social” e anche Ellis Hamburger nel 2023.

I social sono nati “network”, per poi tramutarsi abbastanza in fretta in “media”, e il sostantivo qui fa tutta la differenza.

Forse il rallentamento del Web, dei social e di tutto il mondo online è un’opportunità, ci costringerà a rallentare, a riflettere e a provare a ricostruire un ecosistema digitale più umano, più lento e più autentico.

Tu cosa ne pensi?

Fammelo sapere nei commenti.

Hai letto fino qui? Allora questi contenuti devono essere davvero interessanti!

Iscriviti per restare in contatto con Smart Marketing. Senza perderti nulla!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.