Viaggiare sì, ma dove? L’Italia e la sfida della promozione turistica 2020.

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Avevamo immaginato l’estate 2020 come un’estate sottotono, un’estate senza turisti, senza movimenti: un’estate triste. Si è parlato a lungo di turismo di prossimità, di escursioni nelle proprie regioni di residenza, di plexiglas in spiaggia tra gli ombrelloni o al ristorante, con non poca preoccupazione per gli imprenditori del settore turistico. Eppure, appena possibile, la voglia e il bisogno di viaggiare, di staccare, di lasciarsi alle spalle il lockdown  ha avuto la meglio sulla paura e sulla preoccupazione. Forse in certi casi anche un po’ troppo.

Il 2020 ci ha insegnato che sono tantissime le cose che possiamo anche fare a distanza: lavorare, riunirci, vedere gli amici, fare la spesa, partecipare a corsi di fitness, studiare…

E tutto questo ci ha fatto riflettere su quanto la nostra vita potrebbe cambiare, dal 2020 in poi, così come le nostre abitudini; ma se c’è una cosa che sicuramente non possiamo sostituire con un sosia digitale è “viaggiare”. Perché viaggiare è esperienza, è conoscenza viva, e non sarebbe lo stesso senza poter riempire gli occhi di colori, percepire odori e sensazioni, assaporare piatti tipici. Tutto questo, purtroppo o per fortuna, non c’è tecnologia che sia in grado di cambiarlo.

E quindi come ogni anno – ma in modo diverso da ogni altro anno – regioni, comuni, enti del turismo e strutture turistiche hanno promosso le varie opportunità del territorio. Quest’anno, in particolare, abbiamo assistito al boom abbastanza prevedibile di turismo al sud e nelle destinazioni balneari italiane. Grande calo di presenza, invece, nelle città d’arte, soprattutto dovuto alla mancanza di turisti stranieri.

Anche noi italiani abbiamo evitato molti dei viaggi all’estero. Secondo la società di tecnologia finanziaria Redut, infatti, quest’estate gli Italiani che hanno viaggiato all’estero sono stati il 70% in meno dello scorso. A voler pensare positivo diremmo che è  stata riscoperta e rivalutata l’Italia, anche i piccoli borghi meno conosciuti, i paesini rurali, i luoghi di nicchia meno conosciuti ma capaci di ammaliare qualunque turista. E probabilmente questa sorta di promozione turistica che ormai ognuno di noi fa automaticamente, in puro stile influencer, a prescindere dal numero dei follower e dalla consapevolezza di farlo, ci aiuterà anche per il futuro, per le prossime stagioni estive. Abbiamo vissuto e valorizzato la nostra Italia, con un pizzico di orgoglio anche. E ne trarremo benefici anche nei prossimi anni probabilmente.

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Com’è cambiato il turismo al tempo del Covid? E soprattutto, come sono cambiate le abitudini dei turisti?

Secondo l’analisi di Redut, chi nonostante tutto ha scelto di viaggiare all’estero ha puntato per lo più su Francia, Regno Unito e Svizzera. La differenza si nota soprattutto in paesi come la Spagna, solitamente una delle mete favorite dagli Italiani, che quest’anno ha registrato un netto calo del turismo italiano.

Ancora per quanto riguarda i viaggi all’estero anche le spese e i consumi in vacanza (alberghi, hotel, ristoranti)  hanno subito un calo. Buoni invece i numeri del noleggio auto (+20%), il che dimostra che si continua a  preferire un mezzo privato invece di aerei, treni o bus.

Gli italiani che invece hanno scelto di rimanere in patria, volendo però cambiare regione, sono andati alla ricerca di mete intriganti soprattutto sul web. Come potrebbe non essere così, visto quanto ci siamo abituati a utilizzare internet negli ultimi mesi e quanto ci ha già facilitato la vita?

Morale della favola: nel 2020 le mete turistiche che hanno saputo utilizzare internet con criterio, che hanno potuto approfittare di una visibilità sui social costruita al meglio nel tempo, ne hanno raccolto i frutti.

L’istituto di ricerca Demoskopica ha da poco pubblicato il Regional Tourism Reputation Index 2020, un report che analizza, per il quarto anno consecutivo, la reputazione turistica delle regioni italiane. Al primo posto si classifica anche quest’anno il Trentino Alto Adige, seguito da Sicilia e Toscana, due new entry sul podio.

Tra gli indicatori osservati troviamo la visibilità e l’interesse dei portali turistici istituzionali delle regioni, ma anche il social appeal presso gli stakeholder, la reputazione del sistema ricettivo, oltre al gradimento degli italiani e la numerosità delle strutture alberghiere.

Se al Trentino Alto Adige è stato riconosciuto il titolo di “regione più social d’Italia” (seguita da Marche ed Emilia Romagna) è la Sicilia invece a risultare la destinazione turistica più ricercata e la meta preferita dagli italiani nel 2020 (seguita da Toscana e Puglia).

L’indice Demoskopica ha anche segnalato le regioni meno forti da un punto di vista social, che sembrano essere Campania, Calabria e Molise.

Sui canali social ufficiali e non le scelte di comunicazione e promozione turistica sono state variegate. Sicuramente comunicare l’estate 2020 in ambito turistico è stato arduo e ha messo alla prova anche i più esperti in materia.

Ci sono regioni che hanno puntato sui concetti di sicurezza, attenzione alla situazione attuale, e altre che hanno promosso la meta turistica come ogni altro anno, minimizzando la situazione attuale. Non ci sono regole valide per tutti. Ogni regione ha dovuto fare i conti con una stagione incerta e con una situazione specifica, che oltretutto poteva variare quotidianamente.

C’è chi ha saputo rassicurare e c’è persino chi ha puntato sulle mete lookalike, ovvero simili almeno a vista d’occhio, facendo leva sulla voglia di esotico, di estero, e proponendo mete italiane molto simili a quelle estere, come a dire “puoi trovare tutto e forse anche meglio anche in Italia”.

Abbiamo assistito anche a scelte discutibili, come una zona della Calabria che ha scelto di dire «Venite in vacanza da noi, il nord è inquinato ed a rischio covid».

E poi sono anche nati diversi servizi di visite guidate virtuali in Italia, per chi ha preferito non allontanarsi da casa. Ma immaginate di visitare Napoli senza assaggiare la pizza? Di vedere un tramonto sul mare pixelato? Come già detto il turismo è un settore che ha bisogno della presenza fisica, tutto il resto a mio avviso è solo ad effetto teasing: creiamo stupore, attiriamo chi sta guardando stuzzicando la sua curiosità, e magari lo spingiamo a visitare la nostra zona in momenti migliori. Come potrebbe bastarci un tour virtuale?

Il 2020 ci ha addestrati a sognare, anche le piccole cose, quelle più banali, che mai avremmo pensato di non poter fare. E anche se abbiamo capito che non sempre “virtuale” è l’opposto di “reale”, c’è e ci sarà sempre qualcosa, come il viaggio, che non potrà mai essere sostituito del tutto in alcun modo.  Non sappiamo ancora per quanto tempo dovremo fare i conti con una situazione di sicurezza precaria e di preoccupazione, ma quest’estate ci ha dato speranza e ha ancora una volta evidenziato le tante potenzialità ancora inespresse del turismo nel nostro paese e dei diversi tipi di turismo.

A tal proposito, il Mibact e Invitalia hanno appena lanciato un contest Viaggio in Italia. Nuovi modi per raccontare il turismo che punta al rilancio del turismo sostenibile e che mette a disposizione una cospicua somma (180 mila euro) per progetti in grado di sviluppare il turismo di prossimità, il turismo lento e  il turismo dei borghi.

L’obiettivo è di raccontare il turismo in Italia attraverso progetti innovativi di produzione di audio, video e game originali. Si potrà partecipare fino al 2 Ottobre, attraverso la piattaforma Zooppa e concept selezionati avranno avranno un budget di 30 mila euro per la realizzazione dei progetti.

Ancora una volta si punta sulla creatività e sull’innovazione per rispondere alle esigenze di sviluppo del turismo, ma anche per rispondere alle esigenze della nuova normalità a cui stiamo ancora cercando di abituarci.

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