Startup: un altro modo di aggredire la Crisi

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1951

Diego Durante (15)

 

 

 

 

“Non pretendiamo che le cose cambino, se facciamo sempre la stessa cosa. La crisi è la migliore benedizione che può arrivare a persone e Paesi, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dalle difficoltà nello stesso modo che il giorno nasce dalla notte oscura. È dalla crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sè stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i propri insuccessi e disagi, inibisce il proprio talento e ha più rispetto dei problemi che delle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. La convenienza delle persone e dei Paesi è di trovare soluzioni e vie d’uscita. […]. Terminiamo definitivamente con l’unica crisi che ci minaccia, cioè la tragedia di non voler lottare per superarla”.

(A. Einstein, 1955)

Le notizie che ci riportano ogni giorno i mass media delineano la triste realtà economica che l’Italia sta vivendo. Sembra che la storia sia sempre la stessa: fenomeni migratori, fuga di cervelli, persone che rimangono radicati nella propria terra d’origine sperando che qualcosa cambi. Tuttavia il Entering Startup nostro intento non è sicuramente quello di gettare benzina sul fuoco fomentando una condizione già abbastanza critica. Vogliamo solo condividere qualche riflessione per affermare con forza che oggi come non mai il futuro di ogni azienda e di ogni persona dipende dalla capacità di cambiare rotta. In un momento di difficoltà storica come quella che stiamo attraversando, chi si affaccia al mondo del lavoro o chi vuole percorrere una strada diversa da quella che attualmente sembra non avere via di sbocchi, è chiamato ad interrogarsi su quali risorse mettere in campo.
Una locuzione latina recita: “Homo faber fortunae suae” (l’uomo è artefice della sua fortuna).L’essere umano dunque è chiamato ad ingegnarsi oggi più che mai per cercare di trovare la sua realizzazione partendo sicuramente da un atteggiamento mentale diverso volto a vedere il bicchiere mezzo pieno.
Sicuramente non siamo provvisti di bacchetta magica per cambiare lo stato delle cose. Come possiamo dunque nel nostro piccolo far tornare a income-generation-fitness3risplendere il bel Paese? Una via d’uscita potrebbe essere quella di puntare su di noi partendo dall’assunto che il cambiamento di ognuno e/o di ogni cosa richiede lavoro e soprattutto ingegno. Abbiamo bisogno di noi per cambiare rotta al fine di rendere l’Italia più viva ed ospitale anche con imprese innovative. Ecco dunque il ruolo che assumono le startup, termine con il quale si identifica la fase di avvio di quelle piccole-medie imprese che cercano di rendere profittevoli le proprie idee. Avviare una startup significa credere fortemente in un progetto e, perché no, tentare di innescare un’inversione di tendenza dal punto di vista economico ed occupazionale, in particolare giovanile. Ma significa anche credere e promuovere queste idee affinché il nostro Paese diventi più dinamico, capace di tornare a scommettere e a credere sui suoi “cervelli”. “Sicuramente ci vogliono soldi per poter avviare un’idea di impresa”, la risposta di alcuni. Vero! Ma esistono – per chi non ne fosse a conoscenza – diverse strutture in Italia che promuovono la diffusione della cultura imprenditoriale. Queste società, favoriscono il passaggio dall’idea imprenditoriale all’attività d’impresa, e sostengono anche chi è già imprenditore attraverso azioni formative mirate. Chi ha un’idea da sviluppare in progetto imprenditoriale può avviare un percorso di nascita e crescita negli “incubatori d’impresa”, ovvero strutture dedicate che mirano a promuovere lo sviluppo economico e la creazione di lavoro. Start-UpIl concetto di “business incubation” ha avuto inizio negli Stati Uniti d’America nel 1959 quando Joseph Mancuso ha aperto il Batavia Industrial Center in un magazzino di Batavia, New York. L’incubazione si è espansa negli Stati Uniti negli anni ottanta e si è diffusa nel Regno Unito e in Europa attraverso varie forme connesse ad esempio, centri di innovazione, pépinières d’entreprises, technopoles / parchi scientifici (fonte WIKIPEDIA). Oggi questi centri offrono servizi di diverso genere a partire proprio dagli spazi, dall’accesso a prestiti bancari,ai fondi di credito regionali, ai business angel (ovvero imprenditori pronti a finanziare e a scommettere sull’idea di impresa). Ma come funziona un processo di incubazione? Riassumiamo in breve le tre fasi dell’avvio di una startup:
1) Pre incubazione: è la fase in cui vengono predisposte tutte le attività necessarie per far partire l’idea: supporto del business modelling e preparazione del business plan.
2) Incubazione. In questa fase vengono forniti quelli che sono gli elementi chiave che definiscono un incubatore: spazio uffici; assistenza marketing; attività di training imprenditoriale; capitale finanziario;etc. Generalmente l’attività di incubazione dura tre anni; ma il periodo può variare a seconda di diversi fattori, tra cui quello di valutare se l’impresa è in grado di cominciare a camminare da sola.
3) Post incubazione. L’impresa può camminare con le proprie gambe lasciando dunque la struttura dell’incubatore.startup-button
Per entrare in un programma di incubazione ci sono ovviamente dei criteri di accettazione che variano da caso a caso ma in generale sono ammesse quelle idee sviluppabili e percorribili per gli anni a seguire. Svariati sono i settori industriali sostenuti da programmi di incubazione: tecnologia; difesa; sicurezza; arte; media; nanotecnologie; moda; dispositivi medici; turismo; artigianato.
Chiunque voglia affacciarsi al mondo degli incubatori d’impresa, può cercare su internet la lista di quelli certificati in Italia.
Avanti dunque! Se avete un’idea valida sviluppabile in impresa, credeteci fortemente per non terminare “definitivamente con l’unica crisi che ci minaccia, cioè la tragedia di non voler lottare per superarla”

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