Simply the best 2020 – L’editoriale di Ivan Zorico

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ivan-zorico-01-minTi ricordi com’era la tua vita prima del 21 febbraio 2020? Quali erano i tuoi pensieri, come immaginavi il tuo futuro o quali erano i tuoi progetti?

Dobbiamo proprio sforzarci per andare a recuperare quello stato mentale e, molto probabilmente, ci sarà anche difficile farlo con pienezza. Siamo ancora troppo immersi nel presente – un presente lungo dieci mesi – per riuscire a fare un appropriato esercizio di memoria.

E allora, se ci viene difficile pensare ai noi di dieci mesi fa, cerchiamo di portare la linea del tempo un po’ più in là. Non di tanto, giusto un paio di mesi in più.

Ti ricordi a cosa pensavi di te, del mondo e dei tuoi progetti, a fine 2019?

Io me lo ricordo. Ricordo che, come ogni fine anno, ho fatto il punto della situazione, riflettuto su quello che avevo imparato e su quello che avrei dovuto migliorare. Ero grato per quello che avevo vissuto ed immaginavo le esperienze che avrei potuto vivere nel 2020. Mi ero posto degli obiettivi e pianificato azioni per conseguirli. Insomma, un grande classico di fine anno. Nulla di nuovo, tutto abbastanza conosciuto.

Cos’è stato del 2020?

Ora che sono entrato in questo nuovo stato mentale, riesco a vedere meglio cosa accadeva in me, ed attorno a me, sia a gennaio che a febbraio, prima cioè del fatidico 21 (giorno in cui si è propagata la notizia del primo caso riconosciuto di Covid-19 in Italia). E ricordo nitidamente due aspetti, uno personale ed uno di contesto.

Il primo, personale, è la linearità. Al netto dei buoni propositi di fine 2019, la natura dei miei pensieri, la loro consistenza, era la stessa non di inizio 2019, bensì del 2018, 2017 e così via. Non c’era granché differenza. Certo non tutti gli anni sono stati uguali; ogni anno ha portato qualcosa di diverso, tasselli di conoscenza in più ed esperienze che mi hanno arricchito, ma sempre in maniera costante e senza scossoni.

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È indubbio che quest’anno passerà alla storia come l’anno della pandemia. Così come indubbio che quest’anno ha portato malessere sociale, psichico ed economico.
Ma dobbiamo sforzarci di cogliere un bagliore di luce anche in un anno così buio.

Il secondo, di contesto, può essere riassunto in una espressione: “dov’è Bugo”? Sto parlando del dibattito pubblico. È innegabile che prima del 21 febbraio, ci si interrogasse di questioni più futili. I grandi temi erano fuori dalla scena pubblica. Non interessavano a molti, erano noiosi o complessi. Avete mai sentito parlare così tanto di scuola, sanità, digitale, sostenibilità, lavoro, scienza, futuro e programmazione economica, negli anni precedenti come in questi ultimi mesi? La domanda non necessita di risposta: è squisitamente retorica.

Il 2020, l’anno della pandemia.

È indubbio che quest’anno passerà alla storia come l’anno della pandemia. Così come indubbio che quest’anno ha portato malessere sociale, psichico ed economico, e che i suoi effetti ce li porteremo giocoforza anche nel 2021, non fosse altro perché il virus è ben lontano dall’essere sconfitto. Certo il vaccino è arrivato, ma è ancora presto per voltare pagina… ci aspettano ancora mesi difficili sotto questo aspetto.

Ma se possiamo cogliere qualcosa di buono da uno degli anni più bui della nostra storia recente (Simply the best), allora dobbiamo cogliere quel bagliore di luce che prende il nome di consapevolezza.

Oggi sappiamo meglio chi siamo e chi vogliamo essere.

Tutto quel tempo passato tra le mura domestiche, se da un lato ci ha privato della socialità, dall’altro ci ha spinto a guardarci dentro. Nel tempo passato a video chattare, o su Netflix o a leggere libri, c’è stato certamente il tempo per guardarsi dentro e ridefinire le proprie priorità. E non l’abbiamo fatto, come negli anni passati, solo nella consuetudine degli ultimi giorni dell’anno. No, abbiamo avuto mesi per farlo. Tempo per pensare, per mettere in discussione quanto pensato, e per pensare ancora a qualcosa di nuovo. La consapevolezza che abbiamo raggiunto in questi mesi è un dono prezioso.

Nell’editoriale pubblicato a settembre dicevo che quello era il tempo della riflessione e della comprensione.

La pandemia ancora in corso ed il lockdown appena passato hanno riscritto completamente molte delle nostre consuetudini ed hanno accelerato processi che, se pur già in atto, erano ancora agli albori. Siamo stati catapultati dalla sera alla mattina in un nuovo mondo e dobbiamo riprendere le coordinate. È giusto che sia così e non sentirti l’unico o in difficoltà per questo. Prendiamoci il tempo per capire, senza farci troppo trascinare dal flusso. Attenzione, non rimanendoci fuori, ma cercando di avere la giusta posizione per osservare e valutare. Questo non è il momento delle decisioni avventate e neanche quello di stare completamente fermi; è il tempo della consapevolezza e del lavoro interiore. Lavorando su noi stessi saremo in grado di prepararci alle nuove sfide. Non solo dal punto di vista lavorativo, ma per certi versi anche da quello evoluzionistico.   

Oggi dico che è il tempo di fare tesoro di quanto accaduto e di riprogettare fattivamente le nostre vite.

L’altra grande consapevolezza è a livello sociale.

Già nei prossimi mesi, e molto di più negli anni a venire, conosceremo un nuovo mondo. Sarà un percorso medio-lungo, ma per certi aspetti molto veloce. Si parla già di nuova normalità: lo smart working non come slogan, ma consuetudine, e l’apertura vera al digitale su tutti. Inoltre saranno mesi accompagnati dalla grande sfida del Recovery fund – Next generation EU –, che darà impulso e velocità a settori come sanità, ambiente, formazione, digitale e infrastrutture.

Insomma, il 2020 è già il passato. Di questo possiamo rallegrarci. Quello che accadrà nei prossimi tempi dev’essere ancora scritto. Facciamoci trovare pronti.

Prima di salutarci, permettetemi di segnalarvi che questo è l’80simo numero del nostro magazine. Questo significa che siamo nel pieno del nostro 7° anno di vita. Non male per un giornale che non riceve finanziamenti pubblici e privati. Quando abbiamo iniziato non avevamo idea di arrivare a questo punto. Avevamo molto entusiasmo, e questo ci bastava. Deve dire che l’entusiasmo nel tempo è rimasto intatto o, forse, è anche accresciuto. Anzi, senza forse. E tutto questo è stato possibile grazie a due elementi: il primo, voi lettori che ci continuate a leggere e ad apprezzare; il secondo, un gruppo di persone – la redazione – che nel tempo si è consolidato e che riesce sempre ad esprimere qualità e passione. Qualità e passione che sono certo ritrovate in ogni nostro articolo che pubblichiamo.

Buona lettura,

Ivan Zorico

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