Se dal Coronavirus possiamo anche imparare: il digitale che può rivoluzionare l’apprendimento.

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Se dal Coronavirus possiamo anche imparare: il digitale che può rivoluzionare l’apprendimento.

Il Covid-19 è esploso all’improvviso, ci ha trovati impreparati sotto tanti aspetti, costringendoci a misurarci con la sua potenza, non solo nell’ambito sanitario. Ci ha destabilizzati, impauriti e costretti a proteggerci nelle nostre case, portandoci a rivedere, inevitabilmente, le nostre abitudini di vita. Quando tutto questo tumulto sarà terminato, e incrociamo le dita avvenga al più presto, il mondo ne uscirà un po’ cambiato. Il lockdown ci ha imposto nuovi ritmi e ci ha portato a riflettere su nuove metodologie lavorative, utilizzando in realtà tecnologie e strumenti che avevamo già a nostra disposizione ma che, per lo più, continuavamo ad ignorare.

Il nostro Paese, ancora forse un po’ arretrato circa la diffusione del digitale a livello lavorativo, non era abituato allo smart working, nonostante molti sociologi, vedi il prof. Domenico De Masi, ne avevano sottolineato i vantaggi in tempi non sospetti, e ancora meno era abituato all’e-learning attuato dalle scuole.

Gli istituti scolastici sono stati i primi a chiudere i battenti, e questo ha comportato una semplicissima domanda: come studieranno i nostri ragazzi?

Si sta cercando di mandare avanti la didattica delle scuole e delle università attraverso le piattaforme digitali, già presenti da molto, ma, probabilmente, poco conosciute, dimostrando che non vanno dimenticate per il futuro, ma anzi potenziate, come supporto alla didattica in aula e per eventuali corsi di formazione.

Tra gli applicativi più interessanti citiamo: G SUITE FOR EDUCATION di Google, piattaforma utilizzata dagli insegnati per condividere materiale di studio e dialogare con gli alunni, risultata particolarmente utile in questo momento, ma che potrebbe esserlo anche nel futuro, come supporto alla didattica tradizionale, per facilitare il lavoro dei docenti e l’apprendimento degli studenti. Può essere utilizzata anche per corsi di formazione consentendo di ottenere un attestato di partecipazione. La piattaforma comprende inoltre GOOGLE MEET, che consente di realizzare videoconferenze e videolezioni fino a 250 partecipanti contemporaneamente, da pc (tramite un browser) e smartphone (installando l’apposita applicazione), che risulta quindi essere preziosa per i meeting a distanza; e GOOGLE CLASSROOM, esistente dal 2017, che permette di partecipare senza obbligo di avere un account (a differenza di G suite for education) ma che le scuole possono usare con un codice privato. Il servizio consente agli insegnanti di monitorare i progressi degli alunni e di scrivere eventuali commenti.

Scopri il nuovo numero > Reset

Dopo aver parlato, a febbraio, dell’interconnessione in “Virale” ed esserci interrogati a marzo sulla situazione attuale in “Tutto andrò bene (?)”, oggi, con “Reset”, vogliamo parlare di soluzioni concrete. L’online ed il digitale saranno quantomai utili per offrire soluzioni e creare nuove opportunità.

Altra piattaforma e-learning utilizzata per organizzare corsi online è MOODLE, che consente di pubblicare materiale online e somministrare test. Il problema dell’attuale confinamento ha però riguardato non solo la possibilità di effettuare lezioni ma anche di sostenere esami, soprattutto nel comparto universitario, per questo motivo molti docenti stanno iniziando ad utilizzare EXAME.NET, piattaforma digitale di origine svedese, gratuita per l’anno 2020, che consente di effettuare esami videosorvegliati monitorando gli studenti per l’intera durata dell’esame, sia scritto che orale.

È di cruciale importanza prevedere i cambiamenti epocali sfruttandone le potenzialità, e nel nostro momento si avverte la necessità di creare una “nuova scuola”, nella quale il digitale possa affiancare la didattica tradizionale, ad esempio per condividere materiale e consentire un agevole ripasso delle lezioni ai presenti e agli assenti in aula. Lo Stato ha previsto di stanziare dei fondi per permettere alle scuole di dotarsi di strumenti digitali, formare i docenti e consentire agli studenti meno abbienti di dotarsi della strumentazione individuale idonea. Un eventuale gap digitale va infatti scongiurato, attualmente nel nostro Paese si lamenta ancora una disparità di accesso all’e-learning, dovuto a connessioni a banda larga in alcune zone ancora insufficienti, e a situazioni familiari diverse, che non dispongono di connessioni illimitate o di supporti adeguati a seguire le lezioni.

I tanti aspetti positivi della scuola digitale, che sicuramente l’Italia dovrà sviluppare, non devono però far pensare di poterla considerare una sostituta della scuola tradizionale, che permette di seguire i bambini e i ragazzi con difficoltà con personale specializzato e, non dimentichiamo che la scuola, prima ancora che insegnare le nozioni, insegna a socializzare e vivere con gli altri, cosa che il digitale non può sostituire.

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