Lo Specchietto Retrovisore – 06/12/2015

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Christian Zorico (162)

 

 

 

 

Immagine3Giovedì 3 dicembre il governatore della Banca centrale Europea, Mario Draghi ha completamente catalazzito l’attenzione dei mercati. Guardiamo innanzitutto cosa emerge dal Governing Council di settimana scorsa: taglio del tasso di deposito di 10 punti base (portato a -0.30%), estensione di ulteriori 6 mesi del programma attuale di Quantitative Easing (che tradotto in cifre risulta in un incremento di 360 milioni) e infine reinvestimento delle cedole e dei bond in scadenza.

La reazione dei mercati non è stata per nulla tranquilla; anzi per la prima volta possiamo affermare che Super Mario è apparso dotato di minori poteri. Gli indici europei hanno vissuto una giornata molto volatile arrivando a perdere oltre il 4%, malgrado in mattinata, prima delle parole di Draghi, viaggiassero tutti in territorio positivo. Sorprendentemente l’EurUsd si è riapprezzato di oltre 4 figure passando da area 1.050 a 1.0975; movimento speculare è avvenuto sul due anni tedesco che è passato da -0.45 in area -0.30.Grafico_Euro_USD_da Investing

Da qui si comprende forse meglio che piuttosto che essere stato Draghi a disattendere il mercato, siano state proprio le aspettative degli operatori finanziari ad essersi gonfiate troppo. Nello scorso numero de “Lo specchietto retrovisore” preallertavamo infatti di evitare tipologie di trade dove il rischio concentrazione fosse troppo elevato. Dall’annuncio di novembre di Mario Draghi, infatti, le borse si erano fortemente apprezzate e l’Eurodollaro stazionava in area 1.06 in attesa del meeting di dicembre, ma soprattutto in attesa delle mosse della FED. Il fatto che il due anni tedesco ormai rendesse -0.45 scontava un taglio del tasso di deposito di 20 punti base. Questa illusione del mercato, non concretizzatasi insieme al fatto che dai toni del discorso di Draghi sia emersa la non unanimità nelle decisioni prese, ha fortemente impensierito i mercati.

Grafico_Germany_2y_da InvestingIo però in attesa del FOMC del 15-16 Dicembre, mi concentrerei proprio su quanto la ECB ha messo in campo. Non riesco a guardare quanto promulgato nell’ultimo consiglio come un tentativo maldestro di combattere l’inflazione. Anzi, dalle parole di Draghi di Venerdi 4 da New York, emerge chiara la volontà di utilizzare ogni strumento possibile per raggiungere l’obiettivo target del 2% di inflazione. Credo che la chiave di lettura più corretta sia quella di guardare obiettivamente allo stato attuale dei fatti, non ignorando le reazioni del mercato, ma al tempo stesso valutando obiettivamente quanto è andato in scena: un attegiamento ancora dovish ma legato inevitabilemte alla lettura dei dati. Questa dovrebbe essere la rassicurazione di base, il fatto che in futuro ci sia ancora spazio per ulteriori stimoli, qualora la condizione dell’economia reale lo richiedesse.

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