Engaging with Music 2022: lo studio che ci racconta che tipo di consumatori di musica siamo stati nel 2022.

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Engaging with Music 2022: lo studio che ci racconta che tipo di consumatori di musica siamo stati nel 2022.
Quanta musica abbiamo ascoltato in media in Italia nel 2022?
Abbiamo scelto di assistere ai Live dei nostri musicisti preferiti o ascoltare musica in Streaming?
E ancora, che tipo di musica abbiamo preferito ascoltare?

Per rispondere a queste ed altre domande rilevanti per il mercato della musica nell’anno che sta per volgere al termine abbiamo analizzato i dati messi a disposizione dall’International Federation of the Phonographic Industry (“Federazione internazionale dell’Industria Fonografica”, nota anche con l’acronimo IFPI) che ha condotto il più grande studio a livello mondiale incentrato sul consumo di musica, producendo il report “Engaging with Music 2022”, che ha esplorato i modi in cui le persone ascoltano, interagiscono e scoprono la musica nel mondo.

Questo studio è stato condotto tra giugno e settembre 2022 su un campione demograficamente rappresentativo della popolazione compresa tra i 16 e i 64 anni, in 22 Paesi (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Nigeria, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Sud Africa e Svezia) che insieme rappresentano l’89% dei ricavi del mercato della musica registrata nel 2021.

In totale sono stati intervistati oltre 44.000 utenti suddivisi in campioni di quote rappresentative a livello nazionale, stabiliti in base alla dimensione della popolazione online e alla struttura demografica, assicurando così un livello di affidabilità del 95%.

La progettazione, la costruzione e l’analisi dei dati sono state condotte da IFPI coaudivata da AudienceNet.

Questi dati ci permettono di avere un’istantanea veritiera, imparziale ed affidabile anche del consumo di musica in Italia e ci fanno scoprire realtà che non immaginavamo esistessero accanto a trend ormai consolidati ed affermati.

Ad esempio, sapevate che il 61% del campione italiano intervistato afferma che la musica è fondamentale per la salute mentale?

In un paese in cui la musica è relegata al ruolo dell’intrattenimento, questo dato sulla coscienza del benessere che ne deriva dalla sua fruizione non ce l’aspettavamo.

Forse le privazioni e le restrizioni dovute alla pandemia degli anni precedenti hanno fatto maturare negli Italiani la consapevolezza di quanto siano importanti la musica, e le arti in generale, per la nostra salute mentale e per il nostro benessere.

D’altro canto, questo dato è perfettamente in linea con il tempo che abbiamo speso ad ascoltare musica, circa 20,5 ore a settimana (1,4 in più rispetto al 2021) con, in media, 28 brani ascoltati ogni settimana.

Nonostante qualcuno continui a definirlo un media vetusto, noi Italiani confermiamo il grande amore e l’affezione per la Radio, che detiene ancora il 20% dello share di ascolto, di pari passo con il Video Streaming, sempre al 20% di share, seguita da Audio Streaming a pagamento (15%) e free (12%), e dalla musica acquistata (12%), mentre si attestano al 4% i Live (nonostante la netta ripresa del mercato della musica dal vivo) e la musica fruita attraverso i Social Network (5%).

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Un anno non è mai solo un anno. E il tempo non ha le ali, non vola. Diventiamo padroni di noi stessi e riappropriamoci del nostro tempo.

La classifica cambia, invece, se si chiede agli intervistati quali sono i formati preferiti per interagire con la musica: in questo caso, dopo Video Streaming, Radio e Video Streaming, ai primi posti troviamo Short Form Video e Social Media, mentre il 72% degli intervistati afferma che mai come oggi esistono diversi modi per fruire la musica.

Per quanto riguarda l’Audio Streaming, nel nostro paese il 70% ascolta musica via servizi di audio streaming (free e paid), mentre il 39% utilizza servizi di audio streaming a pagamento, con un picco tra i giovani nella fascia 16 – 24 anni, in cui la percentuale sale al 52%.

In un mondo dove la musica è sempre più liquida, ci piace far notare che nel nostro paese l’acquisto di musica su supporti fisici è ancora alto e non si rinuncia all’acquisto di cd e vinili.

L’Italia è anche tra i primi paesi fruitori degli Short Form Video, in cui il 42% degli utenti utilizza App per fruirne e dove il 58% degli intervistati afferma che la musica è centrale nel tempo speso sulle App di Short Form Video.

Se da un lato il nostro appare come un paese nostalgico, in cui non si riesce a rinunciare a Radio e Vinili, dall’altro c’è una popolazione, soprattutto giovanile, proiettata nel futuro, che fruisce di musica in Live Streaming utilizzando soprattutto App di Gaming; l’Italia è infatti al sesto posto nella classifica mondiale per utenti che fruiscono musica in live streaming.

Per quanto riguarda i generi musicali ascoltati, restiamo legati alla musica italiana (con il 50% degli ascolti), seguita da Pop (48%), Rock (45%), Cantautorato (33%), Dance (25%) e Rap Italiano (24%), ma le percentuali cambiano nettamente se prendiamo in considerazione campioni specifici.

Analizzando questo studio, sembra di trovarsi davanti un panorama frammentato, dove coesistono vecchi e nuovi modi di consumare la musica e che rispecchia perfettamente quest’Italia del 2022 a due velocità, che da un lato corre troppo e dall’altro è troppo lenta.

Non bisogna meravigliarsi, quindi, se anche il modo in cui fruiamo la musica ci riporta questa frammentarietà e queste enormi differenze, perché proprio queste differenze sono lo specchio di un panorama musicale estremamente vivo e variegato, che fanno parte integrante del nostro estro e della nostra cultura e che da sempre coesistono e rendono la nostra musica unica al mondo.

Che tipo di musica ascolteremo nel 2023 e come ne fruiremo? Ancora non possiamo prevederlo, ma restiamo in ascolto per raccontarvelo sulle pagine del nostro mensile.

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